Corro sotto il sole
con 40 gradi all’ombra.
E’ il 15 luglio del 2007,
sono le 13 e pochi minuti.
Hugo von Hoffmansthal
morì an einem Schlaganfall
als er zur Beerdigung seines
Sohnes aufbrechen wollte
nel 1929 in questo stesso giorno.
Siamo solo noi due, io e il sole,
e non sappiamo niente l’uno
dell’altro e nemmeno Hugo
sa niente di noi e di tutto il resto.
Nemmeno ci è dato sapere
cosa ci facciamo così sospesi,
uniti da incommensurabili raggi.
Ma il mio sudore
dà un senso
al suo cieco calore,
questo a sua volta
dà un senso
al mio disperato amore,
mentre al colmo dello sforzo
decido di fermarmi un po’
con le braccia levate
e di adorarlo il sole
perché bisogna affrettarsi:
mancano solo pochi
miliardi di anni alla sua,
alla mia estinzione.
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