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- Esperienze di vita
In difesa del Bello
Penso a quando il maestro Baglioni si sedette al pianoforte, al centro del teatro Petruzzelli fatiscente e distrutto dall'incendio e, con grande classe, suono' un assolo:"Per incanto e per amore".
All fine del brano si alzo' ed ando' via serio e silenzioso:
per un attimo una luce aveva illuminato quel ventre squarciato dall'ignavia e dall'indifferenza .
Era l'omaggio di un grande , un messaggio ai ritrosi a superare gli interessi personali, in nome di un comune patrimonio da difendere.
Non richiese alcun compenso,Baglioni,solo l'onore di aver suonato per quel gigante ferito, tempio della musica italiana.
Quand'ero bambina era stato utilizzato come Cinema ed io soffrivo nel vedere quelle poltroncine di velluto rosso (mi sembravano tanto preziose) imbrattate di pop-corn e chevingum, un telone bianco copriva il sipario-cremisi, palchi istoriati, lampadari gigantii. Non guardavo il film, ma il tutt'intorno con grande pena, mentre il nonno mi raccontava la storia del Petruzzelli, della Regina Margherita che era stata ospite di Bari, del teatro Margherita, del teatro Piccinni, dedicato all'omonimo compositore ove sin d'allora si faceva il teatro popolare.Ci presi gusto mentre egli mi forniva di libretti d'opera ed io mi rivedevo nelle eroine del melodramma, davanti allo specchi fui Batterfy, Mimi', Violetta e piansi senza amarlo il bell'Alfredo, finche' cantai davvero nel coro del famoso maestro Grimaldi che riuniva le bambine per la festa di fine anno nell'istituto Margherita. Ero la coda del nonno, amante del bel canto come tutti i pugliesi.A volte mi addormentavo, ma egli mi interrogava sulle opere , sui personaggi, mi conduceva a vedere di persona le rappresentazioni pomeridiane.
La musica non si puo' che amare.
La Storia non s'inventa in un giorno:é fatta di tasselli che si uniscono anche nella memoria di un nonno e di una nipotina.
Ho notato, che in questi festeggiamenti per il 150° dell'unita' d'Italia, si e' dato poco spazio all'importanza di casa Savoia nel Risorgimento italiano
L'Istituto Margherita che ho frequentato da bambina era nato come Istituto Margherita di Savoia, poi privato del titolo originario, cosa inutile, poi ripristinato nella sua integrita'. Come il Crocifisso.
Non si puo' affidare la Storia agli entusiasmi di un momento o a piccole revances. Vittorio EmanueleII, il re galantuomo, fu il punto di riferimnto di tutto isorgimento, aiutato dagli Statisti, che ne avevano grande rispetto.
La famosa alleanza con la Francia di Napoleone III, non fu indolore per il Re che sacrifico' la figlia giovanetta Clotilde sedicenne e, con grande dolore, di padre la diede in sposa al vecchio Gerolamo Bonaparte;Carlo Alberto precedentemente mori' in volontario esilio ad Oporto dopo la "Brumal Novara" come dice Carducci(Piemonte), per non parlare della principessa Mafalda di Savoia straziata nei campi di sterminio per la sola colpa di essere una principessa_savoia.
Il famoso discorso del re"Non siamo insensibili al grido di dolore che d'ogni parte dìItalia si leva verso di noi" era preceduto dall' espresssione:"Pur non dimenticando il passato"
L'Italia degli umili, degli analfabeti 98% aveva una concezione paternalistica del sovrano, perfino dei borboni particolarmente severi con i sudditi che vedevano nel re il minore dei mali.Comunque un padre.
