Pubblicato il 30/10/2008 11:19:18
Mi chiamava tesoro anche quando i miei occhi minacciavano temporale. E gustava le mie parole dure scostanti amare come un vassoio di marrons glacès. Non le importava come e quando ci fossi bastava che il mio esserci guidasse le sue mosse ed i suoi occhi miopi dove un apostrofo di luce penetrava scontento. Avrei voluto baciarle le mani magre candide e belle, cuscinetti sporcati dalle flebo. Ma non l'ho fatto rifuggivo i saluti scansavo la pietà. Ed ora io ci sono lei non c'è.
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