Pubblicato il 06/02/2008
Mai notte, mai giorno ma sempre crepuscolo o alba. Mi assorda il rumore del cuore che scocca impietoso inquietanti rintocchi di vita.
La febbre mi brucia ché d’autunno la malaria, contagio di vita corrotta, ruggisce impietosa. Avvizziscono labbra e cervello.
Invoco la pace. Si quieti l’ardente passione, scompaiano sogni e orizzonti, si faccia dimentico il viaggio agognato.
Ma basta soffrire, vegliare, pregare. È troppo il cadere: la luna nel pozzo non c’è.
Che giungano notte ed inverno! Ch’io possa dormire abbracciata a me stessa, coperta di tenera lana, il capo posato su un asciutto cuscino.
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