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Le lingue e le etnie in Italia

Argomento: Società

di Danilo Mar
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Pubblicato il 27/01/2011 07:29:37

Le lingue e le etnie in Italia

Se esistono lingue diverse dall'italiano, parlate nella nostra penisola, è perché queste lingue sono state importate dai Paesi d'origine. È pacifico che se io me ne resto a casa mia, nessuno conoscerà l'italiano, ma se io mi trasferisco nel Burundi con altre 100 famiglie, ecco che l'italiano comincia a farsi sentire e col passare degli anni, col crescere della comunità italiana, diventerà sempre più una lingua parlata in Burundi.

Questo banale esempio è per dire che all'origine c'è sempre un " trasferimento" di genti, dall'uno all'altro stato. E il trasferimento può avvenire per diversi motivi: commerciali , militari, culturali e per spontaneità. C'è anche un altro motivo, meno nobile ma sempre il più diffuso: l'occupazione.

E vediamole queste etnie in Italia.

L'etnia albanese
Fu Alfonso I d'Aragona che, nel XV secolo favorì la venuta degli Albanesi nel Regno di Napoli. L'insediamento albanese continuò incessantemente fino al XVIII secolo e agli inizi del 1900 vennero istituiti anche due vescovati obbedienti al rito greco-ortodosso; uno in Sicilia ed uno in Calabria. Questo per dire quanto forte era la presenza albanese.

La lingua albanese, l'Araberesh, a cavallo dei secoli sopra citati (XV - XVIII) ebbe un grosso sviluppo anche letterario grazie al De Rada che pubblicò ampie raccolte di canti popolari, novelle e tradizioni popolari del popolo albanese, nel rispetto della sua convinzione che l'Italia doveva essere unita sotto i Savoia, tant'è che partecipò al Risorgimento italiano.

Oggi la comunità albanese in Italia, a causa dei notevoli cambiamenti ambientali politici di tutto il sistema Europa, ha subito delle trasformazioni e, abbandonate le campagne, oggi si sono insediate nei grandi centri urbani. Ciò ha comportato una perdita dell'identità linguistica Araberesh, a vantaggio di in linguaggio che risente degli altri insediamenti slavi
Accasatisi da noi.

Il nome Arberesh deriva da Arberia, che era il nome della prima comunità albanese stanziatasi in Italia. Secondo i dati ISTAT relativi al 2001 (il prossimo censimento lo avremo nel 2011, ovvero in tutti gli anni confinale 1), la comunità albanese presente in Italia e in regola con le nostre leggi, conta quasi 100.000 unità e circa 80.000 si riconoscono nella lingua Araberesh.

La loro presenza - a macchia di leopardo - interessa la Campania, la Lucania, il Molise, la Puglia, la Calabria e la Sicilia.

Sono attive molte associazioni culturali italo-albanesi, e si stampano anche opuscoli che vengono distribuiti tra le comunità censite. Sono opuscoli, meglio dire giornali, che parlano delle loro comunità e mantengono i rapporti con la madre patria. E che rientrano nella legge per l'editoria per cui accedono ai finanziamenti pubblici!

I brigaschi
Dobbiamo andare indietro fino al 1582. Dovete sapere che in quel tempo, i Conti Liscaris di Ventimiglia, godevano della possibilità di governare su uno stato tutto per loro. Non deve meravigliare la cosa perché anche in Umbria - e ci risiamo - esisteva uno staterello indipendente ed era la Indipendente Repubblica di Cospaia , situata nella punta nord dell'Umbria, poco distante da San Sepolcro. Quindi se esisteva in Umbria, non vedo perché non ne dovessero esistere altre.

E torniamo al 1582. I Conti Liscaris cedono alle lusinghe savoiarde e donano agli eredi di Biancamano lo staterello su cui governavano.

Il trattato del 1947, subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, non portò a grandi modifiche quella parte di confine, se si eccettua il passaggio del Col di Tenda e di Briga alla Francia.

