I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
*
- Letteratura
La pedofilia per me.
La pedofilia per me 5 Maggio Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia Di Alessandro Porri I rapporti tra le persone, le dinamiche familiari, i focolai domestici, le menti umane, sono avvolte come da una bolla semitrasparente che ci permette solamente in parte di vedere al di là delle apparenze. Una volta scoperchiate alcune realtà, ne rimaniamo ancora stupiti, non riusciamo ad accettarle, il nostro intimo si rifiuta, ecco perché troppo spesso ci scopriamo ad eclissarle sotto il livello dell’acqua che cela l’enorme iceberg delle cose a noi scomode, quelle cose con cui non ci fa piacere confrontarci. La pedofilia è una di queste realtà che ci sconquassa l’animo, ci umilia dentro, ci fa mettere a fuoco il viaggio di un uomo troppe volte diretto verso un baratro senza ritorno. Il mio punto di vista su tale fenomeno è più allargato e si inserisce in una visione più globale che io chiamerei di fanciullezza violata. Troppi bambini, fanciulli, adolescenti oggi son vittime di qualcuno che ne uccide l’allegria e la spensieratezza che dovrebbe essere propria di questa età. Per me pedofilia è un bambino costretto a vedere girare per casa i clienti di una madre che si prostituisce, per me pedofilia è un bambino costretto ad accompagnare il padre a comprare una dose, per me pedofilia è un ragazzo preso in giro o vessato per la sua timidezza o il suo aspetto fisico, per me pedofilia è vedere il corpo di quella bambina colorata di appena cinque anni annegata in mare per seguire la voglia di rivalsa dei propri genitori, per me pedofilia è vedere un bambino con un fucile in mano costretto a combattere una guerra che han deciso i grandi, per me pedofilia è qualsiasi atto che provoca in un fanciullo, ogni tipo di violenza, sessuale, fisica, psicologica e sociale.
Id: 1430 Data: 27/04/2015 19:21:55
*
- Letteratura
LA POESIA SOCIALE .di Alessandro Porri
La poesia sociale è un “mezzo” attraverso il quale gli autori esprimono il proprio disagio e malessere nei confronti di una società che si presenta confusa e dolente e nella quale non si identificano. Il confine tra poesia lirica, vista come pura espressione dell’io, e poesia sociale è però molto sottile, infatti, nel momento stesso in cui il poeta denuncia un suo disagio personale, questo disagio non è altro che la raccolta implicita di “una sofferenza” che vive e si alimenta nella società del suo tempo fino a diventare stimolo per una ricerca, una denuncia e a volte una spinta al cambiamento. L’Unesco nel proclamare nel 1999 a Parigi il 21 Marzo come la Giornata Mondiale della Poesia, ha denunciato l’impellente necessità di recuperare il valore sociale della poesia poiché essa è mezzo efficace per risvegliare le coscienze. Il poeta impegnato, come sottolineava il poeta e critico fiorentino Franco Fortini, è colui capace di “avvelenare i pozzi”, colui che attraverso la sua poesia insinua dubbi all’interno delle istituzioni sociali e culturali, al fine di scardinare equilibri precostituiti incancreniti e restii al cambiamento. La cosa più sorprendente è che questa funzione sociale, il poeta, la compie quasi inconsapevolmente; il poeta è come un fotografo che usa la parola come una macchinetta fotografica munita di un potente zoom capace di osservare da dentro, il tutto accade spontaneamente interagendo con la realtà, ed avendo come dote principale quella di saper fotografare il ”nocciolo”. Come detto fin ora quindi si comprende come l’essere un poeta impegnato nasca inderogabilmente e obbligatoriamente dal rapporto diretto con la realtà, e non come accade per lo studioso che lo basa su una serie di presupposti concreti che necessariamente lo condizionano. Ad esempio, nel parlare di guerra uno studioso affronta il tema analizzando la storia, mentre il poeta va direttamente in trincea, coglie il dolore, la sofferenza, sente le mitragliate e i lamenti. (“ Si sta come in autunno sugli alberi le foglie”) La poesia sociale ha le proprie risorse stilistiche: fonetiche come l’allitterazione e l’anafora, sintattiche come parallelismi e reiterazioni e lessicali come i giochi di parole. Preferisce l’uso di un lessico popolare e scarno privo di abbellimenti, crudo e ruvido; tutto focalizzato nell'intento di porre in rilievo il contenuto concettuale ed emotivo delle sue poesie. Più che di una allitterazione pura (figura retorica che esalta rapporti fonetici tra le parole. Consiste nella ripetizione di una lettera, di una sillaba o più in generale di un suono in parole successive) la poesia sociale è ricca di lettere o suoni ripetuti più volte grazie alle quali possono essere evocate diverse sensazioni, in base a quello che si chiama fonosimbolismo avvicinandosi molto all’ onomatopea . Alcune linee di tendenza possono essere: • Es le consonanti dal suono secco (g, c, r) evocano una sensazione di durezza; ad es Da Bambini soldato (A.Porri) … In questo preciso istante, proprio mentre incarniamo questi scarni versi, la sera starà tingendo di carminio i cieli di qualche madre in attesa, bambini scarniti mandati alla deriva non rientreranno nelle loro case e saccenti presi da illusori carnevali non si chiederanno neanche il perché…. L'anàfora è un’altra figura retorica molto usata in questa tipologia di poesia. Consiste nel riprendere, ripetendola, una parola o un'espressione all'inizio di frasi o di versi successivi, per sottolineare un'immagine o un concetto. L'effetto è tanto maggiore quanto più numerose sono le ripetizioni. Stelle rosso sangue, barconi alla deriva (A.Porri) Era una incantevole notte di stelle ma nessuno se ne è accorto L’aria tutta attorno era fumo trasparente ma nessuno se ne è accorto Gente sofferente urlava come il vento ma nessuno se ne è accorto Qualcuno irriverente veniva al mondo già piangendo ma nessuno se ne è accorto Uomini inarcati come vecchi pontili aspettavano il loro treno ma nessuno se ne è accorto L’acqua salata come lana di vetro ci graffiava il volto ma nessuno se ne è accorto Onde come giostre a pagamento sbalzavano fuori speranze ma nessuno se ne è accorto Vite agitate come arrendevoli tonni di mattanze siciliane ma nessuno se ne è accorto Eravamo già morti prima di partire ma nessuno se ne era accorto Alessandro Porri
Id: 1396 Data: 28/03/2015 19:32:04
|