Pubblicato il 02/01/2012 21:31:32
Passavo il ponte sul fiume chiamato Follia mirando l’acque ch’andavano controcorrente, mi rispecchiavo nei vortici sorti improvvisi attorno ai raggi riflessi d’un lampo incidente.
Veloce andavo, lo vidi seduto sull’argine, meditabondo poeta, sembrava Siddharta, nel fiume pareva cercasse la vita cosmica, ma non taceva, cantava monotono un verso.
M’avvicinai e gli chiesi: “Scusate maestro, son già passato l’altrieri, l’identica strofa recitavate, mi piace, è quanto più bello io abbia udito sul fiume chiamato Follia”.
Lui sorridendo rispose: “E’ fluido il fiume, osserva da qui come scorre, simile a verso, come combacia la goccia alla goccia vicina, una parola mi manca perché così sia”.
Trascorsero gli anni e tornai di nuovo sul ponte, già vecchio il poeta cantava l’identica strofa, cambiato aveva soltanto un accento e una voce, gli dissi: “Maestro, capisco, adesso è perfetta”.
Lui confutò sorridendo: “Il fiume ci parla, che sensazioni, emozioni, presagi c’incute, ma non riesco a trasmetterli, devo cercare ancora, son certo ch’esiste, un verbo migliore”.
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