Non sfuggire, mia cara: c’è da ascoltare fuori
il respiro del giorno, un soffio di primavera,
c’è da raccogliere nuovi amori ad ampie boccate
gioendo ai colori vivi del cielo, e l’azzurro del vento
tra i ciliegi, e la risacca del grande mare
c’è da sentire...
Ma tu non hai tempo di veder nascere il sole,
per dare un bacio, una carezza non c’è possibilità:
nelle nostre ampie terse caverne di vetrocemento
non abbiamo tempo: noi non abbiamo noi!
Chi sei, da dove vieni, o Signore, che fai qui dentro,
che cosa vuoi da noi quotidiani politi automatismi
ormai che fluiamo silenziosi, inerti,
attenti solo al ritmico regolare sicuro clangore
di queste fabbriche, così sudando olio in camice tecnico,
scrutando bei manufatti noi, sorridenti,
attaccati alle grondaie come grappoli
di colombi tubanti semifelici in attesa
in attesa, in attesa,
in attesa...
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