E saltiamo ancora al 1582. Quelle persone che abitavano lo Stato dei Liscaris - che a loro volta si erano trasferiti a Ventimiglia, a godersi quello che i Savoia avevano loro promesso per come erano andate le cose - quelle persone, dicevo, pur ora facente parte del regno dei Savoia, mantennero la propria lingua. È una lingua che si rifà all'occitano e che ha ripreso vivacità negli anni '80 allorché fu fondata una Associazione culturale - A Vastera - cui fece seguito anche una rivista, che ancora si stampa, "R ni d'aigura".

I Carinziani
Vivono nel comune di Timavo, in Carnia, nella Val Canale. Da sempre sono lì e vivono con le loro tradizioni e i loro usi, tranquillamente, non hanno Associazioni con la Regione Friuli e non hanno giornali. Il loro numero è molto limitato.

I Carnici
Questo gruppo linguistico è una anomalia tutta italiana. Eh si perché sono italiani a tutti gli effetti, parlano italiano - considerate che sono 40.000 e solo 1.000 parlano un dialetto tedesco! Ovvero il 2.5 percento!

Il dubbio che mi assale è che qualcuno vuole lucrare sulla legge 15/96 e successiva 482/99 che parla di tutela per le minoranze linguistiche. Io capisco le minoranze ma che il 2.5 percento sia quota da tutelare mi fa sorridere! Non si possono dare percentuali così…come fossero quisquiglie! Bisogna motivare e dare dei parametri. Perché un 2.5 percento su 1.000.000 ha una valenza numerica,ma su 1.000 fa ridere come fa ridere su 40.000! m per favore!!
Anche questi sono misteri italici!

I Catalani ad Alghero
Ad Alghero, splendida città sarda nel versante ovest dell'isola, su 32.000 abitanti, circa 20.000 parlano il catalano.

Tutto comincia nel 1323 quando Alfonso D'Aragona comincia l'occupazione della città. Alghero, fedelissima di Genova, non restò passiva ma lottò strenuamente e solo nel 1353 (dopo 30 anni) le truppe di occupazione entravano ad Alghero.

Ma nonostante la sconfitta e la dura occupazione, i cittadini di Alghero sfruttavano ogni pretesto ribellarsi agli occupanti. Le continue rivolte degli abitanti di Alghero indussero il re "Pietro il cerimonioso" ad espellere tutti i genovesi e i sardi più facinorosi -che erano la gran parte. Questo accadeva nel 1572. svuotata da braccia lavoratrici e da combattenti, Alghero si trovò senza forza lavoro e con i soli vecchi e bambini e le donne.

Da qui l'idea di ripopolare quelle terre con nuovi nuclei familiari e riprovare così a far ripartire l'economia della zona.

Arrivarono famiglie da Terragona, Valencia, Barcellona le isole Baleari e da altre città della costa orientale iberica. ben presto il catalano divenne la lingua ufficiale di quasi tutta la Sardegna nord occidentale.

Alghero, godendo di uno statuto speciale, divenne città ricchissima e potente ma legata fortemente alla madre patria di Spagna. E anche quando passò ai Savoia, che imposero l'italiano come lingua, la zona di Alghero mantenne il proprio linguaggio, ovvero il catalano. E ancora oggi, come s'è detto, oltre la metà degli abitanti di Alghero parlano il catalano!

Ancora oggi si stampa un quotidiano in lingua catalana: La Rivista de l'Alguer, il che la dice lunga sull'influenza che il catalano esercita ancora sulla città dei coralli. E neanche il Fascismo, che pure riportò centinaia di famiglie in Sardegna, soprattutto a Fertilia, zona paludosa bonificata dal Regime, dicevo appunto che neppure il Fascismo riuscì a sradicare il catalano.

