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LA POESIA SOCIALE .di Alessandro Porri

Argomento: Letteratura

di Alessandro Porri
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Pubblicato il 28/03/2015 19:32:04

La poesia sociale è un “mezzo” attraverso il quale gli autori esprimono il proprio disagio e malessere nei confronti di una società che si presenta confusa e dolente e nella quale non si identificano. Il confine tra poesia lirica, vista come pura espressione dell’io, e poesia sociale è però molto sottile, infatti, nel momento stesso in cui il poeta denuncia un suo disagio personale, questo disagio non è altro che la raccolta implicita di “una sofferenza” che vive e si alimenta nella società del suo tempo fino a diventare stimolo per una ricerca, una denuncia e a volte una spinta al cambiamento. 

L’Unesco nel proclamare nel 1999 a Parigi il 21 Marzo come la Giornata Mondiale della Poesia, ha denunciato l’impellente necessità di recuperare il valore sociale della poesia poiché essa è mezzo efficace per risvegliare le coscienze. 
Il poeta impegnato, come sottolineava il poeta e critico fiorentino Franco Fortini, è colui capace di “avvelenare i pozzi”, colui che attraverso la sua poesia insinua dubbi all’interno delle istituzioni sociali e culturali, al fine di scardinare equilibri precostituiti incancreniti e restii al cambiamento.
La cosa più sorprendente è che questa funzione sociale, il poeta, la compie quasi inconsapevolmente; il poeta è come un fotografo che usa la parola come una macchinetta fotografica munita di un potente zoom capace di osservare da dentro, il tutto accade spontaneamente interagendo con la realtà, ed avendo come dote principale quella di saper fotografare il ”nocciolo”.
Come detto fin ora quindi si comprende come l’essere un poeta impegnato nasca inderogabilmente e obbligatoriamente dal rapporto diretto con la realtà, e non come accade per lo studioso che lo basa su una serie di presupposti concreti che necessariamente lo condizionano. Ad esempio, nel parlare di guerra uno studioso affronta il tema analizzando la storia, mentre il poeta va direttamente in trincea, coglie il dolore, la sofferenza, sente le mitragliate e i lamenti. (“ Si sta come in autunno sugli alberi le foglie”)
La poesia sociale ha le proprie risorse stilistiche: fonetiche come l’allitterazione e l’anafora, sintattiche come parallelismi e reiterazioni e lessicali come i giochi di parole. Preferisce l’uso di un lessico popolare e scarno privo di abbellimenti, crudo e ruvido; tutto focalizzato nell'intento di porre in rilievo il contenuto concettuale ed emotivo delle sue poesie. Più che di una allitterazione pura (figura retorica che esalta rapporti fonetici tra le parole. Consiste nella ripetizione di una lettera, di una sillaba o più in generale di un suono in parole successive) la poesia sociale è ricca di lettere o suoni ripetuti più volte grazie alle quali possono essere evocate diverse sensazioni, in base a quello che si chiama fonosimbolismo avvicinandosi molto all’ onomatopea . Alcune linee di tendenza possono essere:
• Es le consonanti dal suono secco (g, c, r) evocano una sensazione di durezza;

ad es Da Bambini soldato (A.Porri)
… In questo preciso istante, proprio mentre incarniamo questi scarni versi, la sera starà tingendo di carminio i cieli di qualche madre in attesa, bambini scarniti mandati alla deriva non rientreranno nelle loro case e saccenti presi da illusori carnevali non si chiederanno neanche il perché….

L'anàfora è un’altra figura retorica molto usata in questa tipologia di poesia. Consiste nel riprendere, ripetendola, una parola o un'espressione all'inizio di frasi o di versi successivi, per sottolineare un'immagine o un concetto. L'effetto è tanto maggiore quanto più numerose sono le ripetizioni.
Stelle rosso sangue, barconi alla deriva (A.Porri)
Era una incantevole notte di stelle
ma nessuno se ne è accorto
L’aria tutta attorno era fumo trasparente
ma nessuno se ne è accorto
Gente sofferente urlava come il vento
ma nessuno se ne è accorto
Qualcuno irriverente veniva al mondo già piangendo
ma nessuno se ne è accorto
Uomini inarcati come vecchi pontili aspettavano il loro treno
ma nessuno se ne è accorto
L’acqua salata come lana di vetro ci graffiava il volto
ma nessuno se ne è accorto
Onde come giostre a pagamento sbalzavano fuori speranze
ma nessuno se ne è accorto
Vite agitate come arrendevoli tonni di mattanze siciliane
ma nessuno se ne è accorto
Eravamo già morti prima di partire
ma nessuno se ne era accorto

 

Alessandro Porri


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