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La repubblica cecena - Cronistoria di un’autonomia

Argomento: Politica

Saggio di MARA DI MARCO 

Proposta di Franca Colozzo »

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Pubblicato il 02/12/2015 17:25:32

LA REPUBBLICA CECENA
Cronistoria di un’autonomia



La Repubblica Cecena, nota anche come Cecenia (in russo Чечня), è attualmente una Repubblica autonoma della Federazione Russa. Geograficamente, è situata sulle montagne del Caucaso settentrionale nel distretto federale meridionale della Federazione Russa.
La presenza russa sul territorio ceceno fa la sua prima comparsa nel 1577, quando i cosacchi russi occuparono la regione del Terek. La Cecenia, unitamente all’Inguscezia, diventa parte della Repubblica Autonoma Socialista Sovietica Ceceno-Inguscia a partire dal 1783, inglobata successivamente nella Unione Sovietica.
Nel corso della seconda guerra mondiale, approfittando delle operazioni militari su altri fronti, i ceceni insorsero rivendicando l’indipendenza. Tuttavia, in seguito al conseguimento dei primi successi militari, l’Armata Rossa effettuò una durissima repressione su ordine di Stalin, il quale accusò i ceceni di aver collaborato con i nazisti (in realtà non vi sono mai state prove storicamente valide che potessero convalidare l’accusa).
Con l’ “Operazione Lentil”, condotta il 23 febbraio 1944, mezzo milione di ceceni furono deportati nella Repubblica sovietica del Kazakistan. L’obiettivo era quello di isolare i ribelli affinché non intervenissero ulteriormente nella regione del Caucaso. Essi poterono fare ritorno nella loro regione di origine solo nel 1957.
Il fervore della notizia del collasso dell’Unione Sovietica portò alla nascita di un movimento indipendentista ceceno, che dichiarò l’indipendenza della Cecenia dalla Russia nel 1991.
A quel tempo il presidente in carica era Boris Eltsin, il quale, durante la sua campagna elettorale, aveva promesso di riconoscere le richieste di autonomia amministrativa e fiscale dei governi federati. A tal proposito, il 31 marzo 1992 la Duma approvò una legge che sanciva la divisione dei poteri tra i due livelli di governo, ma la Cecenia, non disposta a ritirare la sua dichiarazione di indipendenza, rifiutò di trattare.
Nel 1994, quando la secessione sembrò assumere concreta consistenza, Eltsin diede ordine a 40.000 soldati di invadere la Cecenia, dando cosi avvio alla prima guerra cecena (1994-1996).

• Prima guerra cecena

Le operazioni militari russe si rivelarono più difficili del previsto. Nonostante la netta maggioranza numerica di uomini, la superiorità degli armamenti e il supporto aereo a loro disposizione, i soldati russi subirono diverse sconfitte, tra le quali quella di Groznyi.
Questi avvenimenti, uniti all’opposizione di buona parte dell’opinione pubblica russa riguardo al conflitto, portarono Eltsin a fare un passo indietro, decretando la fine del conflitto nel 1996 seguita da un trattato di pace l’anno seguente.
In tutto, le vittime tra i militari russi sono state 5.500, secondo stime ufficiali (altre fonti indicano invece tra 3.500 e 7.500 o persino 14.000). Meno dettagliate sono le stime ufficiali relative ai ceceni, i cui numeri vanno da 3.000 a 14.000. Il numero più impressionante riguarda i civili, le cui vittime oscillano tra le 30.000 e le 100.000, a cui si aggiungono circa 200.000 feriti e più di 500.000 persone costrette ad abbandonare il loro paese. Sul fronte dei diritti umani, numerose sono state le denunce contro le ingiustizie e le violazioni commesse dalle forze russe, ad opera delle organizzazioni per i diritti umani. Nel corso dei combattimenti, i russi utilizzarono principalmente l’artiglieria e gli attacchi aerei, impedendo spesso ai civili di lasciare le zone sotto attacco e ostacolando le attività delle organizzazioni umanitarie. Non solo. Si contano anche atti di tortura, saccheggi e sevizie. Anche da parte cecena non mancarono violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario. Tra gli atti più frequenti, vi erano il rapimento, il maltrattamento dei civili e dei soldati catturati e l’utilizzo degli ostaggi come scudi umani durante le operazioni di guerra e di spostamento. I crimini commessi dall’Armata Rossa restarono sostanzialmente impuniti, sollevando le critiche e le proteste contro l’inefficienza del sistema giudiziario russo. L’accordo di Khasav-Yurt aprì la strada ad altri accordi tra Russia e Cecenia, tra cui uno concernente la regolarizzazione delle relazioni economiche e uno relativo ai risarcimenti per i danni di guerra subiti dai ceceni. Nel febbraio 1997, la Russia approvò un’amnistia per i soldati, sia russi che ceceni, che avevano commesso azioni illegali nel conflitto. Il 12 maggio 1997, Eltsin ed il presidente ceceno Maschadov firmarono il trattato “Sulla pace e sui principi delle relazioni russo-cecene”, inteso come premessa indispensabile per dare avvio ad un positivo e significativo cambiamento nelle relazioni tra i due paesi. Tuttavia, questo ottimismo sarà presto smentito dall’invasione del Dagestan, due anni più tardi, condotta da alcuni ex comandanti di Maschadov, guidati da radicali come Shamil Basayev ed Ibn al-Khattab, appartenenti alle Brigate Internazionali Islamiche, gruppo distinto dall’esercito ceceno. Era l’estate del 1999, e la Russia invase nuovamente la Cecenia, dando cosi inizio alla seconda guerra cecena. Il conflitto ha attirato anche i fanatici guerriglieri della Jihad islamica, volenterosi di combattere a fianco dei separatisti ceceni.
• Seconda guerra cecena

