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Estraneità

di Giovanni Viglino
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Pubblicato il 02/03/2015 12:25:02

Tu non puoi capire. Nessuno può capire.
Le persone che ci circondano credono d’aver agito bene, d’aver eseguito il copione alla perfezione; credono che tutto questo sia opera di Dio, sia stato scelto e voluto dall’Altissimo come situazione necessaria per la tua felicità. Quali livelli si raggiungono per evitare di trovarsi di fronte al mondo delle responsabilità e dei sensi di colpa. Nessuno ha colpa, perché la colpa non esiste; cos’é la colpa? È il rifugio del miscredente, dell’inetto, del superficiale, di colui che non vede altro che la sfera pragmatica e razionale delle cose, di chi non riesce ad soffiare via dalla coscienza pietre pesanti e ingombranti.
Tu non puoi capire le scelte che ho fatto, né perché, testardo e troppo intelligente, continuo a mantenerle vive. Ci sono distese di campi e cieli azzurri; piazze, vie, monumenti, persone e sogni da percorrere e inseguire, ma ti hanno chiuso in questa bolla gigantesca dove farti perire nascondendoti il vero stato delle cose; dove farti immaginare di essere in colpa per ciò che sei e farti credere che tu, a differenza mia, ce la farai; perché io non ce l’ho fatta! Io malato, pazzo, eretico, disonesto, immaturo e debole non ho resistito e ho ceduto. Ho bisogno di aiuto, ti hanno detto. Cosa non sarebbero disposti a dire e a fare pur di distoglierti e soprattutto distogliersi dalla tua esistenza, ormai tragicamente compromessa. Ho bisogno di aiuto: non ti sembra strano? Certo che non ti sembra strano, non ti può sembrare strano: non sei tu che pensi, né tu che vedi, né tu che ascolti; non sono neanche i tuoi sogni, né i tuoi desideri; non il tuo futuro, né tantomeno il tuo presente: Sei soltanto una piccola bandiera appesa in cima all’albero di una barca a vela destinata a svanire alla successiva brusca tempesta; soltanto il sorriso appassionato della vita sul volto di chi ha scelto per te la morte.
Tu non puoi capire. Non puoi capire cosa ti hanno fatto. Hanno sbagliato, han perseverato nello sbaglio, hanno fatto sì che io avessi le mani legate e non potessi aiutarti; e quando mi sono liberato era troppo tardi, perché le mani le ho trovate legate dalla natura, da un nodo troppo stretto anche per la più abile mano. E ti ho vista lentamente svanire, mentre negli occhi dei tuoi assassini ho visto brillare una luce. La luce di Dio, la chiamano; la luce del bene, della gioia, della felicità. Io lo chiamo il riflesso delle loro colpe, così manifeste all’occhio mio mestamente socchiuso e piangente il tuo corpo invisibile.


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