Attesi qualche anno prima di farlo
da quando avevamo iniziato a farlo.
Perché quando lo facevamo
c’era come un’ombra che non capivo,
un’ombra che scompariva
nella sazietà del dopo.
La verità che si svela velandosi
mi era sempre sembrata
un meschino espediente da teatro.
Ma, del resto, perché il vero
non dovrebbe essere piccolo
per i piccoli, immenso per i celesti?
Così quella volta, nel tempo dovuto,
quando sentii che il piacere
dalle viscere dell’ignoto
saliva alle nostre
prossimo a dispiegare del tutto le sue ali
nella luce buia intorno al nostro amplesso
seppi
che dovevo chiamarti col nome di tua madre
e che tu mi avresti risposto
chiamandomi col nome di tuo padre.
E fu proprio questo quello che accadde.
Allora le ali furono completamente aperte
e il volo che prima si interrompeva alle pendici
guardò fiero dal cielo il picco più alto dell’Eden.
Il tempo aveva scelto per noi
un’ansa nel suo fiume
e da quella volta ci bagnammo
sempre in quella stessa acqua,
sangue dissepolto che si era
evocato, trionfante, per revocarci.
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