Pubblicato il 29/01/2011 15:31:56
"Sono nata il ventuno a primavera"...
E rigiravo il libro fra le mani. Il silenzio scendeva nel mio animo, ma non ho potuto resistere ed ho scritto una piccola cosa per la Poetessa, nata a Primavera, come i fiori, le farfalle, l'amore.
"Piu' bella della poesia e' stata la mia vita".
Una vita ricca di sentimenti, un cuore grande , immenso che fa sentire il lettore a suo agio nel bene e nel male, poiche' i versi della Poetessa, sono la sua stessa vita e la nostra vita con quella gioia frizzante, quei picchi di euforia , quelle cadute dal tono sommmesso per un dolore che chiude come bozzolo e che si porta sulle spalle ,come Gesu' la sua croce, sapendo che e' condizione del vivere. E come per il Maestro si leva anche il grido, la protesta, l'inadeguatezza a poter sopportare tanta sofferenza.E' per questo che la sentiamo vicina, parte del nostro mondo interiore, ma ache cosi' vicina nella quotidianita'. Se l'amore , esaltante , l'eros che si manifesta in tante forme, esiste come materia viva ed incandescente, come magma che si spande silenzioso e penetrante, lo colgo nella sua voce sussurrata, nel suo aspetto accogliente e semplice, in quel suo mettersi alla tastiera e suonare col sorriso appena accennato, un volersi donare agli altri come una madre che spezza il pane e lo da ai suoi figli, a quei figli che le vennero tolti e che causarono tanta disperazione nel suo essere.
"non mi sono ammalata per amore di un uomo, ma perche' mi hanno tolto i figli"
Era a Taranto in quegli anni '80 la Poetessa , viveva una situazione molto difficile, per cui se da un lato l'ambiente naturale, l'atmosfera mediterranea , la nuova passione per il suo uomo, l'affascinavano e la trattenero per diversi anni in questa citta' cosi' simile alla Grecia, al mito, a quelle distese di ulivi che fanno pensare al Getsemani, alle bianche betulle sovrastanti i nostri liti, d'altra parte l'amarezza di una situazione famigliare non felice, la conseguente recrudescenza dei suoi momenti bui, l'inducevano a sentirsi ancora una persona scomoda, rifiutata, Ma la sua tenerezza per la nostra terra, l'angoscia di doverla abbandonare e mai piu' rivedere le dovettero sembrare davvero un esilio, duro, accettato come fatalita' ed il sogno del lo Ionio, l'ultimo canto, certo il piu' bello.
Non vedrò mai Taranto bella non vedrò mai le betulle né la foresta marina; l’onda è pietrificata e le piovre mi pulsano negli occhi. Sei venuto tu, amore mio, in una insenatura di fiume, hai fermato il mio corso e non vedrò mai Taranto azzurra, e il Mare Ionio suonerà le mie esequie
Amo moltissimo la poesia di Alda Merini, da sempre, una voce spontanea e dominata dalla natura di donna e di artista, libera, scevra da qualsiasi remora che non sia la naturale eleganza che la poesia dona.
"la poesia e' un dono che mi e' stato dato."
Per questo e' una voce inconfondibile, che nessuna scuola puo' incanalare, esuberante come un sentire connaturato che a volte straripa, altre volte e' tenero e fanciullesco, sempre vero e genuino. ...
Tu che passi fischiando lungo i tuoi rivi di tua vita che guardi l'erba e la falce con divina sapiensza, ascolta chinato sulla terra e' forse il fiore della tua rivolta. ..................................................... non sono soltanto virginali a volte le fanciulle che anche i vecchi hanno palpiti d'amore racchiusi nelle rimembranze.
