L’odore del vino, in strada, le barche in rada, e ferme
La tua bocca, i Capelli azzurri
I sussurri che non vedo
Mentre credo nel mio cammino.
È vicino il giorno dei lunghi addii
Delle mani calde, bagnate dal sole
E muore la mia penna sulla carta stamattina
O prima che ti svegliassi nella mia memoria
Nella storia dell’amore e della vita
Davanti a queste dita, ancora una volta
Prima che crolli la mia montagna
Che bagna la tua voce, la tua rosea e leggera armonia
La mia gioia, il mio pianto, tanto forte che ne sento il peso
E, indifeso, aspetto i cavalli rossi e i pugnali
I canali, i fossi pieni di ricordi
I fiordi, stretti vicino alla mia nave
E il sole, che è sempre più lontano
La mia mano
Adesso che non mi resterà più niente
si pente di non aver scritto del fiume
Del suo fresco morire, o della finestra
O di questa strada fuori dal petto
Il tetto e i gabbiani che piangono felici
Le radici, le vie gelate
Le giornate trascorse nel dolore
Il motore delle barche sotto di me
E c’è il profumo della loro trepidazione.
Questa canzone, che gli dedicherò
ora so, che non possono sentire.
Quando l’aria antica che scende dal monte
Lungo le tegole antiche
amiche delle mie mani piene di sangue
Mi segnerà di nuovo il viso
All’improvviso,
Griderò assieme ai gabbiani
E insani sogni di libertà
Scuoteranno questa strada
Questa bella città di folli
E di molli marciapiedi in mezzo al fango
E piango…