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Elle me dit


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Pubblicato il 09/07/2012 12:00:00

[ Traduzione di Alessandra Ponticelli Conti ]

 

 

Elle me dit

(et je fus, malgré tout, profondément attendri car je pensai: certes je ne parlerais pas comme elle, mais, tout de même, sans moi elle ne parlerait pas ainsi, elle a subi profondément mon influence, elle ne peut donc pas ne pas m’aimer, elle est mon œuvre):

«Ce que j’aime dans ces nourritures criées,

c’est qu’une chose entendue comme une rhapsodie

change de nature à table

et s’adresse à mon palais.

 

Pour les glaces

(car j’espère bien que vous ne m’en commanderez que prises dans ces moules démodés qui ont toutes les formes d’architecture possible),

toutes les fois que j’en prends, temples, églises, obélisques, rochers,

c’est comme une géographie pittoresque

que je regarde d’abord et dont je convertis

ensuite les monuments de framboise

ou de vanille en fraîcheur dans mon gosier.»

 

 

(Testo tratto da La Prisonnière)

 

*

 

Mi disse

(e, nonostante tutto, ne fui profondamente intenerito perché pensai: certo non parlerei come lei, ma, d’altra parte, senza di me non parlerebbe così, ha subìto profondamente la mia influenza, non può quindi non amarmi, è opera mia):

«Ciò che mi piace in quei cibi gridati*

è che una cosa sentita come una rapsodia

cambi natura a tavola e si rivolga al mio palato.

 

Quanto ai gelati

(poiché voglio sperare che me ne ordinerete solo in quegli stampi di una volta che hanno ogni forma di architettura possibile),

tutte le volte che ne gusto uno, templi, chiese, obelischi, rocce,

è come una geografia pittoresca  che   guardo prima e di cui converto

dopo i monumenti di lampone

o di vaniglia in freschezza nella mia gola.»

 

 

*Alimenti smerciati da venditori ambulanti per strada, con grida di richiamo.

 

 

(Testo tratto da La Prigioniera)



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