Questa concezione era fortissima nel Sud che non aveva avuto l'esperienza dei comuni. Il meridione ebbe anche storici illustri che raramente vengono menzionati come Salvemini,Lomonaco,Vincenzo Roppo,tanti altri,che pur essendo chiamati Meridionalisti, concorsero all'unificazione dell'Italia. Con i loro studi profondi sulle realta' locali lucane e pugliesi, facendo onore al Vico, centralizzavano a Napoli,mentre gli scritti del Cuoco,furono ripresi in epoca risorgimentale , una miniera di persieri sempre attuali.
Il passato dell'Italia, gli elementi dell'unificazione erano gia' nella politica di FedII che dopo aver congiunto i domini imperiali a quelli sicilaniche gli venivano da Costanza d'Altavilla , sua madre, venne a morire a Ferentino in Puglia con la sua corte itinerante impiegata per sorvegliare personalmente i territori imperiali.
Per non parlare dell'accordo di Ceprano con la Santa sede
L'unificazione dell'Italia,ha origini lontane, dovute soprattutto alla sua situazione geografica. all'essere stata il centro del Mare nostrum, al dover restare indietro quando le raggiunte unificazioni di Francia, , Spagna, Inghilterra e Sacro romano impero della nazione germanica,i traffici dovuti all'esplorazioni geografiche, alla scoperta dell'America, ridondante a favore delle consolidate monarchie assolute, spostarono l'asse dei commerci al mare del nord,nonostante cio' in nuce gia' c'era il progetto di unificazione-della penisola.
L'Italia non e' mai stata un'espressione geografica, come stoltamente diceva il Metternich, troppa la sua cultura, il suo profilo storico, letterario ed economico.
La sua pazienza (come dice Giuseppe Marotta). Quando l'Europa tornava al baratto, Firenze coniava il Fiorino di oro purissimo
Michelangelo costruiva fortificazioni contro Carlo V.
Machiavelli scriveva opere che da sole potrebbero reggere un nazione, di un'attualita' sconvolgente.
Nel 1861 comunque e' avvenuta questa benedetta unificazione con la convergenza c di molti vettori verso un unico obiettivo. Noi ragazzi del 1961 abbiamo festeggiato il centenario con grande entusiasmo di studenti liceali, "ora fieri e perche' no dei nostri capelli bianchi" festeggiamo i centocinquant'anni dell'unita' d'Italia.
Con fierezza, orgoglio di appartenere ad un terra felice, mettiamo la bandiera ai balconi, tra le tenere manine di un nipotino.
Ci commuoviamo quando il nostro presidente con voce incrinata dal pianto dice che ci vuole umilta' per affrontare un momento difficile che vede tutti impegnati a restituire dignita' a popoli che non possono essere solo fonti di sfruttamento.
Ma qual e' il valore della vita se assistiamo impotenti a "bagni di sangue", a toture, a massacri: davvero lo stato e' un Leviatano che stritola, oppure e' l'odio di pochi che impedisce il corretto sviluppo delle nazioni?
Non e' piu' concepibile poiche l'uomo e' fine, non e' mezzo.
Parte da Taranto la Garibaldi, ho paura certo della guerrra, vedo i nostri marinai allontanarsi verso missioni pericolose.
Diverse volte li ho visti partire dal molo per le missioni di pace, sono andata a salutarli insieme a tanti tarantini che aspettavano sulla spiaggia.
Stavolta e' stato tutto cosi' repentino.
Sono figlia di un maggiore dell'areonautica, non posso che rispondere quando le contingenze storiche chiamano al dovere, non alla guerra, ma alla difesa di tutti gli esseri umani come singoli e come popoli.
Io il ninnolo non lo so fare, sento l'esigenza di comunicare, mentre dedico questo mi breve scritto al mio Papa'.
