Per l’occasione ho voluto rivedere i quattro film della saga, analizzare a caldo i paradossi temporali e valutare la collocazione di questo nuovo Terminator all’interno della saga.
Sono passati trentuno anni da quando James Cameron, nel 1984, creò l’universo di Terminator con il primo film del franchise. Nonostante l’enorme successo e la conferma del film a cult indiscusso, negli anni a seguire la saga non è mai riuscita a riottenere il clamore dell’originale, perdendone sempre più in un climax discendente di seguiti dal dubbio gusto di critica e pubblico.
Terminator Genysis si ripropone come secondo rilancio del franchise (dopo l’odiato Salvation) , con il suo tentativo di accattivarsi ,in modo piacione ed essenziale , i fan di vecchia data. L’effetto nostalgico, però , non riesce ad elevare Genysis a degno erede dei primi film Cameroniani che vede una cristallizzazione dei primi fasti della serie.
Questi richiami - talvolta maniacali nel ricostruire le inquadrature dei film di Cameron – sono uno spunto positivo ; rilettura contemporanea di quelle immagini che sono diventate storiche per il franchise. Spunti, però , che non germogliano in uno sviluppo avvincente, né tantomeno in scelte narrative minimamente colte da coerenza.
Volendo soprassedere ai consueti paradossi temporali che da sempre convergono con il fascino delle vicende del futuro e del presente, non si possono denotare questi spostamenti nel tempo che giungono al punto di disorientare lo spettatore. Nei primi venti minuti la trama riprende i fatti del futuro di John Connor (Jason Clarke), della guerra delle macchine ormai giunta al termine, e di come queste ultime per assicurarsi la sopravvivenza mandino indietro nel tempo un Terminator per evitare la nascita del leader della resistenza , con il consueto e analogo invio nel passato di Kyle Reese (Jai Courtney) ; il primo episodio viene dunque “utilizzato” come punto di partenza per Genisys per costruire un nuovo continuum-spazio (anche se nessuno sa come e perché).
Il 1984 costruito da Alan Taylor vede una Sarah Connor (Emilia Clarke) già pronta e armata fino ai denti, sostenuta da un T-800 (Arnold Schwarzenegger) mandato indietro nel 1973 per difenderla da un altro Terminator. Kyle Reese si ritrova in una situazione estranea, confusa, che riscrive l’intera saga cancellando virtualmente i contenuti degli ultimi tre film. Un vero e proprio retcon. La storia viene nuovamente mutata quando Kyle e Sarah vengono inviati nel 2017 , per evitare il giorno del giudizio “alternativo” , ad opera di Genysis , nome in codice di Skynet.
Ricordi di un passato mai vissuto (da parte di Kyle) ; la trasmutazione di John Connor (avvenuta in modo misterioso e senza alcun senso temporale) ; i personaggi ombrosi (che si suppone verranno rivelati nei sequel) che spediscono il T-800 nel 1973 : molti sono gli elementi che vengono amalgamati e dati per scontati ma per nulla spiegati, come elementi superflui al corretto svolgimento della narrazione. In definitiva il film di Taylor rimane completamente irrisolto : un’orchestrazione degna per una colonna portante mancante dell’intero film.
Quel che colpisce è la perdita di tragicità che aveva accompagnato gli altri capitoli, non si percepisce quella disperazione dei primi film – in particolare del secondo- che accompagnavano magistralmente lo spettatore in una sensazione di perenne tensione ; in questo film tutto questo è messo da parte a scapito di un’eccessiva e forzata autoreferenzialità e citazionismo che sfiora la parodia, condito da gag comiche di dubbio gusto.
Anche il cast viene percepito come mal-assortimento , su cui in primis colpisce la nuova Sarah Connor. La Clarke si presenta come ragazza troppo formosa , complice di battute e sketch che non hanno nulla a che vedere con il saldo e rude personaggio creato da Linda Hamilton ne “Il giorno del giudizio” del 1991.
Jason Clarke nel ruolo di John Connor spicca assolutamente tra i più credibili , rispetto a quelli proposti fin’ora nei vari film anche se ,tuttavia , non lascia una traccia gloriosa nella determinazione del personaggio, (SPOILER) - complice anche la sciagurata scelta narrativa di tramutare il tanto acclamato messia in macchina a servizio delle macchine.
Jai Courtney si presenta come un Kyle Reese un po’ palestrato , quasi come potesse essere lui stesso un T-800, e a parte questo, l’attore esegue il compitino senza particolari sterzate drammatiche per il personaggio.
Schwarzenegger è uno degli elementi nostalgici, su quale è impossibile giudicare la prova attoriale che in questo caso trascende vista l’importanza della presenza dell’originario T-800. Il sorriso sforzato, a cui ci abitua durante la visione del film, risalta metaforicamente come coscienza di un capitolo realizzato con molte speranze (quella di fare cassa) tramite il confezionamento di un “normale” film d’azione ricco di elementi autocitativi .
Non è possibile trovare in Terminator Genisys un capitolo della saga che rinnovi la passione dei film di Cameron, né delle innovazioni narrative convincenti, che più che accostare nuovi fan sembra definitivamente allontanarli.
Una saga ormai “vecchia ma non obsoleta”!
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Piero Passaro, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.