Pubblicato il 09/06/2010 15:53:26
Francesco De Napoli – Rodolfo Tommasi, Letteratura italiana del XXI secolo: primo dizionario orientativo degli scrittori, Arezzo, Helicon, 2010, p. 244.
Il panorama della letteratura italiana contemporanea è quanto mai complesso e frastagliato, per più ordini di motivi. In primo luogo, indubbiamente, bisogna tener presente la mancanza di una prospettiva storica che, volenti o nolenti, ci impedisce di cogliere adeguatamente le conseguenze dei fenomeni letterari con cui entriamo in contatto e, dunque, di collocarli entro un disegno compiuto e organico; in secondo luogo influisce, sul nostro giudizio, la gran ricchezza di fatti che, direttamente o indirettamente, hanno coinvolto la civiltà letteraria determinandone nuovi orientamenti e ridisegnandone la fisionomia: penso agli stravolgimenti politici (la fine della Prima Repubblica e il probabile, imminente e inglorioso tracollo della Seconda), sociali (l’ingresso di nuove tecnologie digitali nell’ambito della vita quotidiana, le difficoltà lavorative dei giovani ecc.), culturali (assestamento dell’industria del libro e proliferazione delle scritture, manierismo e avanguardia di massa, querelle tra “moderni” e “postmoderni”) ecc. ma, nello stesso tempo, alla persistenza di ataviche attitudini del costume e dell’ethos civile nazionale (e, in questo senso, il leopardiano Saggio sopra lo stato presente dei costumi degli italiani continua, in buona sostanza, ad essere per davvero relativo “allo stato presente”). Ogni giudizio sulla letteratura italiana dei nostri giorni è, dunque, destinato ad una fatale incompiutezza, che è poi l’incompiutezza che caratterizza pressoché ogni tentativo di delineare un quadro fintantoché il referente oggettivo del quadro stesso non si è ancora dispiegato compiutamente sotto i nostri occhi. Tuttavia, se è vero che l’attimo vissuto è oscuro, è vero anche che il futuro – ogni futuro – attende non dico risposte, ma perlomeno ragionevoli ipotesi di lavoro. Anzi, proprio perché la comprensione del presente è fatalmente legata all’oscurità degli agenti che operano al suo interno è più che mai necessario tentare di capire almeno le sue essenziali linee di tendenza, così da ipotizzare non certamente un possibile volto, ma plausibilmente un credibile profilo di ciò che ci attende. Per lo studioso di letteratura un testo come Letteratura italiana del XXI secolo: primo dizionario orientativo degli scrittori è, a tal fine, una risorsa preziosa. Realizzato dallo studioso e poeta Francesco De Napoli e dal critico letterario Rodolfo Tommasi, il volume è costituito da una serie di voci in cui vengono presentati profilo e produzione di scrittori, poeti e critici attualmente operanti sul territorio nazionale, consentendo così al lettore di ottenere uno sguardo panoramico sull’odierna civiltà letteraria e, nello stesso tempo, offrendogli la possibilità di estrapolare elementi funzionali alla formazione di un primo, embrionale giudizio critico. Non si tratta, dunque, di un testo in cui l’immagine sfuggente dell’oggi viene delineata attraverso una ricostruzione della recente storia letteraria, ma di un utile vademecum funzionale a fornire gli strumenti atti alla sua comprensione. Tuttavia l’atteggiamento assunto da De Napoli e Tommasi nella realizzazione di questo Dizionario orientativo fa anche sì che esso non sia un’opera meramente compilativa ed, anzi, che presenti in più punti elementi interessanti sia sotto il profilo stilistico che sotto il profilo del giudizio. Ben distanti dall’assumere una impostazione a-valutativa, infatti, i due autori intervengono spesso usando la prima persona ed esprimendo pareri (condivisibili o meno) che coinvolgono tanto la qualità dello scrittore preso in esame quanto il contesto storico-politico in cui egli opera. Muovendosi in questa direzione i due studiosi fanno sì che, oltre ad essere uno strumento di consultazione, il volume sia un testo con cui confrontarsi tanto per approvarne scelte e giudizi quanto per distanziarsene. Dalla penna di Rodolfo Tommasi escono tratteggiati, con una scrittura aggressiva e, talvolta, un po’ barocca, soprattutto i nomi di scrittori legati alla grande editoria, con particolare attenzione a quelli in cui la commistione tra elemento letterario e musica (un campo d’indagine su cui lo studioso ha profuso parecchie energie nel corso degli anni) risulta più evidente. In ciò risiede gran parte del pregio del suo contributo, soprattutto perché consente di focalizzare i rapporti intessuti dalle ultime generazioni di scrittori con la cultura pop e lo spirito che la anima: un nome per tutti può essere quello di Enrico Brizzi, col suo Jack Frusciante è uscito dal gruppo, pubblicato nel 1994 da Transeuropa. Francesco De Napoli, invece, realizza con uno stile assai sobrio e lineare (ma non piatto né scialbo) un ritratto della provincia culturale, inoltrandosi nei territori della piccola e media editoria, offrendo così al lettore l’opportunità di incontrare nomi ed esperienze letterarie altrimenti destinate ad una circolazione esclusivamente specialistica. I profili da egli presentati costituiscono, com’è ovvio, un insieme assai eterogeneo, che rispecchia in parte i volti delle molte Italie che tuttora, malgrado le spinte omologanti subite dagli anni Sessanta ad oggi, continuano a costituire una ricchezza del nostro Paese, in parte le fisiologiche differenze relative alla sensibilità, alle attitudini e agli atteggiamenti dei vari scrittori. Tuttavia, tentando una rapida (e, per forza di cose, approssimativa) sintesi, le voci della cultura di provincia menzionate da De Napoli paiono prevalentemente connotate da una profonda ispirazione religiosa e da un intenso travaglio etico-civile che talvolta camminano per conto proprio, talaltra di pari passo. I due autori, dividendosi così il lavoro, hanno dunque realizzato un volume che aspira anche ad essere una sorta di mappa della nostra geografia culturale e letteraria. Certo, il lettore attento noterà non solamente le molte presenze attestate dal Dizionario, ma anche alcune eloquenti assenze. Tuttavia, in merito a ciò, è difficile non convenire con Rodolfo Tommasi che, nella Premessa al volume, ha cura tanto di sottolineare l’impossibilità di esaurire un discorso che la precedentemente menzionata proliferazione delle scritture ha reso potenzialmente infinito («non esiste, né è mai esistito o potrà esistere, dizionario completamente immune da carenze e difetti») quanto di rivendicare che il non presentare certi autori potrebbe «riflettere la disciplina di una scelta». Una scelta, aggiungerei io, condivisibile o meno (o, meglio, a volte condivisibile, altre volte meno), ma certamente spia di un atteggiamento critico non indolente ed, anzi, proteso a fornire un’immagine il più possibile ragionata dei caratteri della letteratura italiana contemporanea. Tommaso Di Brango
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