(pensando a L.)
Che la sofferenza ed il dolore siano cose di tutti, ovvero che possano affliggere chiunque, indistintamente, senza preavviso, pare cosa, se non giusta, almeno "democratica".
Ma vi sono persone che sembrano nate quasi solo per patire, per non conoscere veramente cosa possa essere la felicità, semmai sentirne parlare, sognarla, ma avvicinarla no ... persone la cui unica colpa è quella di essere, per natura, fragili. Persone che da sempre camminano in punta di piedi per non disturbare, per non infastidire, per non essere di troppo ... persone per cui il mondo è inspiegabilmente troppo grande, e si perdono dentro sè stesse. Non chiedono, non pretendono, si imbarazzano e ringraziano mille volte se le si dona una gentilezza, una semplice attenzione.
Non v'è spiegazione al male fisico, ossia del suo colpire uno piuttosto che l'altro, certo nessuno lo merita, ma è istintivo cercarla una ragione, ed allora ci si appella magari a teorie filosofiche, credo religiosi, fedi e misticismi vari, arrivando fino a pensare che il male che fai ti torna sempre (si dice anche per il bene, invero), e allora siamo tentati a giustificare, o almeno a spiegare, certi malanni successi a taluni individui, come se fossero punizioni divine per loro colpe o per loro malvagità ... sarebbe una spiegazione forse insulsa, ma avrebbe almeno le sembianze di una logica.
Ma se quelle punizioni, quei castighi crudeli, perché tali inesorabilmente appaiono, si vedono inflitti a chi ha la sola colpa di stare al mondo ed al mondo ha sempre e solo sorriso, allora quei dolori sono amplificati dall'assenza di un perché, da una pur minima ragione, condivisibile o meno. Non v'è ragione, risulta inutile e oltremodo dannoso cercarla una ragione, certe cose avvengono. Punto.
Quando si nasce entriamo irrimediabilmente in un'urna, di cui l'unica certezza che abbiamo è che prima o poi ne usciremo (a ben pensarci, in un urna torneremo. Sarà un caso?). Nel frattempo, partecipiamo inconsapevolmente ad una gioiosa o fatale lotteria, ove non ci è dato modo di sapere se verremo estratti e, nel caso, nemmeno quale sorte ci spetti. Intanto sbattiamo da una parte all'altra tra miliardi di altre creature più o meno consapevoli del gioco. Non c'entra nulla il destino, non abbiamo numeri stampati sulla schiena e non esiste alcun eterno programmatore di vite umane. Si vince o si perde perché si vince o si perde. O si passa l'intera esistenza semplicemente a girare.
Non c'è spiegazione al male che ti prende. Se non il fatto stesso di esistere.
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