Si chiama Giseppe.
fa' che il cielo dì un uomo non sia
questa notte infinita
ma un'alba di vita
su tutta la terra
e che l'ultima guerra è finita
in un mondo con meno ingiustizia
capace di un gesto di pace e amicizia
fa' che sia così
come un canto del cuore
come per incanto e per amore
______Nicole
Id: 171 Data: 20/03/2011 09:00:26
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- Letteratura
su Edoardo Sanguineti
Edoardo Sanguineti
La lunga carriera di professore Universitario porto' Sanguineti ad insegnare all'universita' di Salerno e di Napoli. Io abitavo a Salerno allora e me lo ricordo quando scendeva per Via dei Principati e noi, universitari eravamo contenti di vedere questo"Grande" passeggiare per le strade , sorridente e spesso lo incontravo nella biblioteca della facolta' di Lettere appena aperta , non ancora autonoma da quella ben piu' antica di Napoli.
Quando intrapresi i miei studi all'Avanguardia, letteraria compresi la grandezza del poeta oltre al grande fascino delle sue lezioni. Era un personaggio nella mia citta' ed esercitava un grande fascino su noi giovani,
Adesso non c'e' piu', ma per me i poeti, non muoiono, se ne vanno un po' piu' in la' e continuano a dare civilta' soprattutto. Cosi' come vive Abbagnano o Alfonso Gatto, anch'essi salernitani.
Fui felice quando lessi che il regista Ronconi gli aveva affidato la rivisitazione dell'Orlando Furioso. Molto discussa quest'opera che si allontanava dagli schemi classici per una rappresentazione molto particolare, nuova e suggestiva dell'ottava ariostesca. E poi le sue poesie sono veramente belle, inovative e profonde.. Volevo dire solo poche parole dettate dal cuore e dall'ammirazione che suscitano in me gli uomini che danno un significato alla loro esistenza e di riflesso alla nostre. Tutto qui.un caro saluto atutti noi ed un pensiero al Maestro. __Nicole
Nel 1985 scrisse un lungo poemetto in ottave, intitolato “Novissimum testamentum”, ove si leggono questi versi: "non dico avere pena, compassione, pietà, cordoglio, commiserazione, /misericordia con compatimento, con condoglianza, con rincrescimento: non dico aver tormento, corruccio tristezza, angoscia, lutto, pianto, cruccio: ma goduria e tripudio, in buona fede,
perché solo chi muore si rivede
È il primo vino: calda schiuma che assaggio sulla tua lingua.
L'acquario acceso distribuisce le rane tra le cisterne nella tua bocca.
----- Ballata delle donne Quando ci penso, che il tempo è passato, le vecchie madri che ci hanno portato, poi le ragazze, che furono amore, e poi le mogli e le figlie e le nuore, femmina penso, se penso una gioia: pensarci il maschio, ci penso la noia.
Quando ci penso, che il tempo è venuto, la partigiana che qui ha combattuto, quella colpita, ferita una volta, e quella morta, che abbiamo sepolta, femmina penso, se penso la pace: pensarci il maschio, pensare non piace.
Quando ci penso, che il tempo ritorna, che arriva il giorno che il giorno raggiorna, penso che è culla una pancia di donna, e casa è pancia che tiene una gonna, e pancia è cassa, che viene al finire, che arriva il giorno che si va a dormire.
Perché la donna non è cielo, è terra carne di terra che non vuole guerra: è questa terra, che io fui seminato, vita ho vissuto che dentro ho piantato, qui cerco il caldo che il cuore ci sente, la lunga notte che divento niente.
Femmina penso, se penso l'umano la mia compagna, ti prendo per mano.
__________________Nicole
Id: 155 Data: 30/01/2011 10:54:45
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- Letteratura
su Montale
Omaggio ad Eugenio Montale.
"La mia poesia va letta insieme , come una poesia sola Non voglio fare paragoni con la Divina Commedia, ma i miei tre libri, li considero come tre cantiche, tre fasi di una vita umana". "Ho scritto un solo libro di cui prima ho dato il recto,ora do il verso."
Disse Montale, a significare l'unitarietà della sua opera, che era la testimonianza della sua intera vita.
Mia vita, a te non chiedo lineamenti fissi, volti plausibili o possessi. Nel tuo giro inquieto ormai lo stesso sapore han miele e assenzio.
