Quello che vogliamo dire
(non quello che vogliamo)
è questa purezza del silenzio
e quell'attesa che in lui
con noi va disfacendosi.
Quello che vogliamo
(non quello che vogliamo dire)
proprio quella purezza
traccia invisibile
sul margine del foglio.
Sul margine bianco
delle spiagge di pomice
del mare di ossidiane
tacqui la felicità che stride
dalle gole dei gabbiani.
Come fui grato allora
( ma non c'eri tu, non potemmo
abbracciarci) al dio che ride,
alla divina cura che ignoto
pone nel cancellarci.
E fui sulla rena finissima
il vento, sul talco impresso
dal mio piede il vortice
che negò
la mia discreta esistenza.
Solo chi sa, allora appresi,
tacere al silenzio, la sua carne
trasmuterà in Essenza.
(1990)
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