Pubblicato il 12/12/2008 19:58:00
In questa raccolta di racconti, Antonio Spagnuolo, ci conduce in un affascinante viaggio alla scoperta di un’Italia “minima”, fatta di accadimenti, passioni, piccole rivoluzioni personali dei vari protagonisti. Fatti che non portano a sconvolgimenti sociali, magari su scala nazionale, ma vissuti nell’intimo delle case, nei vicoli arsi dal sole di piccoli paesi della provincia, addirittura in sagrestie di parrocchie di paese, e spesso vissuti con tensione nel segreto delle coscienze, perché si tratta di fatti che da sempre si ritengono innominabili: quelli che avvengono ai corpi fra le lenzuola o nella penombra silenziosa del salotto. Infatti, nella raccolta, l’autore spesso ci racconta storie di passioni, di corpi, di seduzione, ma lo fa con la levità di chi sa come creare un racconto e non si serve di bassezze per portare alla luce cose che generalmente o si celano o si ostentano, Spagnuolo, con la sua felice scrittura, riesce a ricostruire rapporti carnali lasciando fuori dalla pagina tutto ciò che di carne è fatto, usando l’evocatività di certi accostamenti di verbi, lo fa col suono delle parole stesse, accennando, con veloci e precisi tratti, quasi come in un acquerello, donandoci periodi scritti con gusto e che sono ben più carnali ed erotici di quelli che descrivono una scena attraverso un approccio agli avvenimenti più didascalico. Lungo tutti i racconti, anche in quelli non meramente carnali, Spagnuolo, tesse leggiadro, intrecciando colori suoni e profumi tipici della provincia del meridione d’Italia, raccontandoci fatti anche minimi, ma con un modo talmente affascinante da rendere ogni scorcio un piccolo, gustoso, capolavoro. Benché abile narratore, egli, come accennato, sembra quasi un pittore impressionista, in pochi tratti riesce a dare una luce magica al quotidiano, altre volte invece sembra ricamare su di un lembo di tessuto comune, creando, con l’abilità del suo lavoro e il sapiente accostamento dei colori, degli arazzi in miniatura dall’aria vivacissima. L’autore scrive con una sapienza e un gusto rari, riesce abilmente ad intrecciare i periodi in modo da raccontare ciascuna vicenda facendo finta di parlare d’altro, quasi più evocando, o costruendo una elegante sinfonia piuttosto che raccontando in modo diretto la singola storia. I diciotto racconti che, insieme a “La mia amica Morel”, compongono la raccolta, scorrono veloci sotto gli occhi del lettore, che gusta questa piccola opera d’arte quasi col rammarico di vedersela finire tra le mani. Oltre a deliziarci con una scrittura attuale, ma dalla radice antica, Spagnuolo, si diverte a dare a ciascun racconto una coloritura di fondo particolare, in modo che oltre a scrivere i vari racconti con stili diversi, adattati alla trama degli stessi, in alcuni infonde il gusto tipico degli stili narrativi italiani che si sono succeduti, nel corso degli anni dal dopoguerra ad oggi, tra le pagine dei romanzi nazionali. Questo libro sicuramente si staglia e brilla sulla massa della maggior parte dei libri che vediamo esposti nelle librerie, soprattutto in questo periodo natalizio, non ha quel retrogusto di “scrittura automatica”, ma ha una sua precisa ed elegante personalità, è ben pensato e ben scritto, e, soprattutto, molto ben curato, lasciando trasparire tra le righe l’amore dell’autore per la scrittura.
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