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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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Una vita nel deserto

Poesia

Mario Vierucci
Editrice Montedit (Milano)


Recensione proposta da LaRecherche.it

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Pubblicato il 05/01/2008

Quando ci arriva un libro da leggere la prima cosa che andiamo a guardare è la casa editrice, quasi prima di vedere chi è l’autore, infatti pensiamo che sia molto importante l'editore e la serietà con cui effettua la selezione dei testi da pubblicare. Le edizioni Montedit ci hanno fatto una discreta impressione di serietà, se non altro sul loro sito internet troviamo, riportate con una certa chiarezza che non guasta, tutta una serie di avvisi su quello che un autore può chiedere e aspettarsi da una piccola casa editrice e tutti i punti importanti di un contratto di pubblicazione.
Della editrice Montedit abbiamo letto soltanto questo testo “Una vita nel deserto” di Mario Vierucci, e possiamo dire che la proposta è di buona qualità, si tratta di un poeta e scrittore livornese di 72 anni. Nella presentazione del libro si dice che ha iniziato a scrivere da alcuni anni, poesie e racconti in forma poetica; ha partecipato a vari concorsi letterari ottenendo apprezzabili riconoscimenti.
Ci pare che Vierucci, abbia superato la prova dello scrittore, in questa raccolta, divisa in due parti, ‘poesie’ e ‘racconti’, si trovano svariate gemme poetiche e azzeccate soluzioni narrative. Si ha la sensazione di essere proiettati in un mondo fantastico in cui si materializzano i personaggi ed i paesaggi, le persone, gli eventi, il paesaggio, tutto concorre a creare una unica grande dimensione poetica: la notte, l’aria, il mattino, il fiume, i raggi del sole, il deserto, la luna, i profumi d’Oriente, il cielo, il tempo, gli anni, i colori, i sentimenti, tutto si materializza intorno al lettore grazie alla starordinaria forza narrativa di Vierucci che vorrebbe quasi ad ogni costo obbligarti ad entrare nel suo mondo fantastico che pare avere radici in desideri coltivati segretamente e molto profondamente: “Qui seduto, fantastico ed allungo il mio sguardo / su una distesa d’erba che simula il mare”, e ancora: “Era lì, tutta nera e ornata di conchiglie bianche: / pareva che per lei cantasse la luna tanto era bella / nelle sue vesti di seta”. Ma dal sogno si torna sempre alla realtà, la dolce notte passa: “Poi arriva l’alba / e nel nulla svaniscono le diafane ombre dei miei fantasmi”.
Si avverte un Vierucci veramente innamorato della vita, traspira da tutta la sua opera la sinfonia della vita con i suoi multiformi colori orientali; ma si sa che l’amore, ogni amore, va pagato, e il dolore del tempo che passa è il pegno per la gioia di vivere: “Allora guardo il cielo e dico sottovoce: resta ancora con me dolce vita, con il mio cuore che non s’arrende, con le mie labbra che sorridono, con i miei occhi che piangono”.
Anche la noia, nel mondo poetico dell’autore, è qualcosa che porta con se nuovi scenari, è dinamica, e induce a cercare oltre il contingente, a vedere la novità della vita che arriva sempre anche nella ripetizione ciclica e apparentemente banale della vita, ci sarà sempre una musa dentro di noi, che non aspetta altro che donarci nuove visioni, nuove armomie, a noi spetta soltanto di saper accogliere con sensibilità quel tocco leggero che la vita saprà donarci, quella piccolezza che pare sfuggire a causa della sua invisibilità ma che porta con sé la novità: “Quando s’annoia il cielo delle stelle, / s’alza la luce del giorno / e con un alito di vento / m’accarezza premuroso un soffio di poesia”.

Ci pare anche giusto dare alcune indicazioni all’autore relative più al lavoro formale di scrittura. Consigliamo mettere un rigore maggiore sul versificare, la poesia (intendendo anche il racconto poetico), il verso poetico, ha esigenze che il racconto in se non ha, ci pare che il testo, poetico, vada un po’ snellito, forse un eccessivo uso di congiunzioni tende a intasare, in alcuni punti la snellezza, delle belle intuizioni contenutistiche.

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