Pubblicato il 23/12/2012 07:41:47
E chiamala coincidenza, fatalità Questo sfiorarsi d’anime, l’intimità Che condividiamo col tempo quando la libertà s’insinua ed echeggia nei nostri cuori.
Alte mura, fili spinati, vetri aguzzi Non bastano a recintare l’amore: da qualche parte c’è un pensiero ribelle che sfugge, una speranza che sillaba al sole.
Abitiamo stanze in penombra Appena rischiarate dalla luna calante dal respiro d’indifferenze incrociate Dalle tante ore che il sonno ruba, ad abbandoni a melodie incantate.
Ciò che era in fiamme ora è vuoto inerte Foglia annerita, albero spoglio d’amore Ferita che non sanguina, dissolvenza D’immagini che un turbinio di vento Confonde e che l’anima ormai ignora.
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