dopo aver conquistato lustri
in libertà di sangue e cartellini
cifre da disavanzi
avanzi da
ricucinare in maniera proponibile
ho risparmiato inesorabilmente
il fiato di accensioni
ho dato fondo agli anni cherubini
altre che andavano in carrozza, io no,
sempre appiedata.
e all’improvviso scalpita una voce
reclama l’attenzione
- noi che vestiamo nuvole d’inverno
e raggiere di sole nei capelli
dice
noi delle fisarmoniche francesi
noi?...
__sì proprio noi__
mi guardo intorno e vedo
l’ala della finestra a nord tremare un attimo
il lembo di una vita trattenuta
tendaggio approssimato
e dimmi, dimmi allora
si tratta dei conteggi usucapione
se l’hai dimenticato
siamo giunti agli sgoccioli, devi recuperare
ogni strappo ogni lingua ogni registrazione
((((sonora))))
e
non ti sembri strano, anche gli slip-triangoli
in quiescenza. Ma c’era poca cera
non feci in tempo a dare forma al cuore
che già vennero a prendermi le foglie
in veste di guerrieri
un autunno di neve precoce
__non hai occhi di verde, tu non hai
che gli occhi__ Infatti, chi se ne accorse mai?
restituisco tutto
ecco
riprendetevi il fondaco, il giardino
le masserizie e i davanzali a rose
loro fresche da dio
io che avvizzisco nottetempo e il giorno
mi spia dalle finestre
assassinandomi alle spalle
lentamente lentamente lentamente
ma poi chi siete voi?
sempre nei boulevards di foglie morte
a cantare d’incensi e di coriandoli, bautte
scontornate di visi_________ solo quelle
a me lontane come le piramidi
passavate nei vicoli festanti, voi che di voci
adesso sorprendete il mio silenzio
e vi pare che basti una promessa ancora
a farmi fessa. E no, basta con permute e riscatti
ho cicatrici fuori e dentro il corpo
e se non vi bastasse
ho fabbricato in anni taciturni la bandiera
del mio nulla a pretendere
bianca.
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