Fin dall’inizio della campagna militare, i russi e i gruppi paramilitari dei lealisti ceceni hanno congiuntamente affrontato i separatisti ceceni, riuscendo a riconquistare la capitale Groznyi, nell’inverno del 1999. Nonostante le forze russe e cecene avessero indebolito la presenza dei ribelli, questi ultimi si sono spinti nelle regioni circostanti, dando avvio ad azioni di guerriglia e di terrorismo.
Tra la fine di agosto e settembre del 1999 la Russia attuò una pesante campagna di bombardamenti aerei sulla Cecenia, con l'obiettivo di eliminare gran parte dei movimenti di guerriglieri che continuavano a minacciare i confini con il Dagestan. I raid aerei russi provocarono centinaia di vittime tra i civili, forzando almeno 100.000 a cercare rifugio nella vicina Inguscezia, che si appellò alle Nazioni Unite e alle organizzazioni umanitarie per far fronte all’esodo di profughi ceceni.
Il conflitto ceceno entrò in una nuova fase il 1 ottobre 1999 quando il neo Primo Ministro russo Vladimir Putin dichiarò illegittima l'autorità del presidente ceceno Aslan Maskhadov così come quella del Parlamento ceceno. Al tempo stesso Putin annunciò che sarebbe stata avviata una offensiva via terra che si sarebbe limitata a raggiungere il fiume Terek, tagliando dal resto della Cecenia la parte settentrionale. Le intenzioni di Putin erano quelle di isolare la regione settentrionale della Cecenia e creare così un cordone sanitario che proteggessero il confine russo da ulteriori incursioni dei ribelli. Tuttavia nei mesi successivi si scoprì che una simile strategia sarebbe stata insufficiente per eliminare il problema dei ribelli ceceni e si optò per una campagna più massiccia.
Il 10 ottobre 1999 Maskhadov presentò un piano di pace offrendo alle autorità russe la rottura con i signori della guerra responsabili delle incursioni e degli attentati. Oltre a ciò il Presidente ceceno si appellò alla NATO affinché si opponesse al conflitto fra le sue armate e quelle russe, ma senza esito positivo.
Le forze armate russe avanzarono verso la capitale cecena, Groznyj, provocando l’esodo massiccio della popolazione cecena che su riversò negli Stati vicini. La stima di questa nuova ondata di profughi si attesta tra le 200.000 e le 350.000 persone, a fronte di una popolazione complessiva di 800.000 abitanti.
Il 12 dicembre 1999 i soldati russi innalzarono la bandiera della Federazione Russa sul municipio della seconda città più importante della Cecenia, Gudermes, anche grazie alla defezione in campo ceceno dei due comandanti locali, i fratelli Yamadayev.
Allo stesso tempo, iniziò anche l’assedio di Groznyi, conquistata successivamente nel febbraio del 2000, trasformandola, secondo alcune stime delle Nazioni Unite condotte nel 2003, nella città più devastata nel mondo.
La fase successiva della campagna russa fu caratterizzata da un intenso bombardamento della regione montagnosa nel sud della Cecenia, che continuò per tutto l'inverno del 2000, e consentì alla Russia di ottenere il controllo diretto del territorio ceceno nel maggio del 2000.
Il Presidente russo Putin poté cosi nominare il leader ceceno Akhmad Kadyrov capo ad-interim del nuovo governo filo-russo. Questa iniziativa fu accolta con ampio consenso dal resto degli Stati della Federazione Russa, ma il consenso popolare per la campagna cecena diminuì sensibilmente a causa dell'ingente perdita di uomini caduti sul campo.
Il 23 marzo 2003 venne proclamata una nuova Costituzione frutto di un referendum popolare molto controverso, nei confronti del quale gli osservatori internazionali nutrirono numerosi dubbi. Uno fra questi riguarda il criterio di ammissione al voto: il regolamento prevedeva infatti che anche i soldati russi che occupavano il territorio ceceno avessero diritto di voto. La nuova Costituzione prevede per la Repubblica Cecena un certo grado di autonomia, mantenendo però un ferreo legame con la politica di Mosca e con le decisioni del Parlamento russo.
Il 2 febbraio 2005 Aslan Maskhadov, leader dei ribelli ceceni, lanciò un invito per un cessate il fuoco fino al successivo 22 febbraio (giorno precedente l'anniversario della deportazione staliniana dei ceceni). L'invito venne lanciato da un sito web dei separatisti ceceni, inviato al presidente Putin e descritto come un gesto di buona volontà. L'8 marzo 2005 Maskhadov venne ucciso durante un'operazione delle truppe speciali russe a nord-est di Groznyj.
A partire dal novembre 2007 ci furono sette amnistie, sia per i ribelli ceceni che per soldati delle forze russe che commisero crimini in Cecenia, dichiarati da Mosca, a partire dall'inizio della guerra. La prima amnistia venne dichiarata nel 1999 quando 400 ribelli ceceni decisero di passare dalla parte di Mosca. Tra le altre viene ricordata quella del settembre 2003 collegata all'adozione di una nuova costituzione da parte della repubblica e un'altra tra metà 2006 e gennaio 2007.
Nel 2006 più di 600 ribelli della Cecenia e delle provincie adiacenti consegnarono le armi in favore di un'amnistia di sei mesi “per quelli che non commisero reati gravi”.
Nel 2007 la Federazione Internazionale per i Diritti Umani di Helsinki pubblicò un rapporto intitolato Amnestied People as Targets for Persecution in Chechnya in cui veniva descritto il destino di diverse persone rapite, torturate e uccise nonostante fossero state precedentemente amnistiate.
Il 16 aprile 2009 le operazioni contro il terrorismo in Cecenia sono state dichiarate ufficialmente concluse; gran parte dell'esercito è stato ritirato e le trattative con i ribelli sono state affidate alla polizia della Cecenia.
• Le cause del conflitto

