Pubblicato il 20/11/2012 19:00:20
Sepolcri vuoti sull'orizzonte disgiunto, bianchi di calce stringono il mondo ai vivi coloro che morti smontano l’impervia scala.
L’angelo frantuma l’indugio, appiglia la tromba, sbuffa nell’ottone l’alito dell’origine, così frana il riparo del nulla in me, in te, ovunque nell’orbe.
Non so niente dell’immane boato, di quando il mare abusa la terra e nella spuma disperde il seme antico e le secche del cuore costano albe e tramonti.
Quello che so è scritto sul vento, sull’acero rosso, nel turbine spento improvviso che innalza polvere e nebbia e imbroglia la sera, quella fatta di poco e d’attesa.
« indietro |
stampa |
invia ad un amico »
# 3 commenti: Leggi |
Commenta » |
commenta con il testo a fronte »
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Massimo Caccia, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.
|