Pubblicato il 19/04/2015 14:31:34
Napoli. Mettiamoci comodi in questo salotto letterario che la padrona di casa mette a disposizione di quanti amano la letteratura. Si discute un po’ di tutto, sul tema. Si presentano di volta in volta romanzi, racconti, antologie. Si parla di questo e di quell’autore, passando tranquillamente dai vivi ai morti, dagli autorevoli ai “bocciati”. Ognuno dei presenti può prendersi il suo tempo e lasciarlo alle altre per parlare del proprio lavoro o di quello di un altro scrittore, donna o uomo non importa, anche se nel salotto di Patrizia Milone a sedersi sono, almeno di solito, soltanto e determinatamente, autrici donne. Ebbi a definirlo “L’Isola che non c’è” della letteratura, e resto convinta che si tratti del nome più attinente: non vi sono scrivanie tra chi parla del libro presentato e “il pubblico”, non c’é in realtà, “un pubblico”. Chi accetta l’invito siede su comode poltrone o sedie, piuttosto in tondo, stile tavola di Re Artù. Qualcuna degli intervenuti decide di portare con sé una recensione del libro presentato, altre traggono dalla borsa il libro, zeppo di appunti sui tratti salienti, o lo aprono sulle pagine di cui intendono parlare più lungamente. “Questa sera si recita a soggetto”, potrebbe dire Luigi Pirandello. Laddove l’argomento è sia il libro di turno che tutto ciò possa apparire in qualche modo attinente. Chiaramente i grandi “sponsorizzati” della letteratura possono vantare ben altre platee e diritti acquisiti all’inserimento in premi letterari di rilievo internazionale, laddove già soltanto “l’esserci”è segno evidente di una pubblicazione nata vincente. Vincente? In realtà questo lo diranno i posteri, laddove l’autore sarà ricordato per avere sollecitato l’emozione anche soltanto in un lettore. Emozione che deve scaturire dalle pagine scritte e non dall’avere o meno stretto tra le mani il libro di un autore “economicamente valido”. Sappiamo tutti che “piove sul bagnato”: chi parte da situazioni di rilievo, figlio d’arte o di papà, proveniente dall’aristocrazia economica e sociale, certamente non dovrà preoccuparsi d’inseguire il successo presentando il proprio lavoro, seppure di rilievo emozionale, dove possa i qualche modo “farsi notare”. Ma la società è stata da sempre la stessa, ne fa fede Trimalcione nel Satyricon, ne fanno fede gli applausi degli ospiti ai canti e alle poesie di Lucio Domizio Enobarbo Nerone Claudio Cesare Augusto Germanico, tristemente ricordato con il nome di Nerone. Sappiamo che, per dedicarsi all'arte e alla musica, lasciò il governo nelle mani del sanguinario Tigellino. Occorre dire che la maggioranza degli autori, me compresa, felicemente ospite di Patrizia Milone (docente di materie umanistiche nelle scuole superiori, già autrice di due libri per ragazzi e, in ultimo, di questo libro per adulti: “Una eredità scomoda”edito da Kaeres), la sua vita la vive ogni giorno nel lavoro, nelle necessità sociali e familiari, senza l’ovatta di protezioni altolocate da cui può darsi anche si rifugga, per restare padroni del proprio io. Come non ringraziare, dunque, la gentile ed erudita padrona di casa, per questa accoglienza nella casa antica di Corso Umberto, in cui si entra passando dall’enorme ed elegante portone? La perseveranza intelligente con cui organizza le sue serate “tra amiche”, non è cosa semplice. C’è un corredo di relazioni sociali, di scambi d’attenzione senza secondi fini, di inviti precisi e reiterati alle “socie” di questo gruppo letterario, che a volte si alternano nella presenza, tenendo conto di ragioni sociali e personali che possono costringerle altrove. In questo salotto, il gruppo di gentili signore, tra cui la scrittrice di turno, dialoga, si racconta aneddoti, sussurra qualche indiscrezione su autori che sono giunti inspiegabilmente “in alto”, pur se di loro non si può leggere (per noia), oltre la terza pagina delle loro opere. Non dimentichiamo che Socrate rappresenta l’emblema del pettegolezzo filosofico e che la magnifica opera scritta da Dante è l’esempio più calzante del pettegolezzo letterario, laddove il grande autore si prese la vendetta, sia pure sotto forma di magnifici versi, contro i suoi nemici. Ma Oscar Wilde diceva: “C’è solo una cosa peggiore dell’essere vittima di pettegolezzi. Ed è non essere vittima di pettegolezzi.”