Questo desiderio di amore, di fratellanza ispirata alle pagine piu' belle ed essenziali del Vangelo, questo saper che solo la pace e' il fine dell'uomo, da parte di una donna che ha vissuto con caparbieta' l' emergere dalla palude dove i fatti della vita l'avevano gettata piu' volte, con la purezza dei bambini, che tanta parte hanno nel suo canto, a cui ella affida il sentimento, e' il segno piu' personale della grandezza della Merini. Si puo' fare ameno di tutto, ma non dei sentimenti. Se questo e' per i comuni mortali, e' un'esigenza primaria per un poeta cosi' come i sofferenti, i dimenticati, gli emarginati sono coloro in cui trova luogo l'amore.Quello che da e non chiede.La solidarieta' che fa , anche dei manicomi, luoghi terribili si, ma anche luoghi in cui l'essere umano porge la mano ed aiuta l'altro.Dal dolore paralizzanre, cupo,non nasce nulla, ma dalle risorse che l'uomo trae dal dolore, sorge la spinta verso il prossimo. Un mondo a se' stante,quello dei folli, che piu' volte la poetessa ha difeso e assolutamente separato da quello esterno. Al bambino , innocente, in cerca della sua meraviglia,dedico' una delle sue espressioni piu' felici:
Bambino, se trovi l'aquilone della tua fantasia legalo con l'intelligenza del cuore. Vedrai sorgere giardini incantati e tua madre diventerà una pianta che ti coprirà con le sue foglie. Fa delle tue mani due bianche colombe che portino la pace ovunque e l'ordine delle cose. Ma prima di imparare a scrivere guardati nell'acqua del sentimento.
Allo stupore del non sapere ancora:
Tu non sai: ci sono betulle che di notte levano le loro radici, e tu non crederesti mai che di notte gli alberi camminano o diventano sogni. Pensa che in un albero c'è un violino d'amore. Pensa che un albero canta e ride. Pensa che un albero sta in un crepaccio e poi diventa vita.
Te l'ho già detto: i poeti non si redimono vanno lasciati volare tra gli alberi come usignoli pronti a morire.
Il sentimento delle persone umili, provate, e' la vera ricchezza del cuore che rende libero l'artista , a volte lo fa sembrare strano, sopra le righe:ma sono atteggiamenti che ancora di piu' denotano il suo essere per le cose essenziali, l'arte per l'arte, la vita per la vita stessa. Ed allora la vanita' di donna in quei fili di perle intrecciate al collo, gli scialli colorati,vistosi, i capelli scompigliati , la sigaretta tra le dita, il nudo come offerta di se', civetteria,sfida forse, la vita tra le strade di Milano , confondendosi ad attori, cantanti, con modestia, ma consapevole del valore suo e di quello degli altri. Amava molto la splendida "luci a san Siro", forse ritrovava in quella storia, la propria, fatta di giochi d'amore, di abbandono , di luci che si spengono, di ventanni nel cuore. E chi non si e' ritrovato in quella bella canzone ?.
E' andata via al tramonto di una giorno di novembre , mentre su Milano calava la sera , una sera di festa per molti, di ritorni a casa, mormorando forse la sua ultima preghiera, come ogni sera.
Così Proserpina lieve vede piovere sulle erbe, sui grossi frumenti gentili e piange sempre la sera. Forse è la sua preghiera.
Aveva lasciato una poesia bella, consapevole che quel tormento dello spirito e del corpo sarebbe finito e presto.
Ecco per te il mio requiem senza parole con la bocca piena di erba e di felci azzurre ecco il mio requiem della corifera che non è creduta, della Cassandra che è vilipesa magnifico esempio di segreta impresa
tu solo mi esalti e mi incanti perché sei colui che non si può prendere ed essendo fermo sulle rive del Gange in perenne contemplazione aspettando che passi la pagliuzza d’oro della conoscenza e dell’era eterna tu che sei scaltro più della pietra e più duro del sasso e che pensi perennemente pensi alle ere pitagoriche e che veneri Socrate e che infine sei Paolo di Tarso atterrato dalla fede infinita ebbene io ti disarcionerò dal tuo cavallo d’amore filiale desiderante farò di te un martire dell’ombra perché il segreto della tua tristezza è l’ordine e il disordine delle cose create perché io non sono dissimile a tua madre a Cerere eterna
e infine sono anche la primavera che si mette sugli alberi insieme alla rugiada e tu ami la rosa della vergogna che mi trovo appuntata sul petto e tu le esalti e le scorri con le tue dita feconde.
Potessi così capire il mio desiderio che si apre il fiore della carne infinitamente bella e trovarvi dentro il seme insaziabile dell’amore e dell’ebbrezza potessi sprezzante te spargere sangue insieme disseminare la discordia degli abissi perché sei il murmure pieno e il precipizio delle albe e perché infine tu conosci il senso della bellezza.
Io aborro pensare ma aborro anche muovermi nel caos infinito.(Alda Merini)
___________Nicole
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