Ferite
L’ho dimenticate quelle mani sporche
che scavavano tra le mie gambette
(mi hanno resa sorda all’amore)
m’hanno portato nel silenzio interno
delle costole
e non c’era sapone, niente acqua
per lavare via
l’ombra sporca sulla pelle, la pelle impaurita
di carezza
che ha il volto mostruoso di satana.
Il mio biancore immenso mi rende luce
tra quel nero
e mi avvolge nel mio stesso bene.
Questo bene ho per combattere,
quella pura essenza di bambina,
quegli occhi aperti e il pudore
tanto, tanto il pudore di sentirmi profanare.
Niente reggerà il peso del mondo
atomi più grandi delle molecole
ognuno trova poi il suo riparo,
quel luogo sicuro e sacro dove
non sentire
Cinzia Marulli Ramadori - inedito
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