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La venuta

di Pietro Menditto
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Pubblicato il 19/02/2012 12:30:56

Was this the face that launch’d thousand ships?

Christopher Marlowe, Tragical History of Doctor Faustus

 

 

 

Il giorno che per avventura sarà dato all'incessante turba delle ombre  incappare in questa memoria, quella potrebbe con stupore grande sentir pronunciare:

 

Eccolo di nuovo, il padrone della bellezza.

Armeggia con invisibili fili, spinge sottili asticelle

d'acciaio s i c u r a m e n t e  dietro gli zigomi della Venuta

e dietro le sue labbra – lì dà il meglio l'arte sottile del padrone –

che fa pulsare non come un cuore ma come se un cuore

dovesse da quelle apprendere l'arte della vita ritmica

che fa dell'universo un inavvertito, perenne battito...

 

     Tu sei la Venuta, da un luogo che la tua assenza rende ora più sacro, più diletto al sapiente trampoliere che tra sé e la terra pose la longilinea aristocrazia della snellezza.

 

     Ed ecco che il tuo viso mi appare ora come una appagata colomba; ma è un attimo, perché le conserte ali riapre e se potesse la luce rientrare in se stessa e rinnovata riuscire potrei dire: è a questo che sto assistendo.

 

     In quest'angolo di stazione ferroviaria da dietro un vetro io mi godo,  come milioni di commilitoni in altri schedari del mondo,  ciò che non mi spetta e aspetto che il barbiere mi chiami, mentre chiedi a uno della Polfer - dall'anima fino a prima di parlarti brizzolata e che si alza continuamente sulle punte dei piedi solo per avere gli occhi spenti all'altezza delle tue mandorle d'oriente - chissà quale destinazione in questa  terra che non ne ha più una da un pezzo, da quando nessuno di quelli che contavano avrebbe scommesso sul privilegio che certifica la sua, la nostra fine. ..

 

     Cos'altro posso fare se non trasecolare  allo svariare senza requie di pause e scrosci di luce che forse mai su una tavolozza combinò il caso o la severa  necessità cui a volte è demandato di tenerlo per mano,  mentre per un attimo mi ferisci avvedendoti della mia sagoma dietro i vetri appannati o più lontano guardi, dove vanamente  le nostre colline senza storia esibiscono i loro leziosi contorni,  come disegnate da uno scolaro desideroso del voto più alto...

 

     Il paesaggio intona la contrizione calvinista della mattina domenicale, delle ore che precedono lo sciamare disordinato delle malriuscite famiglie dalle chiese sature di incenso, noia e rassegnazione per le strade dove fumano cumuli di sterco deposti dagli stalloni impettiti della polizia urbana a cavallo  e i più indifesi degli adolescenti e degli anziani stanno chiedendosi se Dio nel suo settimo giorno non abbia riposato, ma piuttosto, abbassando le palpebre, lasciato che le sue mani  modellassero te - non come il figulaio l'argilla ma l'amante l'amata;  se Dio non abbia piuttosto soffiato sulle ceneri della fenice perché l'incalcolabile volo nei tuoi cieli, la tua inattingibile presenza ci smarrisse per sempre, oltre il tormento della tenerezza, oltre gli anni assegnati, di là dall'ermetico miele della tua bellezza.

 



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