Avrei voluto sentirmi scabro ed essenziale siccome i ciottoli che tu volvi, mangiati dalla salsedine; scheggia fuori del tempo, testimone di una volontà fredda che non passa.
Ascoltami, i poeti laureati si muovono soltanto tra le piante ligustri o acanti dai nomi poco usati. Io, per me,. amo le strade che riescono agli erbosi fossi dove pozzanghere mezzo seccate agguantano i ragazzi. Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo nelle città rumorose, dove l'azzurro si mostra soltanto a pezzi, tra le cimase.
Esterina i tuoi vent’ anni ti minacciano grigiorosea nube che a poco a poco in sé ti chiude Salgono i venti autunni, t'avviluppano andate primavere ecco per te rintocca un presagio nell'elisee sfere. Esiti a sommo del tremulo asse, poi ridi, e come spiccata da un vento t'abbatti tra le braccia del tuo divino amico che t' afferra. Ti guardiamo noi, della razza di chi rimane a terra.
Musica senza rumore che nasce dalle strade, s'innalza a stento e ricade, e si colora di tinte ora scarlatte or biade, e inumidisce gli occhi, cosi' che il mondo si vede come socchiudendo gli occhi nuotar nel biondo.(a Debussy)
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti, si qualche storia secca come un ramo. Codesto oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
Meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro dell'orto, ascoltare tra i pruni e gli sterpi schiocchi di merli,fruscii di serpi. E andando nel sole che abbaglia sentire con triste meraviglia com’é tutta la vita e il suo travaglio in questo seguitare una muraglia che ha in cima i cocci aguzzi di bottiglia.
Portami il girasole ch'io lo trapianti nel mio terreno bruciato di salino. Tendono alla chiarità le cose oscure si esauriscono i corpi in un fluire di tinte: queste in musiche. Svanire e' dunque la ventura delle venture.
Spesso il male di vivere ho incontrato: era il rivo strozzato che gorgoglia, era l'accartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato. Ben non seppi, fuori del prodigio che schiude la divina Indifferenza era la stanza della sonnolenza del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
Forse un mattino andando in un'aria di vetro, arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo: il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro di me, con un terrore di ubriaco. Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto alberi case colli per l'inganno consueto. Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.
Qui delle divertite passioni per miracolo tace la guerra e piove in petto una dolcezza inquieta. Qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza ed e' l'odore dei limoni.
"Sono lieto che gli Ossi ti trovino benevolo. Non so che valgano, ma sono un libro fisiologicamente mio, (scritto coi nervi)e per questo mi ci ritrovo" Lettera a Comisso.
_____________Nicole
Id: 152 Data: 29/01/2011 15:52:30
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- Letteratura
Bambino, se trovi un aquilone
"Sono nata il ventuno a primavera"...
E rigiravo il libro fra le mani. Il silenzio scendeva nel mio animo, ma non ho potuto resistere ed ho scritto una piccola cosa per la Poetessa, nata a Primavera, come i fiori, le farfalle, l'amore.
"Piu' bella della poesia e' stata la mia vita".
Una vita ricca di sentimenti, un cuore grande , immenso che fa sentire il lettore a suo agio nel bene e nel male, poiche' i versi della Poetessa, sono la sua stessa vita e la nostra vita con quella gioia frizzante, quei picchi di euforia , quelle cadute dal tono sommmesso per un dolore che chiude come bozzolo e che si porta sulle spalle ,come Gesu' la sua croce, sapendo che e' condizione del vivere. E come per il Maestro si leva anche il grido, la protesta, l'inadeguatezza a poter sopportare tanta sofferenza.E' per questo che la sentiamo vicina, parte del nostro mondo interiore, ma ache cosi' vicina nella quotidianita'. Se l'amore , esaltante , l'eros che si manifesta in tante forme, esiste come materia viva ed incandescente, come magma che si spande silenzioso e penetrante, lo colgo nella sua voce sussurrata, nel suo aspetto accogliente e semplice, in quel suo mettersi alla tastiera e suonare col sorriso appena accennato, un volersi donare agli altri come una madre che spezza il pane e lo da ai suoi figli, a quei figli che le vennero tolti e che causarono tanta disperazione nel suo essere.
