Pubblicato il 20/03/2011 09:00:26
Penso a quando il maestro Baglioni si sedette al pianoforte, al centro del teatro Petruzzelli fatiscente e distrutto dall'incendio e, con grande classe, suono' un assolo:"Per incanto e per amore".
All fine del brano si alzo' ed ando' via serio e silenzioso:
per un attimo una luce aveva illuminato quel ventre squarciato dall'ignavia e dall'indifferenza .
Era l'omaggio di un grande , un messaggio ai ritrosi a superare gli interessi personali, in nome di un comune patrimonio da difendere.
Non richiese alcun compenso,Baglioni,solo l'onore di aver suonato per quel gigante ferito, tempio della musica italiana.
Quand'ero bambina era stato utilizzato come Cinema ed io soffrivo nel vedere quelle poltroncine di velluto rosso (mi sembravano tanto preziose) imbrattate di pop-corn e chevingum, un telone bianco copriva il sipario-cremisi, palchi istoriati, lampadari gigantii. Non guardavo il film, ma il tutt'intorno con grande pena, mentre il nonno mi raccontava la storia del Petruzzelli, della Regina Margherita che era stata ospite di Bari, del teatro Margherita, del teatro Piccinni, dedicato all'omonimo compositore ove sin d'allora si faceva il teatro popolare.Ci presi gusto mentre egli mi forniva di libretti d'opera ed io mi rivedevo nelle eroine del melodramma, davanti allo specchi fui Batterfy, Mimi', Violetta e piansi senza amarlo il bell'Alfredo, finche' cantai davvero nel coro del famoso maestro Grimaldi che riuniva le bambine per la festa di fine anno nell'istituto Margherita. Ero la coda del nonno, amante del bel canto come tutti i pugliesi.A volte mi addormentavo, ma egli mi interrogava sulle opere , sui personaggi, mi conduceva a vedere di persona le rappresentazioni pomeridiane.
La musica non si puo' che amare.
La Storia non s'inventa in un giorno:é fatta di tasselli che si uniscono anche nella memoria di un nonno e di una nipotina.
Ho notato, che in questi festeggiamenti per il 150° dell'unita' d'Italia, si e' dato poco spazio all'importanza di casa Savoia nel Risorgimento italiano
L'Istituto Margherita che ho frequentato da bambina era nato come Istituto Margherita di Savoia, poi privato del titolo originario, cosa inutile, poi ripristinato nella sua integrita'. Come il Crocifisso.
Non si puo' affidare la Storia agli entusiasmi di un momento o a piccole revances. Vittorio EmanueleII, il re galantuomo, fu il punto di riferimnto di tutto isorgimento, aiutato dagli Statisti, che ne avevano grande rispetto.
La famosa alleanza con la Francia di Napoleone III, non fu indolore per il Re che sacrifico' la figlia giovanetta Clotilde sedicenne e, con grande dolore, di padre la diede in sposa al vecchio Gerolamo Bonaparte;Carlo Alberto precedentemente mori' in volontario esilio ad Oporto dopo la "Brumal Novara" come dice Carducci(Piemonte), per non parlare della principessa Mafalda di Savoia straziata nei campi di sterminio per la sola colpa di essere una principessa_savoia.
Il famoso discorso del re"Non siamo insensibili al grido di dolore che d'ogni parte dìItalia si leva verso di noi" era preceduto dall' espresssione:"Pur non dimenticando il passato"
L'Italia degli umili, degli analfabeti 98% aveva una concezione paternalistica del sovrano, perfino dei borboni particolarmente severi con i sudditi che vedevano nel re il minore dei mali.Comunque un padre.
