Pubblicato il 16/06/2012 11:19:30
Bisogna cogliere l'elemento architettonico, il taglio di un palazzo e la sua fuga verso il vuoto della notte per comprendere la fine della città, un tavolino dinanzi a un bar deserto una sigaretta e due gambe accavallate. Sembra tardi, sembra tardi a qualsiasi ora in questa silenziosa periferia, oltre l'angolo finale del paese sembra spargersi la fine del mondo e l'ispirazione è come questo vento che solleva un angolo della tovaglia, passa sempre e scompare nel buio. - Ehi, non mi avevi detto che lavoravi qui. - Eh, non l'ho detto a nessuno. - È un posto tranquillo. - Già. La maggior parte delle sere è così. - È inverno pieno ma sembra un'estate dimenticata. - Sembra, sì. Qui finisce la città. Qui è il presente, il futuro del passato. Qui finisce tutto e alla fine di questa strada c'è soltanto l'immensità cosmica che si rigenera in eterno come l'impasto del pane. Non preoccupatevi. Andate a dormire. Ve lo guardo io, per questa notte, il mondo.
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