"non mi sono ammalata per amore di un uomo, ma perche' mi hanno tolto i figli"
Era a Taranto in quegli anni '80 la Poetessa , viveva una situazione molto difficile, per cui se da un lato l'ambiente naturale, l'atmosfera mediterranea , la nuova passione per il suo uomo, l'affascinavano e la trattenero per diversi anni in questa citta' cosi' simile alla Grecia, al mito, a quelle distese di ulivi che fanno pensare al Getsemani, alle bianche betulle sovrastanti i nostri liti, d'altra parte l'amarezza di una situazione famigliare non felice, la conseguente recrudescenza dei suoi momenti bui, l'inducevano a sentirsi ancora una persona scomoda, rifiutata, Ma la sua tenerezza per la nostra terra, l'angoscia di doverla abbandonare e mai piu' rivedere le dovettero sembrare davvero un esilio, duro, accettato come fatalita' ed il sogno del lo Ionio, l'ultimo canto, certo il piu' bello.
Non vedrò mai Taranto bella non vedrò mai le betulle né la foresta marina; l’onda è pietrificata e le piovre mi pulsano negli occhi. Sei venuto tu, amore mio, in una insenatura di fiume, hai fermato il mio corso e non vedrò mai Taranto azzurra, e il Mare Ionio suonerà le mie esequie
Amo moltissimo la poesia di Alda Merini, da sempre, una voce spontanea e dominata dalla natura di donna e di artista, libera, scevra da qualsiasi remora che non sia la naturale eleganza che la poesia dona.
"la poesia e' un dono che mi e' stato dato."
Per questo e' una voce inconfondibile, che nessuna scuola puo' incanalare, esuberante come un sentire connaturato che a volte straripa, altre volte e' tenero e fanciullesco, sempre vero e genuino. ...
Tu che passi fischiando lungo i tuoi rivi di tua vita che guardi l'erba e la falce con divina sapiensza, ascolta chinato sulla terra e' forse il fiore della tua rivolta. ..................................................... non sono soltanto virginali a volte le fanciulle che anche i vecchi hanno palpiti d'amore racchiusi nelle rimembranze.
Questo desiderio di amore, di fratellanza ispirata alle pagine piu' belle ed essenziali del Vangelo, questo saper che solo la pace e' il fine dell'uomo, da parte di una donna che ha vissuto con caparbieta' l' emergere dalla palude dove i fatti della vita l'avevano gettata piu' volte, con la purezza dei bambini, che tanta parte hanno nel suo canto, a cui ella affida il sentimento, e' il segno piu' personale della grandezza della Merini. Si puo' fare ameno di tutto, ma non dei sentimenti. Se questo e' per i comuni mortali, e' un'esigenza primaria per un poeta cosi' come i sofferenti, i dimenticati, gli emarginati sono coloro in cui trova luogo l'amore.Quello che da e non chiede.La solidarieta' che fa , anche dei manicomi, luoghi terribili si, ma anche luoghi in cui l'essere umano porge la mano ed aiuta l'altro.Dal dolore paralizzanre, cupo,non nasce nulla, ma dalle risorse che l'uomo trae dal dolore, sorge la spinta verso il prossimo. Un mondo a se' stante,quello dei folli, che piu' volte la poetessa ha difeso e assolutamente separato da quello esterno. Al bambino , innocente, in cerca della sua meraviglia,dedico' una delle sue espressioni piu' felici:
Bambino, se trovi l'aquilone della tua fantasia legalo con l'intelligenza del cuore. Vedrai sorgere giardini incantati e tua madre diventerà una pianta che ti coprirà con le sue foglie. Fa delle tue mani due bianche colombe che portino la pace ovunque e l'ordine delle cose. Ma prima di imparare a scrivere guardati nell'acqua del sentimento.
