Pubblicato il 09/01/2009 16:22:45
Briciole di rosa (Mal d’amore – Parte II)
Ed è già passato un altro anno, così Con la tipica inesorabilità delle cose Che ci lasciano perplessi ed interdetti Da qualche parte, semplicemente Ed io Io sono sempre qui Abbandonato sul mio letto disfatto E dimenticato dal tempo stesso In quel passato Che mi ha tolto tutto Tutto quello che allora possedevo E addirittura la mia anima Che è evaporata, silenziosamente In quell’aria viziata e pesante Nella quale io stesso mi ritrovo Puzzo d’abbandono e d’arresa Che grava sul vulnerabile terreno squartato Di quello che era la mia anima, allora Ferite senza limiti né confini Che il tempo stesso, da gran dottore Non ha saputo guarire La vecchia rosa rossa Che mi sorrideva un tempo Là, dal mio comò È marcita di disperata attesa E sono sparse sue briciole sul lurido pavimento Sul quale feci ripetutamente l’amore, io Tracce di passione consumata Sento ancora oggi E profumi di gemiti lontani Pervadono la mia mente Accoltellandola Senza alcun ritegno né vergogna In uno spasmodico orgasmo triviale Di cui ignoro il senso Mentre quella lettera d’amore Che io stesso strappai Furioso e pazzo per quello che avevo perso Giace ancora là Come indelebile testimone In mille pezzi Che emettono caldi afflati Di rassegnazione dovuta In presenza di una felicità appena sfiorata E non goduta pienamente mai – mai Le mie mani Sono svigorite dall’unica cosa rimastami Un freddo carico di tensioni negate E di parole inespresse e seccate in gola E di possibilità negate in maniera assoluta Ed il cuore Il cuore non può che battere forzatamente Con respiri carichi di vita non vissuta O vissuta troppa intensamente, forse Per un’illusione Travestita da splendente speranza Ed una punizione Nascosta dietro ad un bianco sorriso E il grezzo desiderio di carne Mascherato da un’eterna promessa d’amore E dietro a tutto questo cosa c’era? C’era una semplice fame Di carne fresca e debole e sensibile Con lo scopo di violare la profonda intimità Di chi uomo ancora non era E di turbare e poi infrangere i sogni colorati Di chi aveva la testa immersa tra le dolci nuvole ancora E di rubare infine quel prezioso dono della vita A chi poi è rimasto qui, come un cadavere Senza sogni né speranze Senza richieste né pretese Privo di un’anima Con la quale volare al di là Degli spazi della propria consapevolezza Dove l’immaginazione fa da regina E la libertà è l’aria che si respira Privo di un cuore Col quale poter assaggiare il sentimento Laddove tutto è niente e viceversa Con farfalle che s’intrecciano, meravigliose Su note che richiamano piacevoli nostalgie Dai polverosi armadi delle nostre sensazioni Ma ora Ora dov’è finito tutto ciò? Io – disteso sul mio letto In un mutismo incosciente Vedo solo un orizzonte nero, là Che mi inghiottisce in se stesso Come l’antico richiamo della morte Dove la natura stessa non esiste più E tutte queste parole pronunciate Non hanno alcun senso per me Non ci sono significati, qui ed ora Né tantomeno suoni Io – affogato tra muti silenzi Solo freddo è quello che percepisco Ed intorpidimento della carne violentata E le briciole nere di una rosa spirata Ed i pezzi Di quella che era una lettera Di quello che fu un cuore Laddove ora L’amore non c’è più, oramai No – lo so bene L’amore non c’è più, oramai.
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