Questa concezione era fortissima nel Sud che non aveva avuto l'esperienza dei comuni. Il meridione ebbe anche storici illustri che raramente vengono menzionati come Salvemini,Lomonaco,Vincenzo Roppo,tanti altri,che pur essendo chiamati Meridionalisti, concorsero all'unificazione dell'Italia. Con i loro studi profondi sulle realta' locali lucane e pugliesi, facendo onore al Vico, centralizzavano a Napoli,mentre gli scritti del Cuoco,furono ripresi in epoca risorgimentale , una miniera di persieri sempre attuali.
Il passato dell'Italia, gli elementi dell'unificazione erano gia' nella politica di FedII che dopo aver congiunto i domini imperiali a quelli sicilaniche gli venivano da Costanza d'Altavilla , sua madre, venne a morire a Ferentino in Puglia con la sua corte itinerante impiegata per sorvegliare personalmente i territori imperiali.
Per non parlare dell'accordo di Ceprano con la Santa sede
L'unificazione dell'Italia,ha origini lontane, dovute soprattutto alla sua situazione geografica. all'essere stata il centro del Mare nostrum, al dover restare indietro quando le raggiunte unificazioni di Francia, , Spagna, Inghilterra e Sacro romano impero della nazione germanica,i traffici dovuti all'esplorazioni geografiche, alla scoperta dell'America, ridondante a favore delle consolidate monarchie assolute, spostarono l'asse dei commerci al mare del nord,nonostante cio' in nuce gia' c'era il progetto di unificazione-della penisola.
L'Italia non e' mai stata un'espressione geografica, come stoltamente diceva il Metternich, troppa la sua cultura, il suo profilo storico, letterario ed economico.
La sua pazienza (come dice Giuseppe Marotta). Quando l'Europa tornava al baratto, Firenze coniava il Fiorino di oro purissimo
Michelangelo costruiva fortificazioni contro Carlo V.
Machiavelli scriveva opere che da sole potrebbero reggere un nazione, di un'attualita' sconvolgente.
Nel 1861 comunque e' avvenuta questa benedetta unificazione con la convergenza c di molti vettori verso un unico obiettivo. Noi ragazzi del 1961 abbiamo festeggiato il centenario con grande entusiasmo di studenti liceali, "ora fieri e perche' no dei nostri capelli bianchi" festeggiamo i centocinquant'anni dell'unita' d'Italia.
Con fierezza, orgoglio di appartenere ad un terra felice, mettiamo la bandiera ai balconi, tra le tenere manine di un nipotino.
Ci commuoviamo quando il nostro presidente con voce incrinata dal pianto dice che ci vuole umilta' per affrontare un momento difficile che vede tutti impegnati a restituire dignita' a popoli che non possono essere solo fonti di sfruttamento.
Ma qual e' il valore della vita se assistiamo impotenti a "bagni di sangue", a toture, a massacri: davvero lo stato e' un Leviatano che stritola, oppure e' l'odio di pochi che impedisce il corretto sviluppo delle nazioni?
Non e' piu' concepibile poiche l'uomo e' fine, non e' mezzo.
Parte da Taranto la Garibaldi, ho paura certo della guerrra, vedo i nostri marinai allontanarsi verso missioni pericolose.
Diverse volte li ho visti partire dal molo per le missioni di pace, sono andata a salutarli insieme a tanti tarantini che aspettavano sulla spiaggia.
Stavolta e' stato tutto cosi' repentino.
Sono figlia di un maggiore dell'areonautica, non posso che rispondere quando le contingenze storiche chiamano al dovere, non alla guerra, ma alla difesa di tutti gli esseri umani come singoli e come popoli.
Io il ninnolo non lo so fare, sento l'esigenza di comunicare, mentre dedico questo mi breve scritto al mio Papa'.
Si chiama Giseppe.
fa' che il cielo dì un uomo non sia
questa notte infinita
ma un'alba di vita
su tutta la terra
e che l'ultima guerra è finita
in un mondo con meno ingiustizia
capace di un gesto di pace e amicizia
fa' che sia così
come un canto del cuore
come per incanto e per amore
______Nicole
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