Allo stupore del non sapere ancora:
Tu non sai: ci sono betulle che di notte levano le loro radici, e tu non crederesti mai che di notte gli alberi camminano o diventano sogni. Pensa che in un albero c'è un violino d'amore. Pensa che un albero canta e ride. Pensa che un albero sta in un crepaccio e poi diventa vita.
Te l'ho già detto: i poeti non si redimono vanno lasciati volare tra gli alberi come usignoli pronti a morire.
Il sentimento delle persone umili, provate, e' la vera ricchezza del cuore che rende libero l'artista , a volte lo fa sembrare strano, sopra le righe:ma sono atteggiamenti che ancora di piu' denotano il suo essere per le cose essenziali, l'arte per l'arte, la vita per la vita stessa. Ed allora la vanita' di donna in quei fili di perle intrecciate al collo, gli scialli colorati,vistosi, i capelli scompigliati , la sigaretta tra le dita, il nudo come offerta di se', civetteria,sfida forse, la vita tra le strade di Milano , confondendosi ad attori, cantanti, con modestia, ma consapevole del valore suo e di quello degli altri. Amava molto la splendida "luci a san Siro", forse ritrovava in quella storia, la propria, fatta di giochi d'amore, di abbandono , di luci che si spengono, di ventanni nel cuore. E chi non si e' ritrovato in quella bella canzone ?.
E' andata via al tramonto di una giorno di novembre , mentre su Milano calava la sera , una sera di festa per molti, di ritorni a casa, mormorando forse la sua ultima preghiera, come ogni sera.
Così Proserpina lieve vede piovere sulle erbe, sui grossi frumenti gentili e piange sempre la sera. Forse è la sua preghiera.
Aveva lasciato una poesia bella, consapevole che quel tormento dello spirito e del corpo sarebbe finito e presto.
Ecco per te il mio requiem senza parole con la bocca piena di erba e di felci azzurre ecco il mio requiem della corifera che non è creduta, della Cassandra che è vilipesa magnifico esempio di segreta impresa
tu solo mi esalti e mi incanti perché sei colui che non si può prendere ed essendo fermo sulle rive del Gange in perenne contemplazione aspettando che passi la pagliuzza d’oro della conoscenza e dell’era eterna tu che sei scaltro più della pietra e più duro del sasso e che pensi perennemente pensi alle ere pitagoriche e che veneri Socrate e che infine sei Paolo di Tarso atterrato dalla fede infinita ebbene io ti disarcionerò dal tuo cavallo d’amore filiale desiderante farò di te un martire dell’ombra perché il segreto della tua tristezza è l’ordine e il disordine delle cose create perché io non sono dissimile a tua madre a Cerere eterna
e infine sono anche la primavera che si mette sugli alberi insieme alla rugiada e tu ami la rosa della vergogna che mi trovo appuntata sul petto e tu le esalti e le scorri con le tue dita feconde.
Potessi così capire il mio desiderio che si apre il fiore della carne infinitamente bella e trovarvi dentro il seme insaziabile dell’amore e dell’ebbrezza potessi sprezzante te spargere sangue insieme disseminare la discordia degli abissi perché sei il murmure pieno e il precipizio delle albe e perché infine tu conosci il senso della bellezza.
Io aborro pensare ma aborro anche muovermi nel caos infinito.(Alda Merini)
___________Nicole
Id: 151 Data: 29/01/2011 15:31:56
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- Letteratura
Poeta per disperazione
giovedì, 11 dicembre 2008
Poeta per disperazione
(Faccio mia l’epressione di M.Pomilio che si definisce cattolico per disperazione).