I Cimbri
Il cimbro trae origine dal tedesco. Tra i secoli XII e XV assistiamo ad una migrazione dalla Baviera verso le Alpi e queste genti andarono a stabilirsi - per la gran parte - sull'altipiano di Asiago, altri sulle colline veronesi.

Queste comunità, in tempi brevi, ottennero il riconoscimento della Serenissima, che su quei territori comandava. Questo riconoscimento comportò - come nella logica delle cose - il diffondersi della lingua parlata dai bavaresi. Una lingua che col tempo si è "venetizzata": si può dire? Ovvero ha risentito del dialetto Veneto. Dando vita ad una miriade di dialetti. Il più diffuso è il "baiuvaro" parlato in una dozzina di comuni, mentre - ahimè - si sta perdendo il dialetto di Lucerna, sono rimasti circa in 300 a parlarlo. Si conserva bene - invece - il dialetto di Sappada.

A quello che risulta, sono attive due Associazioni Culturali, con sede a Palù di Giovo e Lucerna. L'ISTAT ci dice che i dialetti di ceppo cimbro sono parlati da circa 2.300 persone e il rischio estinzione è concreto.

I Corsi
Sono legato ai Corsi perché la famiglia di mia madre è di origine corsa ed è imparentata con quel Pasquale Paoli che della Corsica rappresenta lo spirito di indipendenza. Anche se - va detto per onore di verità - qualche errore lo ha commesso. Uno su tutti: d'essersi fidato degli Inglesi! Stramaledetti Inglesi. Mi consolo pensando che anche un altro Corso, ben più famoso, commise lo stesso errore dopo Waterlo gli dissero che lo avrebbero portato in Inghilterra ed invece lo sbarcarono a Sant'Elena, che proprio la stessa cosa non è!

Dopo questa dissertazione che nulla c'azzecca (per dirla alla Di Pietro) veniamo ala comunità corsa. Poco da dire: sono circa 10.000 e tutti concentrati alla Maddalena. Non mi risulta abbiano Associazioni culturali né giornali.

I Croati - meglio dire "Serbo-Croati".
Quasi tutti in Molise, nella provincia di Campobasso. Ma parlare di"Croati" è improprio
Arrivarono nei nostri lidi tra il XV e XVI secolo per sfuggire ai Turchi (mamma li turchi…), approdarono sulle coste adriatiche da Ancona fino alle Puglie, per poi trovare ospitalità più sicura in Molise appunto. Ad oggi risultano essere circa 3.500 e parlano un dialetto arcaico denominato Stovako. Questo dialetto si stava perdendo ma poi, negli anni '70 riprese vigore quando gli anticomunisti di Tito - allora padrone di una nazione che non c'è più: la Jugoslavia - per sfuggire alla repressione titina, ripararono in parte in Italia, andando ad ingrossare le fila dei serbo-croati in Italia.

Dopo la frantumazione della galassia jugoslava e la nascita di altri stati (Slovenia, Croazia, Serbia, Montenegro, Bosnia Erzegovina, Kossovo, Macedonia e forse ne dimentico qualcuno), ci fu una nuova ondata di profughi che raggiunsero le nostre coste orientali. Ma questa ultima ondata s'è praticamente affrancata dal dialetto originale per cui è lecito pensare che nel giro di qualche decennio si perderà del tutto!

Gli Ebrei
Non parliamo qui di minoranza linguistica, ma minoranza etnico-religiosa. Il discorso si fa complicato e ci porterebbe lontano, ma mi riprometto di tornare sull'argomento, sull'olocausto, sul problema palestinese, sulla diaspora, sul sionismo, sull'economia e su tutto quello che ancora oggi è "la questione ebraica".

Gli Ebrei in Italia sono circa 30.000 divisi in 21 comunità. Le due principali sono Roma e Milano, seguono poi le comunità di Firenze, Livorno, Trieste, Torino e Venezia. Se consideriamo che fra Roma e Milano sono in 25.000, le altre comunità contano in totale 5.000 iscritti con una media di circa 260 iscritti. Terni ne conta circa 300 ed all'interno del cimitero cattolico c'è il cimitero ebraico.

