Pubblicato il 20/11/2008 21:06:39
Ero fra veglia e sogno protetta da un lumino. Disteso sul mio ventre un plaid col suo leoncino. Lo carezzavo come un dono raro addolcendo l'amaro che c'è in me. Pensavo al tuo passato al mio piccolo re. Dopo la rabbia scura delle doglie le urla sulle soglie della vita nascente, una pace confusa un po' irriconoscente. Prima donna in famiglia avevo dato al mondo l'erede di un gran re. Ma quel tuo nonno, o figlio, era malato. La tua nascita fu come il sole sporcato da una torbida nebbia novembrina. Era quasi mattina... Tuo padre ti vegliava con lo sguardo. Io tacevo e,in ritardo di trentaquattro anni carezzo su quello stesso ventre il muso del leoncino.
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