La poesia trasfigura la realtà,la rende vivibile e accettabile per ognuno di noi. Essa non ci propone favole ne’illusioni:la poesia non fa che addolcire le nostre pene,lenire i nostri affanni,dar volto alle nostre gioie. Nel momento in cui il vissuto viene espresso in poesia,perde la sua immediatezza,viene filtrato dall’intelletto e dai sensi,dal nostro cuore, ci appare meno immediato,immerso nella luce piu’ serena della meditazione poetica.
L’essere intero e’ impegnato nella stesura di un componimento come mette in rilievo Montale,nella sua lettera a Comisso a proposito di una sua sua raccolta di poesie “Solo in un libro, fisiologicamente mio(scritto coi nervi)mi ci ritrovo”.
L’uomo e’ uno sconfitto per definizione,la brevis lux,”in questa aiola che ne fa tanto feroci” (Dante) termina con l’evento che nessuno puo’ evitare ed e’ il solo accadimento che fa veramente paura,proprio perche’ unico e definitivo:appartiene alla natura dell’uomo,ma non e’ da esso dominabile.Se la filosofia e’ meditazione della vita non della morte,(non mortis,sed vitae meditatio est , come asseriva nel suo solenne latino Spinoza) lo e’ anche la poesia,a mio avviso.
E’ come mettere ali scintillanti di oro a una farfalla che sa di poter vivere solamente un giorno, ma a quel giorno ella vuol dare tutta la luminosita’ di cui e’ capace. Riveste il suo giorno di luce e lo rende unico. La poesia é per me,la vita vissuta ,non nell’usuale quotidiano abito grigio, ma con l’abito della festa colorato appunto come ali di farfalla,che libera e felice leva alto il suo volo, pur rimanendo famigliarmente tra noi. Ma anche le ali della farfalla possono bagnarsi di pioggia,sciuparsi a causa delle intemperie,basta una scrollatina , le gocce di pioggia si asciugano e quelle ali distese nel sole riprendono i loro smaglianti ,ridenti colori. “Ridon le carte” con plastica espressione, dice Dante della pittura.(II, 6) La poesia al pari della pittura(ut pictura ,poesis.Orazio) puo’ avere toni ridenti e vividi ,meno luminosi a volte.. “Quando l’animo e’ triste e troppo solo e il cuor non riesce a fargli compagnia”M.Moretti.,ma difficilmente resta in questa situazione negativa. C’e’ una fede nel cuore del poeta che lo spinge a risalire,a nuotare anche quando gli sembra di non farcela piu’,e’ la farfalla che torna a volare,che non si fa abbattere dalla vita e deve mostrare sempre e comunque i suoi bagliori che spezzano la notte. Si’, la poesia spezza qualsiasi notte,fa luce nel buio a cui ci condannano eventi esistenziali,e trova un appiglio,uno spunto,ci fa sentire vivi e non tanto soli ,forse. Alla domanda che l’umanita’ si pone da sempre, se l’anima sia immortale,penso che si possa affiancare l’altra, non meno nota alla storia degli uomini,se la poesia sia immortale. Per poter rispondere alla prima,bisognerebbe avere una fede salda ed incrollabile, si richiede all’uomo di avere una forza da turris eburnea,una certezza della sopravvivenza della sostanza di la’ degli accidenti. Bisognerebbe essere Dante o Tommaso d’Aquino Per aver fede nella immortalita’ della poesia, basta essere semplicemente uomini,nel senso piu’ vero della parola,avere cioe’ quel rispetto per l’essere umano che ce lo rende fratello eppure unico. La poesia da’ l’immortalita’, talche’ avverto che quando un poeta invecchia o addirittura ci lascia , rimango incredula e smarrita. Sembra che egli continui avivere tra di noi, con le sue parole cghe ne definiscono la personalita’, l’essere “un’anima bella”.
