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Manuel Valerio - Un tesoro mocano nascosto

Argomento: Poesia

di Manuel Paolino
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Pubblicato il 18/05/2016 15:04:16

Manuel Valerio nacque l’8 settembre del 1918 a Moca in Repubblica Dominicana, e morì nel 1978 a Santo Domingo. Fece parte della corrente poetica della poesia sorprendida, ed è forse uno dei poeti meno conosciuti, anche in patria, tra gli appartenenti a questa generazione. Tuttavia egli rappresenta un grande tesoro nascosto e una delle voci più singolari e potenti di quegli anni.  

La sua vita fu enigmatica e introversa così come lo è la sua poesia. La tirrania trujillista, l’ombra incombente della seconda guerra mondiale, la morte di suo padre assassinato dagli stessi sicari della tirrania, di certo influenzarono il suo atteggiamento già di per sè introverso, taciturno, meditativo. Il carattere intimistico, introspettivo delle sue liriche, seppur conseguenza anche del male esterno, terminò per diventare un fattore positivo, singolare, della sua opera; avvolta continuamente da un’aurea mistica, dove la morte, il fuoco, l’acqua ed altri elementi naturali si trasformano in quei valori simbolici attorno ai quali ruota il suo pensiero poetico.  

Viveva circondato da giovani amanti della poesia; ma egli era differente, non diceva quello che tutti gli altri poeti affermavano in quel momento storico ed artistico: una poesia oscura, metafisica, non certo epica e cantatrice di cose che toccavano il popolo.

Fu un talento poetico naturale, di cui non si conoscono le influenze, ma che conosceva tutti i più grandi poeti della letteratura mondiale. Nel 1944 uscì per la collana El desvelado solitario delle Edizioni La poesia sorprendida, la raccolta Coral de sombras.

 

“Non gli piaceva brillare sugli altri, era una persona semplice, aperta, così naturale, che noi ci riunivamo con lui e a volte nemmeno ci rendevamo conto che stava lì... perchè lui non infastidiva, non aveva manie di protagonismo. Questo era Manolo, un essere umano eccezionale.” (Manuel Mora Serrano, scrittore dominicano) 

 

 

 

COPA DEL ALBA

 

Yo te quise alondra

en la copa del alba, de los amaneceres nuestros,

y quise ser para ti:

un manantial de pétalos

en las constelaciones de mis planetas tuyos,

y solo soy un continente sumergido

en un océano de piedras

y de canteros sin retoñas.

 

 

COPPA DELL’ALBA

 

Io ti ho voluto allodola

nella coppa dell’alba, delle albe nostre,

e ho voluto essere per te:

una fonte di petali

fra le costellazioni dei miei e dei tuoi pianeti,

ma sono solo un continente sommerso

in un oceano di pietre

e di terre infertili.

 

 

 

NOCTURNO

 

Me he perdido

en una serranía de parpados

nocturnos.

 

Cisnes de estrellas

danzan en los lagos

en la noche obscura

como un madrugar

de redes nocturnas

en los senderos blancos de la vida.

 

El sol va tejiendo

aurora de escamas

con hilos de cal

en chapas de plomo.

 

Manadas de astros

se descuelgan del cielo

tras las montañas verdes

en lentas caravanas.

 

 

NOTTURNO

 

Mi sono perso

fra montagne di palpebre

notturne.

 

Cigni di stelle

danzano nei laghi

nella notte oscura

come un precipitarsi

di reti nere

nei sentieri bianchi della vita.

 

Il sole tesse

aurora di squame

con fili di calce

in lastre di piombo.

 

Mandrie di astri

si staccano dal cielo

dietro ai monti verdi

in lente carovane.

 

 

 

DOLOR QUE NAVEGA

 

Te siento tan lejos en mi vida cercana,

que aprisiono mis sueños como bolas de humo

enredadas en un dolor que navega.

 

Sigo tus pasos en la sombra olvidada

de sueños que callan mis sueños.

 

He visto luceros henchidos de labios

vagar por las nubes

sin rumbo, a tus ojos.

¡Qué frutos tibios germinan de ellos

al calor de tus labios ausentes!

 

¡Qué cielo surgido de la noche

es tu cuerpo! 

 

 

DOLORE CHE NAVIGA

 

Ti sento così distante nella mia vita vicina,

che imprigiono i miei sogni come palle di fumo

confuse in un dolore che naviga.

 

Seguo i tuoi passi nell’ombra dimenticata

di sogni che zittiscono i miei sogni.

 

Ho visto splendori carichi di labbra

vagare tra le nuvole

senza rotta, verso i tuoi occhi.

Quali frutti tiepidi germinano da essi

al calore delle tua bocca assente!

 

Quale cielo sorto dalla notte

è il tuo corpo!

 

 

 

 


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