Pubblicato il 12/07/2015 00:03:28
Se è vero che l’Ottocento può ritenersi il secolo di “prosa”, come affermò Gianfranco Contini nella sua Letteratura italiana, e se il Novecento può essere definito come un’epoca dove in qualche modo la poesia ha dato il meglio di sé, - si pensi ai tre Nobel per la poesia, Carducci, Quasimodo e Montale -, nonostante la crisi apertasi al suo interno, che avrebbe portato ad una costante e progressiva disaffezione dei lettori (altro discorso è per la pletora di chi scrive in versi), il XXI secolo potrebbe essere definito come il secolo nel quale la poesia tende alla prosa. Ovvero alla prosa poetica, come aveva intravisto già dal 1989 Vincenzo Mengaldo. In qualche modo è questa la tesi sposata anche da Alberto Bertoni nel suo piacevolissimo e utilissimo excursus su La poesia contemporanea uscito da poco per il Mulino. Il lavoro di Bertoni è una panoramica fatta attraverso una lettura coinvolgente dei passaggi più salienti della poesia del nostro tempo, mettendo sotto la specie della critica alcuni dei poeti più rappresentativi della contemporaneità, con l’intento di consegnare ai lettori di poesia e soprattutto agli autori di poesia, ma con un linguaggio appetibile anche per i non addetti ai lavori, un qualche canone di partenza per poter ritornare alla poesia con una consapevolezza, che in qualche modo si è persa nel metodo fai da te. Lo scopo di Bertoni è difatti quello di tentare non una storia della letteratura, che non potrebbe essere, come è, incompleta, dal momento che in questo libro non vengono passati in rassegna molti altri nomi autorevoli della poesia contemporanea, ma di aspirare ad una “realtà processuale” di alcuni spaccati di vita letteraria, dalla quale emerga come oggi la poesia non possa essere legata ai solipsismi, avendo invece la necessità di avere un qualche canone, un qualche valore di congiungimenti e tramandi, che in una liaison di presente e passato possano creare un futuro per la poesia e per i poeti. Un futuro fatto di relazione, di partecipazione, di comunità, di vita e quindi anche di scrittura, ai fini di una condivisione che non può non essere umana. Ingredienti tutti che Alberto Bertoni ha ben passato in rassegna nell’analisi capillare, per quanto sintetica, di tutti gli autori messi al vaglio, ad esempio dei quali ricordo uno dei favoriti di Bertoni, e anche mio, Giovanni Giudici, che con la sua vita in versi ha cercato di parlare del mondo della vita degli uomini con un piglio non solo estetico ma soprattutto etico, come fece anche Leopardi, che nella Ginestra “ci invita a credere ad una storia fatta di partecipazioni umane e di resistenze singole affondate nella coscienza del proprio esistere”. Un mondo di relazione, di partecipazione esistenziale e comunitaria nel mondo della vita, soprattutto nel momento storico attuale, in cui imperano individualismi e relativismi, lascia ancora una volta pensare quanto sia importante una poesia che sia anche, se non soprattutto, personalista. Alberto Bertoni, La poesia contemporanea, il Mulino, 2012, € 14,00 AVVENIRE, 18 settembre 2012
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