Alla base della tensione fra la superpotenza russa e la piccola repubblica caucasica c'erano innanzitutto ragioni storiche: la Russia controllava il Caucaso del nord dal '700, aveva costruito buona parte delle città (compresa Groznyj, nata come fortezza zarista) e della rete infrastrutturale, aveva colonizzato parte della regione ed aveva speso ingenti risorse economiche e umane nella sua stabilizzazione. Altro punto critico fondamentale era la rovinosa sconfitta subita dai Russi pochi anni prima. Ultima causa (ma non meno importante) era la turbolenza della regione, presso la quale il fondamentalismo islamico reclutava non soltanto miliziani, ma anche valenti comandanti, come Shamil Basayev. Prova del radicamento di una forma particolarmente bellicosa di estremismo islamico era la presenza di esponenti dell'ala più oltranzista nelle file dello stesso governo Maskhadov, un compromesso politico che il Presidente aveva dovuto accettare per evitare ulteriori conflitti interni, ma che d'altra parte legittimavano la posizione di Besayev su un piano politico, permettendo ai fondamentalisti di "sfruttare" l'esteso sentimento nazionalista in funzione della Jihad islamica.
All'interno del governo russo, numerosi esponenti manifestarono la preoccupazione che la concessione di una eccessiva autonomia alla Cecenia avrebbe scatenato un effetto domino, incoraggiando così altre repubbliche all'interno della Federazione russa alla secessione. La tensione politica crebbe ulteriormente a causa dei numerosi attentati terroristici pro o contro la Cecenia, ai quali si aggiunsero numerose schermaglie ai confini tra soldati russi e ceceni. Il Primo Ministro russo Sergej Stepašin, rilasciò una intervista nel gennaio del 2000 nella quale affermò che l'invasione della Cecenia era stata programmata a partire dal marzo 1999.