Non hanno una loro lingua anche se fino a qualche decennio fa parlavano una loro lingua chiamata "Italkian".

I Francofoni
Sono i valdostani di lingua francese e sono circa 22.000. il bilinguismo in Valle d'Aosta è riconosciuto dal nostro ordinamento giuridico. Con L'Union Valdotene sono presenti in Parlamento.

I Franco-Provenzali
I dialetti francofoni della Val d'Aosta sono riconducibili al franco-provenzale che ebbe sviluppo proprio da quelle parti, laddove ovvero prosperò l'occitano.

Nel 1970 ci fu un tentativo - aberrante - di "creare" un nuovo dialetto chiamato "arpitano". Mai idea fu più disastrosa! E ciò dimostra che i dialetti così come le lingue, nascono spontanei e non per inventiva.

Quando nel 1861 ci fu l'unità d'Italia, il governo dichiarò l'italiano unica lingua del Regno. E che venivano di conseguenza abolite tutte le altre lingue. Mai decisione fu più avventata! Come poteva un popolo che aveva parlato sempre il francese rinunciare al proprio idioma? E poi quello stesso Governo glissava sul fatto che a Corte si parlasse il francese…ma per favore…

Ed infatti non vi rinunciarono e le cose si misero in una brutta situazione nel 1925 quando il Fascismo, appena andato al potere, impose una forte repressione verso chi non adottava l'Italiano per parlare: si passò dall'abolizione delle doppie indicazioni alla italianizzazione dei cognomi. Un esempi Renato Rascel divenne Rasceli! Cose assurde!

Nel 1941 una sommossa popolare con a capo il religioso J. Treves portò alla fondazione di un movimento partigiano chiamato "La giovane Valle" che raccoglieva i partigiani di lingua francese.

Nel 1944 viene assassinato il letterato E. Chanoux che nel frattempo era succeduto a Treves nella guida del movimento. E proprio da quel movimento partigiano nasce "L'union Valdotaine".

Come s'è detto col tempo il Governo ha riconosciuto il bilinguismo ma con un vizio di forma grave: ha riconosciuto quello francofono e non quello franco provenzale! E così una minoranza francofona - circa 22.000 persone - ha privilegi che non ha la maggioranza franco-provenzale - oltre 95.000 persone - che, per far fronte a questa ingiustizia, si sonno associati in movimenti di pressione su Roma politica.

Gruppi gallo-italici nel mezzogiorno d'Italia
In alcune zone della Sicilia e della Lucania si parlano ancora i dialetti del nord. La cosa non deve stupire perché anche se può sembrare una anomalia, tale non è!

Tutto risale all'XII secolo quando nobili del sud e nobili del nord contrassero matrimoni tra di loro. Furono soprattutto i Marchesi del Monferrato che si legarono ai nobili siciliani e lucani. Questi matrimoni hanno fatto in modo che ingenti nuclei familiari piemontesi scendessero a l sud e il resto è storia di oggi.

I grecanici del Salento e dell'Aspromonte
Questo gruppo di dialetti è ancora oggetto di discussione da parte degli esperti in materia.

Come si evince dal nume tutto nasce dalla cultura greca, quindi dalla Magna Grecia, con una mutazione però della lingua di origine dovuta all'intrecciarsi di lingue diverse.

Oggi le zone influenzate da questi dialetti sono limitate al Salento e all'Aspromonte mentre si sono perse le zone siciliane. Nel Salento i Grecanidi sono circa 35.000, mentre in Aspromonte sono poco più di 13.000.

Questi due gruppi, pur parlando lo stresso ceppo dialettale, si differenziano per sfumature e locuzioni ed si può dire - senza andare lontano dalla verità -
Che i dialetti sono praticamente due, diversi l''un l'altro. Quando all'inizio dicevo che questi dialetti sono ancora oggetto di studio, mi riferivo proprio a questa diversità. E allora il grecanico talentino si chiama si chiama "Grico" e quello calabro "Romaico".

