I MOTIVI PROFONDI DELLA DENATALITÀ IN ITALIA
La pubblicità del Governo per il Fertily day risulta di pessimo gusto; i buoni amici, contrapposti ai cattivi che fumano e di cui uno è perfino nero! Giustamente il commento de “Il Mattino” è che la pubblicità si valuta dagli effetti che suscita. Come psicologo di marketing ricorderei che la buona pubblicità nasce da una prevalutazione su un campione ridotto, un pre-testing, come si dice, che evita errori di immagine e spese inutili, cosa che evidentemente non interessa pubblicitari del Ministero. Ricordo di aver svolto tale lavoro per una ditta di prodotti macrobiotici: Cosa ne apprezzavano i clienti? Primo il gusto, poi la convivialità e infine (per ultimo) la tutela della salute; dati articolati poi per età, sesso, ideali di vita. Proprio dalle frasi di apprezzamento dei clienti, nacquero pure i criteri e la promozione pubblicitaria ulteriore.
Tornando alla denatalità: Negli anni ’80 l’ Italia era il paese europeo con maggior natalità e di casi di handicap infantile. Nel mio lavoro di psicologo ricordo i commenti quasi costanti delle mamme: “Dio ci ha mandato questi bambini”… L’ utenza più laica diceva: “Ho comprato questo..”, già derise da insegnanti e operatori senza figli che ben sapevano come nascono i bambini. Avanzava infatti una nuova morale, più permissiva e prudente, sorretta dagli anticoncezionali e dalla penicillina che aveva sconfitto la sifilide. Ci fu poi il referendum per l’aborto e arrivò l’ AIDS. Le becere offensive ed emarginanti campagne pubblicitarie di “prevenzione” ancora lamentate dai sopravvissuti alla malattia. L’Italia divenne il paese con il minor tasso di natività.
Come psicologo ho discusso e riflettuto su AIDS, aborti, aborti spontanei, disturbi sessuali e crisi sentimentali e coniugali. Ho anche studiato natalità e denatalità. Tra gli umani rinchiusi nei lager e gli animali rinchiusi negli zoo la natalità si azzera; cresce invece paradossalmente in popoli che si sentono in guerra e tra immigrati e ceti più poveri che confidano in aiuti economici per le nuove nascite. (... E non si deve credere che lievi aspetti simbolici non possano devastare la fertilità umana. Se l'etologo italiano Mainardi ha dimostrato che profumando alla violetta le mamme dei ratti da esperimento si ottengono topini maschi che, tra una femmina di ratto e altri maschi profumati alla violetta preferiscono questi con una sessualità appassionata ma sterile.) Il calo di natalità degli italiani sembra dipendere dal fatto che si sentono ingabbiati, reclusi in uno zoo senza uscita come ben ripetono politici e media e a proposito di profughi immigrati che ci assediano. Meglio così che peggio. Negli USA le stragi nelle scuole sembrano attribuibili ad analoghe motivazioni, aggravate dal diritto di detenere armi da guerra; come emerge da un recente programma di Rai Storia.
Credo che fertilità e infertilità dipendano da equilibri ormonali interni, indotti dal contesto sociale, e non da piccoli vizi o virtù personali, buone o cattive frequentazioni. Nell’Italia del boom demografico (ed economico), come vediamo ancora dai film, tutti gli uomini fumavano sigarette e bevevano vino sfuso a fiaschi. All’inizio del calo demografico (lavoravo in un consultorio familiare) una collega osservò che i nuovi nati erano per lo più figli di tossicomani, ancorché eroina e coca riducevano il desiderio sessuale. Marijuana e hashish sono euforizzanti e disinibitori e non a caso vediamo nei film che introducono a giochi sessuali. Il viagra, nuovo farmaco, legale invece, non libera il desiderio ma aumenta le reazioni fisiologiche e non a caso è pericoloso per il cuore.
Le donne nigeriane sono generalmente circoncise, rito che secondo l’antropologia e secondo le donne intervistate, ne valorizza la femminilità. Media e politici biasimano le circoncisioni come lesiva della loro femminilità e del loro erotismo; invece quasi confermando Freud che vede nell’orgasmo interiore più profondo l’esprimersi della sessualità generosa e riproduttiva, le nigeriane risultano donne passionali e madri fertili. Fanno però disperare i medici al momento del parto perché arrivano in gruppo, fanno tutto tra loro per evitare e rifiutare il parto cesareo, ormai rito standard nella nostra sanità.