• Gli effetti del conflitto

Sebbene i combattimenti su vasta scala in Cecenia siano terminati da tempo, nonostante tutto sono ormai frequenti gli attacchi dei ribelli ceceni in particolare nella regione settentrionale, aprendo così il cosiddetto fronte caucasico della guerra in Cecenia. Le incursioni dei ribelli hanno come obiettivi principali l'assassinio di ufficiali russi e filo-russi e l'attacco ai convogli militari e delle forze di polizia. I separatisti, durante questi assalti, fanno spesso uso di ordigni esplosivi improvvisati e di gruppi di bande armate per i raid più massicci.
A questi attacchi le forze militari russe rispondono con l'artiglieria e con bombardamenti aerei, oltre che con numerose operazioni di incursione da parte delle forze speciali. La maggioranza dei soldati russi in Cecenia è ormai rappresentata da volontari, a differenza della prima guerra cecena, dove la maggioranza era composta da coscritti. A ciò occorre aggiungere che la maggior parte del contingente russo in Cecenia è composto da soldati russi, mentre l'apporto delle altre repubbliche della Federazione Russa è andato gradualmente a diminuire.
Con la morte di Aslan Maskhadov, avvenuta l'8 marzo 2005, è venuto a mancare l'ultimo esponente “storico” di rilievo dell'indipendentismo “laico” ceceno. Progressivamente in seno al fronte indipendentista si è fatta strada la fazione ultrareligiosa, che ad oggi monopolizza il movimento ed è fautrice di un'interpretazione confessionale del nazionalismo ceceno. Fonti di informazione provenienti dall'ambiente, infatti, dimostrano come il modo di esprimersi dei ribelli (i cui capi sono ormai usi a definirsi “imam” o “emiri”) ed il loro continuo inneggiare all'Islam sia il prodotto di una lotta di potere intestina dalla quale il governo russo non è estraneo.
Tra il giugno 2000 ed il settembre 2004 i ribelli ceceni hanno aggiunto alla loro strategia la tattica dell'attacco suicida. Dall'inizio di questa campagna ci sono stati circa 23 assalti ad altrettanti obiettivi militari sia all'interno sia oltre i confini della Cecenia.
Mentre la guerriglia anti-russa si è manifestata nel Caucaso settentrionale ancora prima dello scoppio di questo conflitto, tuttavia a partire dal maggio 2005 le forze dei separatisti ceceni hanno annunciato pubblicamente di aprire un nuovo fronte caucasico all'interno della loro lotta al controllo territoriale di Mosca.
All'interno di questo fronte, sussistono anche altri movimenti ribelli tra i quali i ribelli daghestani ed ingusci ed altre rappresentanze delle regioni a sud della Russia.
Nel corso del tempo il movimento separatista ha subito una forte radicalizzazione, che ha fatto del sentimento religioso il vessillo della propria identità, scalzando persino il fervore nazionalista.
Nel 2007, Dokka Umarov, uno dei principali comandanti dei ribelli in Cecenia, ha dichiarato l’indipendenza dell’Emirato Caucasico, sostituendo in parte la Repubblica cecena di Ichkeria, ed ha lanciato l’idea di una Jihad globale.
Questa nuovo pensiero di lotta ha raccolto favori da parte del mondo islamico, tanto che alcuni simpatizzanti hanno dichiarato di essere disposti a prendere le armi per aiutare il movimento ceceno. Sono in molti a pensare che i ribelli ceceni abbiano contatti con gruppi islamici internazionali. La BBC ha affermato che molti volontari sono andati in cecenia dopo l'addestramento in campi situati in Afghanistan e Pakistan 10.