Quante sofferenze,quanti lutti, quante pagine della nostra vita che apparivano definitive,hanno assunto una colorazione meno netta ,sono state viste in una visione meno drammatica,sono state accettate,come facenti parte della vita ,perche’ le abbiamo affidate a Poesia?
E’ specialmente nel pianto che l’anima manifesta la sua presenza,per una segreta comprensione che tramuta in acqua il dolore.(V.Magrelli). Compone frasi sue comunica le emozioni che bruciano sempre nel suo angolo segreto ad altri esseri si identifica con il loro stato d’animo,da vita a proprie composizioni E’in questi momenti che l’uomo si scopre poeta,canta il suo dolore lo esterna,lo allontana da se e se ne riappropria dandogli una giustificazione. Il bambino che scrive pensierini e poesiole per la Festa della mamma,l’adolescente che riempie pagine e pagine di diario di lodi per l’amata,del dischiudersi dell’animo all’amore infinito esclusivo,dolcissimo, la madre che improvvisa nenie dinanzi alla culla del proprio figlio,riversandosi tutta in quel canto,su quella culla, il volgersi verso la luce con parole di speranza dell’uomo che muore, sono espressioni di poesia che ogni essere umano ha ed esprime col proprio stile e lascia in eredita’ a quelli che vengono dopo e lo amano.Sopravvive alla morte.
“Piu’ luce! “esclamò Goethe morente.Fu la sua ultima poesia. Delle persone che ci hanno preceduto nel cammino della vita,noi ricordiamo solo le parole che ci hanno colpito,che hanno segnato il nostro animo per incisivita’ e passione,ricordiamo cioe’ la loro poesia.
Non possiamo togliere il volo alla farfalla, che e’ in noi ,non possiamo impedirle di indossare il suo abito piu’ bello.
Dissi a mia madre che traduceva una poesia di Elouard:”Questo verso non e’ esatto,devi tradurre cosi’:Saisons fiancées.”Stagioni fidanzate!”No,non mi piace”ribatte’, guardandomi fissa negli occhi.Io voglio dire:” Stagioni che si susseguono!.A me. piace di piu’ questa espressione.Va bene cosi”___. Le sue stagioni ella le vedeva susseguirsi nello svolgersi del tempo,come di chi continua a vivere nel ricordo delle passate e nella speranza delle successive.”Va bene cosi”Conclusi. Perche’ toglierle quella fede nell’espressione del proprio sentimento del tempo.? “Va bene cosi’”,le confermai,”la tua e’ poesia piu’ bella”._____Il poeta aveva acceso nel suo animo la fiammella e lei la faceva vibrare e brillare a suo piacimento.
La mia farfalla aveva spiccato il suo volo inarrestabile e vittoriosa e libera ,indossando l’abito piu’ colorato,quello che amava di piu’.
Se dopo tante poesie, la parola nostra non sopravviverà Se dopo tanti uccelli, certi loro conguettii non sopravviveranno, allora certamente si fermera’ la celebrazione della primavera si sfilaccera’ la luce, svaporera’ il profumo della sua lancia lucente.
La mia poesia,quanto valga non lo so e non lo sapro’ mai..Essa mi permette di dare le cose piu’ belle alle persone che amo,mi fa sentire libera di esprimere i miei sentimenti che altrimenti non saprei esternare ,per questo sono componimenti che non hanno la pretesa di essere originali,di dare verita’ universali,ma solo di consentirmi di dire quello che sento a chi puo’ capirmi,perche unito a me da legame affettivo,da una consuetudine di vita ,di intenti ed accetta i semplici e cari moti del mio cuore.
Volate libere e splendide ,farfalle, La vostra armonia vinca “di mille secoli il silenzio”.(Foscolo)
______________________Nicole
A Giuseppe Sallusto.
Dedico questo mio breve scritto all'amico e collega
Prof.GiuseppeSallusto, filosofo, professore all'Universita' di Napoli.
Id: 67 Data: 09/11/2009 05:41:44
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