Attimi sottratti alla fatica,
rubati alla fretta che strozza,
mi scopro libero e straniero
alla città mia.
Non ha più tempo ora per me.
Milano non hai volto
dove vedere un'anima.
Ti camminano
creature di nebbia,
bipedi automatici,
cui concedi fantasia
nelle cravatte e in poco altro ancora.
Rumori di tran tran coprono
urla rapprese di silenzio,
uccise in fasce.
Tu compri intere vite
a un prezzo troppo alto
per essere scritto su carta.
Lo pagano i figli,
presi padre e madre,
ma senza riscatto.
Chi vince perde, giocando con te,
ma ormai troppo tardi lo apprende
quando è vomitato vecchio
dal tuo ventre triste e duro.
Da spiragli furtivi
vedo vite diverse,
vite vere.
Prima che chiudano
chiedo coraggio.
Prego ancora un momento.
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