Gruppi gallo-romanzi nel meridione
In provincia di Foggia ci sono due comuni dove si parla un dialetto di tipo franco-provenzale, in tutto sono poco meno di 2.000 persone ed ancor oggi non si è giunti a capo del perché di queste isole così distanti dalla fonte. Da tenere presente che questo dialetto è una forma arcaica di quello parlato nella Val Felice!!!! Regno indiscusso dei Valdesi e della loro Chiesa.

Ora sappiamo che tra il 1500 e il 1600 i Valdesi furono soggetti a vere persecuzioni, seconde a nessuno per atrocità, cattiveria e accanimento. E quindi l'unica spiegazione raziocinante è che dei gruppi avessero deciso di abbandonare la Val Pellice stabilirsi in zone più sicure!

C'è poi un'oasi che parla l'occitano. Sono 350 persone circa e questo dialetto sarà presto dimenticato.

I Ladini
Sono circa 55.000 i fruitori del ladino. Essi sono divisi tra le valli Gardena, Badia e Marebbe in Tirolo, Fassa e Moena in Trentino, Livinallongo, Ampezzo, Borca di Cadore e Pieve Complico in Veneto.

Durante il fascismo i ladini, come per le altre minoranze, furono obbligati a rinunciare alla loro libertà linguistica. Cosa che nei fatti ufficiali risultava essere cosa fatta, ma nella realtà non lo era perché essi continuarono a parlare il loro a diletto.

Il Fascismo, pur di ottenere il proprio scopo divise il gruppo dei Ladini modificando i confini delle loro zone. Ma anche questo non fu un deterrente utile allo scopo. Anzi: rafforzò l determinazione ladina ad avere uno spazio proprio.

Nel 1948 chiesero la reintroduzione dei vecchi confini ma la lentezza della burocrazia non ha sortito alcuni effetto.

Varie sono le Associazioni Ladine e tutte regolarmente registrate.

I Mocheni
Questa minoranza è di origine Cimbra e in Trentino tra i comuni di Palù di Giovo, Fierozzo e la Val Ferina.
Sono poco meno di 2.000 ed il dialetto mocheno è a rischio estinzione.

Gli Sloveni
Ho già parlato della minoranza Slovena, mi core solo l'obbligo di fornire il numero delle persone che usufruiscono di questa lingua e dei dialetti d essa derivati. Le stime del Viminale, basate sull'ultimo censimento, dicono che sono circa 80.000 e tutti sul le zone di confine.

I Tabarchini
Nelle isole di Sant'Antioco e di San Pietro, e precisamente nei comuni di Carloforte e Calasetta, si parla un diletto genovese che interessa circa 10.000 persone.

Il nome Tabarchini deriva all'isola Tabarca da dove venivano i coloni che fondarono i due centri, rispettivamente nel 1738 e nel 1770.

I Tirolesi
Qui c'è da fare tutto un discorso che occuperebbe molte pagine, per cui dedicherò a questa minoranza un post ad hoc.

I Walser
La Comunità Walser vive nella zona della Val d'Ossola. Discendono da un gruppo tedesco ed arrivarono in Val d'Ossola nel XII secolo.parlano un dialetto denominato Titsch e le ultime stime ci dicono che sono in circa 2.000.

Ad Alagna hanno un loro muso che ci racconta delle loro origini e tradizioni.

Gli Zingari
Anche per i ROM vale il discorso fato per i Tirolesi, se non altro perché, insieme agli Ebrei sono stati quelli più perseguitati dai Nazisti. E poi c'è tutta una cultura ROM che non può essere liquidata in poche righe.

Un ringraziamento affettuoso alla Chiarissima Dottoressa Professoressa Maria Pia Cimarelli ed al gruppo dei suoi assistenti che mi hanno fornito le notizie qui riportate.

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