Meriggi delle sognanti riviere
dove antiche maestre di pastiere
nel salone sedute in circolo
della villa marina salsa di mare
con te smuovono l’aria secolare
del loro mistico, esoterico dire
che lento si leva fino all’orgia
scomposta dell’umido scomparire.
Strumento dell’arte innata della donna
che rapida sadicamente dietro di te si cela;
arduo tentare il marmo della colonna
che porta scolpita la voglia che appagò la mela.
Soffia allora come sapiente solletico
verso colei che pura dorme ignara
fa’ che assai le pruda e frenetico
il suo indice percorra la parte cara;
dischiudi quindi cauto le valve
della sua recondita conchiglia
fammi adornare della perla
preziosa che dentro vi sfavilla.
Ventaglio odore ferino di serraglio
afrore dell’ attesa di ansiose bestie
che accovacciate frenano l’estro
e battito binario, oscenità del due:
una donna pregna languida rinfresca
nella voglia la perversa sua duegna.
Ventaglio ancora nel silenzio
la tua essenza degna dell’assenzio;
il braccio che ti tiene teso
benedice il vuoto sottinteso.
Ala portatile dell’estate
ciglia vibratile di chi sogna
le cose che sono state
foglia d’autunno sconfitto
nei decori del tuo tessuto
che raccontano il sogno di un bambino
nato un giorno e mai più vissuto.
Ventaglio sublime nella mano ignota
mandi l’aria a un volto, ad una gota
arrossita di vergogna, agli occhi chiusi
di chi sogna.
Ventaglio delle signore aperto e subito richiuso,
sesso dei preliminari; ventagli sensuali,
aperti nell’abbandono degli appagati estuari.
Scettro della stagione amica
sogno di un comando semplice e mite
ventaglio coi tuoi grani, spiga,
soffio silente e complice delle nostre vite.
(riproposta)
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