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Sophie

di Giuseppe lonatro
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Pubblicato il 25/02/2012 20:24:23

Sophie è tornata a casa ed io sono nuovamente felice. 

      Qualcuno ha detto: “..accade molto raramente che una felicità vada a 

    posarsi proprio sul desiderio dal quale è stata invocata..” 

      Ma stavolta è stato così. 

      Ogni nostra felicità è rapportata ai nostri desideri, a quello che abbiamo  perso, o a quello che non abbiamo mai posseduto, cose per noi immense per  altri sono nullità. 

      Sophie per me è quasi tutto. 

      Ci siamo incontrati a Vulcano, circa un anno fa. Non è stato amore a prima vista, o meglio, per essere sinceri lo è stato solo per me.  

      La trovavo bellissima. 

      Giovane, indifesa, ma allo stesso tempo così aggressiva e determinata ad ottenere sempre il meglio per  stessa. Soprattutto a difendere la  propria libertà. 

      Non è stato facile, ho dovuto lottare per farmi almeno accettare. 

      Era così diffidente e spaventata, la lotta pressocchè quotidiana per la vita, l’aveva resa, pur così giovane, diffidente e dura con gli sconosciuti, abituata a contare solo su  stessa, ogni minima tenerezza rifuggita come un possibile pericolo. 

      Sono un uomo solo, e chissà, forse lei è arrivata al momento giusto, o forse sono stati i profumi ed i colori di quell’estate ad indurmi a credere che la sua presenza mi fosse oramai indispensabile. 

      Decise, sebbene un po’ riluttante, di partire con me solo poche ore prima che il traghetto salpasse dall’isola. 

      A poppa, con lo sguardo volto al litorale che si allontanava, respirava forte nel vento, come per fare scorta di quegli odori conosciuti e amati che lasciava dietro . 

      Ero sicuro che la nuova tranquillità e le cure e le attenzioni di cui la circondavo avrebbero ammorbidito la sua spigolosità e che presto avrebbe ricambiato il mio amore con più entusiasmo, insomma che finalmente l’avrei     vista felice. 

      Mi sbagliavo. 

       I mesi passavano e Sophie continuava ad accettare la mia presenza ed i miei doni con un misto di degnazione e rassegnazione, e nei suoi grandi  occhi scuri leggevo troppe domande inespresse. 

       Capivo che quel cambiamento così radicale doveva averla disorientata e mi decisi ad un altro passo.             Traslocammo così dal centro città ad una villetta fuori Palermo, con un piccolo giardino. Mi illudevo che questo       surrogato l’aiutasse a ritrovare un po’ di allegria. Ridicolo vero,  pensare di farle barattare la spiaggia avvolta dal profumo di sandalo ed  i sentieri silenziosi che ogni giorno percorreva libera e solitaria, con  un quadrato di terra quasi incolta ! 

      Usciva alla mattina e non tornava a casa per ore, a volte fino a sera inoltrata. 

      Ogni tanto mi raccontavano di averla incontrata, sola, che vagabondava nei campi. Marciava spedita, persa in qualche vago  ricordo o desiderio. Cercavo di non intromettermi, la lasciavo fare, sapevo fin troppo bene quanto bisogno avesse della sua libertà. 

 

      Poi una sera non è tornata. 

 

      Ho già parlato della mia vita precedente, della solitudine, come posso ora spiegare il senso di vuoto improvviso e profondo ! Così poco tempo era  rimasta con me e così profondamente la casa sapeva di lei, il cuscino del       divano ove era solita rannicchiarsi aveva ancora l’impronta del suo corpo   e non avevo il coraggio di rassettarlo....guardavo e riguardavo una delle pochissime fotografie che ci ritraeva insieme e solo adesso notavo che il suo sguardo era stranamente fisso su di me, come se si sforzasse di comprendere e di imparare a conoscere qualcosa più grande di lei. 

 

      ....Sophie è tornata stamattina, dopo tre giorni. 

      Ero seduto sui gradini davanti a casa, dopo una notte praticamente insonne. 

      E’ arrivata ansimante, come dopo una lunga corsa, e incredibilmente mi è sembrato di vedere i suoi occhi allegri e ridenti, forse sarà un’illusione, ma credo di esserle mancato. 

      Si è seduta vicino a me, ha posato il muso sulle mie ginocchia e  finalmente dopo tanti mesi si è lasciata abbracciare ed accarezzare, mentre la coda scandiva con lunghe pennellate la serenità e la gioia. 

      Per la prima volta ho sentito la sua fiducia, il suo abbandono  nell’affetto e la consapevolezza di aver bisogno di me, come io ne ho di  lei. 

      E sono certo che da ora in poi, l’amore che mi darà sarà per sempre. 

       

Palermo, li 28 luglio 2001 


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