Una luce stonata filtrata dalle fessure
finestra che apre un occhio
sulle cose finite ieri per un caso
o un corso del tempo che è tempo
questo senza padri, tempo di templi
e dèi falsi, cartamoneta e casta
erette come un fallo arrogante
distruzione d’anime senza terre da abitare.
Dove la grazia è maceria, scostàti
la dignità e il pensiero
avvoltoi volteggiano, scavano
col becco vorace
fin dove mai arreso gira
attorno al tornio disperato
chi resiste nel grido
d’una fabbrica di fame e dolore.
La vita si aggrappa tenace a un filo d’erba.
L’infanzia è stata una bugia crudele
e nessuna terra è promessa.
Questa terra di nessuno
questa nostra terra
brucia.
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