Il mal di testa che mi perseguita da una vita,
e l’essermi arenato in una depressione
lungo disteso davanti ai salmi della pubblicità
è solo il ricordo anodino dell’eternità
che non posso condividere
fino a quando un paio di forbici
non realizzeranno il corto circuito
ai rintocchi fatali in un pomeriggio domenicale
con le strade bagnate di una pioggia vergognosa.
Vorrei che la lettura di questa premessa
fosse la terapia per ripulire lo specchio
e ricominciare daccapo davanti al maestro
immobile con la bacchetta levata
come nella speranza di far fuori una mosca.
A volte uso i ricordi come arcani ma il responso
è vago come ogni verità non macchiata di sangue.
Qualcosa che fu sepolto dalla sua stessa ombra
qualcosa che i bambini non videro giocando a nascondino
una larva che ha cambiato come era giusto
ogni volta che era necessario
la sua biancheria intima
sta grattando contro la porta fatiscente di questa poesia
e vuole dire la sua mentre la stagione
rimpiange la sua adolescenza e la prossima è già in ceppi
tra le butterate stelle, le squadernate e idiotiche geometrie.
In quanto a te, ti ha fatta Dio, per me. Tu giri intorno
al mio incidente e mi proteggi dall’alito pestilenziale
della vita in fieri, dai ruggiti famelici dei topi.
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