Sophie è tornata a casa ed io sono nuovamente felice.
Qualcuno ha detto: “..accade molto raramente che una felicità vada a
posarsi proprio sul desiderio dal quale è stata invocata..”
Ma stavolta è stato così.
Ogni nostra felicità è rapportata ai nostri desideri, a quello che abbiamo perso, o a quello che non abbiamo mai posseduto, cose per noi immense per altri sono nullità.
Sophie per me è quasi tutto.
Ci siamo incontrati a Vulcano, circa un anno fa. Non è stato amore a prima vista, o meglio, per essere sinceri lo è stato solo per me.
Giovane, indifesa, ma allo stesso tempo così aggressiva e determinata ad ottenere sempre il meglio per sè stessa. Soprattutto a difendere la propria libertà.
Non è stato facile, ho dovuto lottare per farmi almeno accettare.
Era così diffidente e spaventata, la lotta pressocchè quotidiana per la vita, l’aveva resa, pur così giovane, diffidente e dura con gli sconosciuti, abituata a contare solo su sè stessa, ogni minima tenerezza rifuggita come un possibile pericolo.
Sono un uomo solo, e chissà, forse lei è arrivata al momento giusto, o forse sono stati i profumi ed i colori di quell’estate ad indurmi a credere che la sua presenza mi fosse oramai indispensabile.
Decise, sebbene un po’ riluttante, di partire con me solo poche ore prima che il traghetto salpasse dall’isola.
A poppa, con lo sguardo volto al litorale che si allontanava, respirava forte nel vento, come per fare scorta di quegli odori conosciuti e amati che lasciava dietro sè.
Ero sicuro che la nuova tranquillità e le cure e le attenzioni di cui la circondavo avrebbero ammorbidito la sua spigolosità e che presto avrebbe ricambiato il mio amore con più entusiasmo, insomma che finalmente l’avrei vista felice.
I mesi passavano e Sophie continuava ad accettare la mia presenza ed i miei doni con un misto di degnazione e rassegnazione, e nei suoi grandi occhi scuri leggevo troppe domande inespresse.
Capivo che quel cambiamento così radicale doveva averla disorientata e mi decisi ad un altro passo. Traslocammo così dal centro città ad una villetta fuori Palermo, con un piccolo giardino. Mi illudevo che questo surrogato l’aiutasse a ritrovare un po’ di allegria. Ridicolo vero, pensare di farle barattare la spiaggia avvolta dal profumo di sandalo ed i sentieri silenziosi che ogni giorno percorreva libera e solitaria, con un quadrato di terra quasi incolta !
Usciva alla mattina e non tornava a casa per ore, a volte fino a sera inoltrata.
Ogni tanto mi raccontavano di averla incontrata, sola, che vagabondava nei campi. Marciava spedita, persa in qualche vago ricordo o desiderio. Cercavo di non intromettermi, la lasciavo fare, sapevo fin troppo bene quanto bisogno avesse della sua libertà.
Poi una sera non è tornata.
Ho già parlato della mia vita precedente, della solitudine, come posso ora spiegare il senso di vuoto improvviso e profondo ! Così poco tempo era rimasta con me e così profondamente la casa sapeva di lei, il cuscino del divano ove era solita rannicchiarsi aveva ancora l’impronta del suo corpo e non avevo il coraggio di rassettarlo....guardavo e riguardavo una delle pochissime fotografie che ci ritraeva insieme e solo adesso notavo che il suo sguardo era stranamente fisso su di me, come se si sforzasse di comprendere e di imparare a conoscere qualcosa più grande di lei.
....Sophie è tornata stamattina, dopo tre giorni.
Ero seduto sui gradini davanti a casa, dopo una notte praticamente insonne.
E’ arrivata ansimante, come dopo una lunga corsa, e incredibilmente mi è sembrato di vedere i suoi occhi allegri e ridenti, forse sarà un’illusione, ma credo di esserle mancato.
Si è seduta vicino a me, ha posato il muso sulle mie ginocchia e finalmente dopo tanti mesi si è lasciata abbracciare ed accarezzare, mentre la coda scandiva con lunghe pennellate la serenità e la gioia.
Per la prima volta ho sentito la sua fiducia, il suo abbandono nell’affetto e la consapevolezza di aver bisogno di me, come io ne ho di lei.
E sono certo che da ora in poi, l’amore che mi darà sarà per sempre.
Palermo, li 28 luglio 2001
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