- In effetti se nessuno parlasse di noi, fosse anche con un piacevole gossip, sarebbe come se non fossimo mai esistiti. Nel corso delle ore ciascuna delle signore presenti esprime il proprio parere sull’opera presentata, di cui alcune pagine vengono lette, con grazia e preparazione tecnica, dalla stessa Patrizia o da altre tra le ospiti presenti. Già presentato più volte in Napoli, tra le altre in settembre 2012 presso la libreria Feltrinelli, in via Tommaso d’Aquino 70, con la moderazione di Armida Parisi e l’intervento di Marco De Marco e Guido Trombetti e nel marzo 2014, nello spazio Evaluna – Piazza Bellini, 72 – Napoli, Rita Felerico e Maurizio Vitiello, con la lettura a cura degli attori di “Teatro Dissolto”, Anna e Clara Bocchino, per un evento realizzato grazie a: Café Philo, Associazione Nazionale Sociologi – Dipartimento Campania, Evaluna, ritorniamo dunque questa sera del 17 aprile, a parlare del libro “Un'eredità scomoda di Patrizia Milone.” “Intrigante e appassionata trama di eventi e sentimenti.”, come è stato definito. “La scoperta di una misteriosa lettera confessione all'interno di un libro antico, fa scattare una narrazione fra passato e presente. Nel clima austero dell'antica Università napoletana Federico II, i protagonisti, formano una rete di combinazioni dove l'amore e i sospetti su di un ambiguo docente, creano un'arroventata suspense. La matassa si trasforma in un intricato labirinto. Il commissario Biondi indagherà coi ferri del mestiere e la sensibilità di chi opera in un mondo, quello della cultura universitaria, nel quale si alternano luci e ombre. Dove il movente del male spesso si annida nei luoghi oscuri dell'animo umano. Amore, morte, amicizia e tradimento. Tutto nel meccanismo di una trama che coinvolge il lettore. Lo trascina e lo rende protagonista all'interno della scena, verso un finale spiazzante e risolutorio.” Giusto, dunque, per una sera parlare del lavoro scritto dall’ospite e ciascuna delle signore presenti ha modo di esprimere le proprie riflessioni, collegate al testo, ma anche amplificate con considerazioni su altri testi, di autori italiani o meno. Nel piacevole e armonioso clima di questa serata “tra amiche” ci si può lasciar trasportare dalle storie e le voci di Loredana Ciambriello, Fiorella Franchini, Marina Panuzzo, Speranza Perna, M.Carla Rubinacci, Rosy Selo e Laura Uliano, provando a dimenticare quanto poco sia amata la lettura oggi, specialmente dalla fascia giovane della società. Vien fatto di chiedersi se sia proprio vero questo asserto, se lo sè davvero, le ragioni di questo poco amore e infine, se il libro in ebook, con tutte le sue carenze tattili (un libro è fruscio di pagine sfogliate, odore, carezza della mano sul foglio, appunto a matita, sottolineatura, segno dell’ultima pagina letta, fosse un segnalibro o anche quella terribile orecchietta fatta nell’angolo), possa contendergli il posto nel futuro. Domande e risposte difficili e complesse, cui non penso si possa dedicare poca attenzione in questi anni problematici per la cultura, laddove anche quella religiosa, di quanti la vivono (seppure senza l’interesse che meriterebbe), andrebbe preservata in quanto patrimonio di una società volta al progresso morale e materiale, verso un mondo che, cartaceo o in ebook, diventi sempre più cosciente delle storie umane e si ponga il fine di regalare ai grandi e ai piccini una vita più degna di essere vissuta. Bianca Fasano
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