"Kirikù e la Strega", di Michel Ocelot, è una moderna favola che come le belle favole di un tempo, trasmette insegnamenti morali. Kirikù nasce settimino con entusiasmo, in un paese senz' acqua per colpa della Strega, che pare abbia anche divorato suo padre. Cresce ma rimane piuttosto piccolo di statura, si fa amici, combatte la Strega, recupera l'acqua, ritrova il padre, e sposa la Strega. Riassumo le prime pagine: la mamma sente la voce del bambino che sta aspettando che le chiede, -Mamma quando si nasce?- Lei risponde, -Se già parli, puoi anche venire fuori-, e lui salta fuori. Allora la mamma gli indica una mezza tazza d'acqua rimasta, dove il piccolo si lava e poi chiede del padre...
Una favola edipica si direbbe, dove però il figlio non concupisce la madre e uccide il padre, ma lo spodesta sposandone l'amante Strega. Variante ben adatta a società di tradizione poligama. Una favola che con linguaggio adatto ad ogni età evoca paure, preoccupazioni e mostra come affrontarle, ma coltiva pure quelle fantasie dei genitori che la psicoanalisi chiama "L'attesa del figlio meraviglioso" e che consentono di affrontare le difficoltà di farli crescere. Una variante particolare del cosiddetto "Mito Edipico" che indica desideri, pericoli e tabù, nei rapporti tra generazioni. Il messaggio della favola risulta poco accettato o poco accettabile in Italia, perchè nelle ultime edizioni l'incipit è stato soppresso, censurato si direbbe con termine psicoanalitico, ora che la censura sulla stampa è stata abolita.
Una nota sulla delicatezza indispensabile nell’intervenire sulla moralità e sessualità altrui. Già il rapporto Kinsey, 50 anni fa, rivelava differenze impensabili tra i ceti sociali, e di come gli stili sessuali di un ceto risultavano spudorati e inibitori visti dagli altri; ma tale analisi differenziata veniva subito negata e ignorata in nome di presunti varoli morali. Il biasimato rapporto Kinsey sui costumi sessuali è sicuramente da aggiornare. Dalle riviste e dai video erotici possiamo però notare una certa evoluzione del costume: Dall’inizio degli anni ’90 nei porno, sono rigorosamente depilati sulle parti intime e il culmine degli atti sessuali è di tipo masturbativo. Si direbbe che si promuova l’immagine di una sessualità prepubere e quindi sterile, e non si dica che è colpa della pornografia, che risponde invece alle richieste del mercato. Già Pavlov, elaborando le tecniche di rilassamento per il parto osservava che le difficoltà di parto umane sono maggiori rispetto a quelle degli animali. E le attribuiva a fattori culturali quali il biblico motto “ Tu partorirai con dolore”. Nei primi corsi per educazione alla gravidanza si diceva che l’eventuale cicatrice restava nascosta dal pelo pubico. Ora diremmo che è un marchio, una stigmate che esclude dall’erotismo.
Ancora sulla fertilità africana: Discutendone con immigrati e immigrate africani, mi dicono sempre che se non avessero figli sarebbe un dolore grandissimo per i loro genitori, una motivazione alla fertilità che psicoanaliticamente si direbbe che rimanda all'Edipo dell'Edipo, cioè ai sentimenti dei nonni. Tornando alla pubblicità del Fertily day, è certamente una pubblicità sbagliata, pagata con soldi pubblici... ma perchè dovrebbe essere prioritario evitare gli amichetti di colore, forse per salvaguardare la purezza della nostra razza in estinzione?!
Adolfo Sergio Omodeo
Adolfo Sergio Omodeo, sono psicologo e operatore sociale. Ho insegnato materie psicologiche ad assistenti sociali e operatori socio sanitari, e ho collaborato ai corsi di Antropologia Culturale presso l’Università di Padova. Svolgo esperienze di animazione e di segretariato sociale partecipato con l’Associazione Progetti Interfaccia. Vivo e lavoro a Padova. Sul mio blog Robota Nervoso, ho affrontato altri temi analoghi con il titolo: Sessuologia ed Etnologia.
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