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La scelta di Lara

di Giuseppe lonatro
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Pubblicato il 03/03/2012 09:47:35

      “ La Sceltadi Lara “

 

 

 

 

Il ragazzo piange.

Seduto sugli scogli. Ma nonè un pianto agitato ma lacrime stanche, di chi ne ha versate fin troppe negliultimi giorni.

Il mare sembra assecondareil suo stato d’animo; è calmo, sicuro. Pare triste.

La spiaggia è vuota;ottobre è iniziato da poco ma in un paesino così piccolo gli unici turisti sivedono solo tra luglio e agosto.

Il ragazzo ama quegliscogli, proprio lì due anni ha dato il primo bacio a quella che ora è la suaragazza. Inoltre, tante serate coi suoi amici si sono concluse proprio lì, aguardare quel mare di notte, con la luna che seducente si specchia nell’acqua.E tante, forse troppe volte ha passato lì ore intere a riflettere.

E’ quasi ovvio che, in unmomento tanto difficile, abbia cercato rifugio in quel posto.

E’ rannicchiato, chiuso inse stesso.

Stringe le sue ginocchia,inumidendo le sue stesse braccia con le lacrime.

A casa non lo vedono dalgiorno prima. Forse nessuno si è ancora accorto della sua assenza. Anche perchel’unica ad abitare legittimamente con lui è sua madre, che in questo periodospesso lavora all’ospedale anche di notte.

Suo padre non l’ha maiconosciuto: è scappato da casa quando lui era troppo piccolo per poterneserbare il ricordo.

A volte a casa sua c’è ilfidanzato di sua madre. Un uomo perbene: un bravo impiegato e, sicuramente, uncompagno affettuoso.

Una persona affidabile egentile, insomma: anche troppo per una donna come sua madre, così legata allalibertà e all’indipendenza, così insicura e instabile. Infatti, spesso litiganoe lui se ne va promettendo di non tornare mai più. Poi ovviamente ritorna,magari un mese dopo. In realtà, il ragazzo non ha un rapporto molto profondocon quell’uomo: in ogni caso, a modo suo vi è affezionato. Però al momento ètroppo confuso per ricordare se quella notte lui avrebbe dovuto dormire a casasua oppure no. E’ molto probabile, insomma, che nessuno si sia preoccupato delfatto che il ragazzo abbia passato la notte fuori.

E’ uscito la sera prima,alle sette.

E’ passato al minimarketdel paese, comprandosi un paio di lattine di birra e una bottiglia di vodka. Lelattine non sono durate molto. La vodka, invece, è stata più ostica: il ragazzonon aveva praticamente mai bevuto prima di allora. Non è riuscito a finirla,nonostante le lunghe e ripetute sorsate cui si è dedicato per tutta la serata.

Ubriaco, vacillante etriste, è stata una lunga notte, passata qua e là, fuggendo lo sguardo dellepoche persone che ha incontrato.

Ha mandato qualchemessaggio a Lara, la sua ragazza; prevalentemente messaggi deliranti, privi diqualsiasi filo logico. “Sei ancora il mio ragazzo?” le ha chiesto lei, semprevia SMS, alle cinque del mattino. Lui non ha esitato neppure un istante: hasubito iniziato a battere sui tasti del cellulare, anche se i suoi riflessiazzerati e la sua vista annebbiata hanno fatto sì che ci mettesse cinque minutisolo per scrivere: “Ti amo, scema. Anche se tutto questo mi uccide dentro.”.

Poi ha spento il cellulare:non gli andava di sentirla ancora.

E’ andato a dormire sullaspiaggia, nonostante il freddo.

Ha dormito poco, si èsvegliato alle sette, ritrovando in pochi minuti la lucidità da cui fuggiva lasera precedente. Ha passato la mattinata continuando a girovagare, non haneppure preso in considerazione l’idea di andare a scuola.

Ha mangiato controvoglia unpanino, poi si è rifugiato sui suoi scogli. Sono passate più di tre ore e lui èancora lì, inamovibile. Non ha pianto tutto il tempo, ogni tanto, però, lelacrime prendono il sopravvento, e lui non fa niente per trattenerle.

E’ così distrutto chevorrebbe sprofondare per sempre in quel mare blu che, maestoso, si stagliadavanti ai suoi occhi. Ma non può. Vuole stare accanto alla sua ragazza. Certo,tutto questo dolore glielo sta dando proprio lei: tuttavia, la ama.

