Pubblicato il 08/11/2012 21:52:52
nostalgia della mia infanzia e dei giochi consumati correndo nelle praterie del mio Far West fatto di campi che unendo la via Flaminia al fiume mi facevano sentire come Tex
nostalgia della nebbia che nascondeva tele di ragno disegnate dalla brina sulle brughiere di casa mia la mattina e diradandosi mi regalava visioni irreali che bello mi sembrava anche l’orrendo campanile dell’Immacolata
nostalgia del mese mariano quando si usciva da scuola e in chiesa s’andava ed ora che un poco lo conoscevo affascinato e rapito restavo dal latino delle pie donne che in coro rispondevano
con improbabili
"oraprono" o "chieleson" e altre "cristeeson"
nostalgia dei miei sogni bambini dei giochi lungo il fiume dei castelli di fango mai finiti del sapore dell’uva rubata ai vicini delle corse a piedi nudi sulle stoppie di grano dei graffi delle cadute delle ginocchia incrostate
nostalgia dell’Ilia da noi ragazzi spiata quando dietro al fienile la gonna s’alzava poi s’accovacciava e sorridendo pisciava ben sapendo che noi impudenti marmocchi la si guardava
beandoci del nuovo gioco
scommettendo chi più lontano schizzava e Sergio estasiato poi diceva "avete visto che cosce" le vedevo si e pensavo a Lino suo marito macchinista in ferrovia sulla littorina che dal reatino gli operai portava all’acciaieria
nostalgia di quelle scarpe rotte dei calzoni con orgoglio portati pure se avevano le toppe nostalgia d’un tempo troppo poco durato perché è brutto scoprire a sette anni che la Befana è una beffa non esiste era mia madre e con lo sguardo triste mi abbraccia e piange con me "Dani ora non dirlo a loro tieni il segreto per te"
nostalgia di quel risveglio la mattina del 6 di gennaio e le urla dei miei fratelli "Danilo Danilo vedessi che belli"
nostalgia degli amoretti da due soldi dei baci a labbra strette scambiati con l’Annamaria che volete avevo anni sette e come Cristo al Tempio le sere d’estate pontificavo tra gli adulti raccolti nell’aia e manco ricordo quel che dicevo so solo che - prendendomi in giro - per tutti ero il Sindaco di Castelchiaro
nostalgia del poco che avevo e che ora s’è perso in un benessere che tutto m’ha dato ma una cosa mai mi potrà dare tornare a vivere il mio passato e quello che ho fatto rifare
coi miei errori le mie incertezze
con la mia faccia aperta ai dubbi
e i miei chiasmi filosofanti
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