Pubblicato il 28/12/2009 20:21:07
Nemmeno m’accorgo e allora non spio ciò che s’alterna fibromatoso o liquido innocente o in difetto (e si perde): tempo (dicono maestro) nelle ossa che alfin si piegano torcono il silenzio, ne fanno panno, ossa come pecorelle opache sentinelle silenziose ricce che si svenano a fior di pelle (c’è chi le spia) pecorelle róse che furon belle (forse) che furon me: “Ci sediamo qui, digiunatori muti, bambini di silenzio (ché nessun suono cade se non già spirato, se non cardato, se non fieno. Qui nello strampalato involucro degente, noi silenziosi un po’ derisi, un po’ cupi in croce: stirpe, si direbbe, subalterna, ma innegoziabile, piegati a sentire ciò che escludendo si esclude, ad osservare: e nemmeno un soffio spira: silenzio, solo un refolo a baratto, e la compressione in un punto: lì dove il cuore ripiega, e si prepara, bulbo materiale nella sua vena si rinnega per poi tacere.
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