Proprio per questo non laabbandonerà. Anche se le cose diventeranno difficili da oggi in poi.

Sono le quattro e mezza. Ilcielo, nel giro di pochi istanti, si copre di nuvole. Un forte vento inizia asoffiare; il mare di lì a poco si innalza, agitandosi e colpendo violentementegli scogli. Schizzi d’acqua raggiungono il ragazzo che, nonostante ciò, non sialza.

Rimane lì.

E’ come se fissasse il maredritto negli occhi, senza farsi intimidire dalle sue onde, senza abbassare losguardo neppure per un istante.

Il cellulare suona ed ilragazzo si appresta a leggere il messaggio ricevuto. Proprio in quell’istanteun’onda esageratamente alta scaglia la sua forza a pochi metri da lui. Glischizzi lo bagnano dalla testa ai piedi, unendosi alla pioggia che, leggera, hainiziato a cadere.

Il mare è ora infernale,non c’è più traccia della calma di pochi minuti prima. Il messaggio è di Sara, naturalmente:“So che ti fa male, ma è giusto dirtelo: è andato tutto bene. Nessunacomplicazione.”. Il ragazzo urla dal dolore. E’ come trafitto: si era preparatoa subire questo colpo, ma non si può ammortizzare in nessun modo una pena tantogrande. Urla come un invasato. Fino a un momento prima non aveva notato lagrossa pietra che giace ai suoi piedi, ma ora la guarda, la raccoglie e poi,con tutta la sua forza, la scaglia lontana da sè.

Il mare è così pieno difrenetico orgasmo che sembra ignorare l’aggressione: ingoia la pietrasilenziosamente. Risponde poco dopo, con una forte onda che, ancora una volta,travolge inesorabilmente gli scogli. Il ragazzo si lascia cadere sulla durapietra, le mani impattano contro la roccia, ferendosi. Il sangue escelentamente; il ragazzo porta le sue mani alla testa, sporcandosi il volto conquel rosso nettare di vita...
Il mare è così fragoroso che il ragazzo non sente i passi che da dietro gli siavvicinano. Ma non può non sentire le mani che, vigorose, lo abbracciano.

Si volta.

La donna che è sopraggiuntatrasale nel vedere quel bellissimo volto rovinato dal sangue e dalle profondeocchiaie. Lo cinge e lui, sfinito, si abbandona tra le sue braccia. Lei,protettiva, lo culla e asciuga le sue lacrime. “E’ andato tutto bene?” chiedela donna. “Nessuna complicazione...” risponde lui. Il volto gli si contorce inuna smorfia di dolore mentre dice: “Ora ha abortito, e non c’è più modo ditornare indietro.”.

La donna lo avvolge nel suoabbraccio, cercando di esprimergli calore e vicinanza. “Resterai con lei?” glichiede dopo un po’. “Sì”, risponde lui. “Anche se sarà difficilissimo.”.

La donna prova agiustificare la scelta di Lara: “In fondo, hai solo 18 anni. Non sei pronto peressere padre.”. Lui singhiozza. Sta zitto per un po’. La donna si siede accantoa lui. Il tempo sembra non essere mai passato per lei: ha compiuto 35 anniqualche giorno prima, ma ha ancora quell’aspetto da venticinquenne che faimpazzire tanti uomini. Lui si accoccola alla donna e si sente protetto. Sisente come un bambino. “In fondo”, prosegue il ragazzo, “Tutto quello chevolevo fare era assumermi le mie responsabilità.”.

Il mare si è calmato.

Le onde si sono abbassate:dove prima c’erano violenza e agitazione, ora c’è nuovamente delicatezza. “Devirispettare la sua scelta”, sentenzia la donna con un filo di voce.

Il mare ora è immenso,splendido, incommensurabile. L’orizzonte è lontano: laggiù l’acqua abbraccia ilcielo che adesso è sereno. Le nuvole si diradano, il mare non è più grigio.Torna quell’infinito blu: blu, come gli occhi di Lara e come forse sarebberostati quelli del loro figlio.

Il ragazzo sospira: “Io lasua scelta la rispetto, mamma...”. I suoi occhi sono tristi ed esausti. “Avevila sua età, vero? 17 anni. Eppure, se tu avessi preso la sua stessa decisione,io ora non sarei qui a piangere su questo mare.”.-

 

Palermo li, 2000


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