Pubblicato il 29/12/2008 19:04:09
Sono stanco. Dovrei smetterla di guardarmi intorno. Sono stanco. La violenza stravince, il puro muore sgozzato. Il furbo cammina spedito sul letto di ossa del giusto. Mite per natura, cerco disperatamente di essere altro, di spezzare i flutti delle nere giornate col piglio, col ceffo del duro. E soffro la mia inestetica schizofrenia. Tu, mio dolce, mio caro amico, sei troppo limpido anche per fingere; a pagare gli ingiusti dolori che soffre il tuo cuore sei tu solo. Osservi morire i tuoi piccoli, onestissimi sogni sotto i colpi di chi, più feroce, ti schiaccia e poi ride sui resti di quello che avevi. Dolcissimo, non giovane amico, invecchi, per la sofferenza, un anno al giorno: distratto, dimentichi te stesso in una ridicola tragedia, fatta di gesti non compiuti, di frasi non dette, di eloquenti silenzi. La tua vecchia roccia si sgretola di fronte ai miei occhi. Resisti, ti prego, resisti. Il mite esorta il mite: lascia che, in qualche modo, ti difenda, che diventi violento per te. Per proteggere la tua infinita purezza, sono pronto a sacrificare la mia.
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