1. 10 BBC: Chechnya Weekly from the Jamestown Foundation.
• Le cause del conflitto


Alla base della tensione fra la superpotenza russa e la piccola repubblica caucasica c'erano innanzitutto ragioni storiche: la Russia controllava il caucaso del nord dal '700, aveva costruito buona parte delle città (compresa Groznyj, nata come fortezza zarista) e della rete infrastrutturale, aveva colonizzato parte della regione ed aveva speso ingenti risorse economiche e umane nella sua stabilizzazione. Altro punto critico fondamentale era la rovinosa sconfitta subita dai Russi pochi anni prima. Ultima causa (ma non meno importante) era la turbolenza della regione, presso la quale il fondamentalismo islamico reclutava non soltanto miliziani, ma anche valenti comandanti, come Shamil Basayev. Prova del radicamento di una forma particolarmente bellicosa di estremismo islamico era la presenza di esponenti dell'ala più oltranzista nelle file dello stesso governo Maskhadov, un compromesso politico che il Presidente aveva dovuto accettare per evitare ulteriori conflitti interni, ma che d'altra parte legittimavano la posizione di Besayev su un piano politico, permettendo ai fondamentalisti di "sfruttare" l'esteso sentimento nazionalista in funzione della Jihad islamica.
All'interno del governo russo, numerosi esponenti manifestarono la preoccupazione che la concessione di una eccessiva autonomia alla Cecenia avrebbe scatenato un effetto domino, incoraggiando così altre repubbliche all'interno della Federazione russa alla secessione. La tensione politica crebbe ulteriormente a causa dei numerosi attentati terroristici pro o contro la Cecenia, ai quali si aggiunsero numerose schermaglie ai confini tra soldati russi e ceceni.
Il Primo Ministro russo Sergej Stepašin, rilasciò una intervista nel gennaio del 2000 nella quale affermò che l'invasione della Cecenia era stata programmata a partire dal marzo 1999.
Gli ufficiali russi e i ribelli ceceni hanno regolarmente e ripetutamente accusato i propri avversari di aver commesso diversi crimini di guerra incluso: rapimento, omicidio, presa di ostaggi, saccheggio, stupro e varie altre violazioni delle leggi di guerra. Organizzazioni umanitarie e internazionali tra cui il Consiglio d'Europa e Amesty International hanno criticato entrambi gli schieramenti di "palesi e costanti" violazioni del Diritto internazionale umanitario.I gruppi russi per i diritti umani hanno stimato che in Cecenia ci sono state 5.000 sparizioni forzate dal 1999.[23]

Il segretario di stato USA Madeleine Albright nel suo discorso del 24 marzo 2000 alla Commissione sui Diritti Umani delle Nazioni Unite ha ricordato che:
« Noi non potevano ignorare il fatto che migliaia di civili ceceni sono morti e che più di 200.000 sono stati spinti fuori dalle loro case. Insieme con altre delegazioni avevamo espresso il nostro allarme per le persistenti violazioni dei diritti umani da parte delle forze russe in Cecenia, incluse le uccisioni extragiudiziali. Ci sono anche altri resoconti per cui i separatisti ceceni hanno commesso abusi, tra cui l'uccisione di civili e prigionieri. ... La guerra in Cecenia ha notevolmente danneggiato la posizione internazionale della Russia e sta isolando la Russia dalla comunità internazionale. Il lavoro della Russia per riparare il danno sia in patria sia all'estero o la sua scelta di rischiare un ulteriore isolamento è la sfida più immediata e importante a cui la Russia si affaccia.[24] »

