Una casa di vetri,
curioso spettacolo,
alla mia vista si pone.
La mano esitante,
della porta invetriata,
afferra la maniglia.
Con sgomento e dolore,
la presa si polverizza
tra le dita bagnate di sangue.
I palmi sofferenti
trovano sollievo
sfiorando i gelidi muri
della dimora stregata.
Le pareti, aizzate
da un rumore assordante,
con ritmo incalzante
tremano in preda
a convulzioni.
Traumatizzate dalla furia
delle incessanti vibrazioni
si infrangono
in un boato tagliente.
Paralizzati sono i muscoli,
le arterie, le cellule, ma
gli occhi seguitano a guardare.
Paesaggio vuoto,
nessun contentuto
all'interno della casa vetrata.
Forse, è abitata da qualcosa di ignoto,
di inaccessibile e invisibile
alla razionalità del mio sguardo.
La casa di vetri è la mia intima casa,
quella di cui ho paura,
che non vorrei conoscere,
quella dei miei sogni,
quella in cui abita
il mio solitario inconscio.
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