Secondo il rapporto annuale di Amnesty International del 2001:
C'erano frequenti resoconti in cui le forze russe hanno bombardato indiscriminatamente zone civili. Civili ceceni, incluso il personale medico, ha continuato a essere bersaglio da attacchi militari da parte delle forze russe. Centinaia di civili ceceni e di prigionieri di guerra furono giustiziati. A giornalisti e controllori indipendenti è continuamente rifiutato l'accesso alla Cecenia. Secondo i rapporti, i combattenti ceceni spesso minacciarono e talvolta uccisero membri russi dell'amministrazione civile e giustiziarono i soldati russi catturati.[25]
Nel 2001 il Museo Commemorativo dell'Olocausto degli Stati Uniti ha inserito la Cecenia nell'elenco dei genocidi:
La Cecenia è stata devastata, inclusa la quasi totale distruzione di Groznyj, la capitale cecena. L'artiglieria russa e l'aviazione ha indiscriminatemante martellato aree civili. Le organizzazioni per i diritti umani hanno anche documentato diversi massacri di civili ceceni da parte delle unità russe. Il Presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che la Cecenia è pacificata dalla primavera del 2000. Ma la pace per i civili ceceni è stata elusiva, vittime di una continua guerra di logoramento. Essi sono afflitti dagli abusi commessi dalle forze russe - arrestri arbitrari, estorsioni, torture, omicidi. I civili ceceni soffrono anche perché non sono stati sostenuti per ricostruire i servizi sociali di base come l'educazione.I ribelli ceceni hanno commesso anche loro abusi sui civili, ma mai con lo stesso peso o con la stessa intensità delle forze russe.[26]
Il governo russo ha omesso di perseguire ogni responsabilità nei processi per crimini contro l'umanità commessi durante il conflitto in Cecenia. Incapaci di ottenere giustizia a livello nazionale, centinaia di vittime di abusi hanno presentato domanda alla Corte europea dei diritti dell'uomo. Nel marzo 2005 la corte ha emesso le prime sentenze sulla Cecenia, il verdetto accusava il governo russo di violazioni di diritto alla vita e vietando la tortura
A partire dal 2002 terroristi paramilitari ceceni, guidati fino al 2006 da Shamil Basayev, hanno lanciato una serie di attacchi contro i civili in Russia per rivendicare le pretese separatiste. Centinaia di persone sono rimaste uccise in una serie di attentati, spesso suicidi come i seguenti:
• 2004 Attentato ferroviario a Stavparol (46 vittime);
• 2004 Attentato ferroviario a Mosca (40 vittime);
• 2004 Attentato aereo a Tula Oblast (89 vittime);
I ceceni per due volte hanno anche preso dei civili in ostaggio con azioni eclatanti che si sono concluse in massacri:
• 2002 Crisi del Teatro Dubrovka: 850 persone furono prese in ostaggio in un teatro a Mosca che fin quando le forze speciali russe OSNAZ fecero irruzione con agenti chimici; 129 ostaggi e 39 (dei 40) terroristi rimasero uccisi;
• 2004 Strage di Beslan: nell'attacco a una scuola della città nord-osseta, i terroristi ceceni tennero in ostaggio 1127 persone fino all'irruzione delle forze speciali russe; tra le vittime 334 furono i civili, 11 i soldati russi e 31 i sequestratori (su 32).
Anche dopo la conclusione ufficiale del conflitto si sono ripetuti attacchi dei separatisti ceceni contro civili russi:
• 2009 Attentato al treno Nevsky Express (27 vittime);
• 2010 Attentato suicida alla metropolitana di Mosca (38 vittime);
• 2011 Attentato suicida all'aeroporto Domodedovo (37 vittime).
Secondo un rapporto di Medici Senza Frontiere del 2006, "la maggioranza dei ceceni attraversa ancora una vita oppressa da paura, insicurezza e povertà". Un'indagine del 2005 di MSF dimostrò come il 77% degli intervistati soffriva di "disagio psicologico riconoscibile dai sintomi".[47]

Medvedev a colloquio con il capo del FSB BortnikovVerso la fine dell'aprile 2008 il Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg ha visitato la repubblica caucasica. Dopo una settimana di visita disse di aver osservato sviluppi positivi, "evidenti progressi" e che il sistema giudiziale funzionava decentemente. Secondo Hammarberg le persone scomparse e l'identificazione dei corpi rimangono le questioni più importanti, mostrando il desiderio che siano fatti ulteriori sforzi per superararli. Il presidente Putin rispose che la visita ha avuto un "grande significato" e che la Russia terrà conto del pensiero del consiglio.[80][81][82]
La maggior parte della Cecenia è attualmente sotto il controllo dei militari federali russi. Dopo il massacro di Beslan nei media italiani non si è più sentito parlare della causa indipendentista Cecena, a partire dal 2007, anno al quale risale l'ultimo atto rivendicato dal movimento indipendentista.
Attualmente il presidente della Cecenia è Ramzan Kadyrov figlio di Ahmad Kadyrov. Il suo governo di fatto è una dittatura: in Cecenia non sono garantiti i più elementari diritti civili e nella città sono in corso forti ricostruzioni che le danno un aspetto di apparente normalità.[
La maggior parte dei ceceni è di religione musulmana sunnita; la regione vi fu convertita tra il XVI secolo ed il XVIII secolo.
Alla fine dell'era sovietica i russi rappresentavano il 23% circa della popolazione (269.000 nel 1989), tuttavia la guerra ed i conflitti sociali hanno spinto molti russi a lasciare il paese. Alla fine degli anni novanta ne rimanevano nel paese circa 60.000.

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