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Steli di Normandia (inediti)


Testo proposto da LaRecherche.it

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Pubblicato il 21/11/2011 12:00:00

fotografia di Roberto Maggiani
A KIBBONS DAVID


Ricordo

Una volta, per gioco, da bambino
accolse nel palmo della mano
una cavolaia, e la stritolò.
Fu un segno, una promessa del destino.
L'astuzia e la vocazione al sangue
sono doni che si pagano con la stessa
sorte. Nel suo lungo viaggio
aveva imparato che il sonno è un
deserto senza baluardi.
Non c'è nessuna scusa
per ciò che è stato.
Rimane il mare.


Steli di Normandia

A volte ritorno alla tua storia di guerra 
fredda, la vendetta che nel sangue si prolunga
pretende riscatto e obbedienza, (dopo tutti 
i nostri anni). Ritorno alla città espugnata
vedo i fuochi alti della Storia
la quaresima che di noi resta.

Le steli ricordano i bambini morti
l'armata canadese allo sbaraglio, 
sulla spiaggia di Dieppe; i due aviatori
"che per primi hanno osato": 
sono gli elenchi della nostra incompletezza.

C'è questa promessa nel pensiero:
gabbiani preparano altri confini
allargano le spiagge e interrompono 
le strade, cancellano i nomi dei luoghi 
conosciuti: dirottamenti, pensiero espugnato.
Poi qualcuno rinasce in un battesimo
benedetto dalla luna nuova.


Un figlio a Omaha Beach 

A volte veniva un bambino 
appeso al seno di sua madre 
un padre, vicino, lo rincorreva per gioco
strani segnali fra loro, eppure parole di
un alfabeto chiarissimo. 
Pensava che un figlio è questa vicinanza 
dello sguardo, (gli uomini
al largo, creano solo altri uomini).

Sul confine dei gabbiani
lo vedeva avanzare bagnato e senza 
volto, lui stesso, in una fotografia del
settantotto; rideva, verso la forma incerta
dell'estuario, alle spalle il mare, una luce
che dai suoi occhi già declinava.
Forse presagiva questa spiaggia dello sbarco
l'inadempienza del seme 
piccoli occhi che non lo avrebbero aspettato 
frasi già dette, in un dormiveglia di periferia:
"tu, Telemaco, sei sempre nei miei sonni…"


Gli orfani

Sterrate le città a ferro e a fuoco
gli orfani fuggivano sulla spiaggia.
Talvolta, senza orgoglio, qualcuno gli
chiedeva di arruolarsi, mercenario
e lui lo prendeva con poco prezzo e
il ricatto di una dura obbedienza.

Qualche volta, soprattutto negli anni tardi
desiderò perforare quelle tenebre
sporgersi nel loro abisso per aprirli
al mondo in un dolore più sincero.
Ma nemmeno un nome trovò segnato
nei loro occhi.


La solitudine del soldato I

Gloria e morte - è questo che ossequiano?
Mario Luzi 

Tu non eri preparato a questa oscurità del cuore
tu, che non avresti mai sopportato la resa
il disonore dei compagni
piuttosto uno scontro capillare
donne o bambini, che importa?
la guerra è soprattutto la resa dell'innocenza
un naufragio di corpi senza confini.
Il sangue non è mai troppo se abitua all'orgoglio
i vivi si scordano le offese
e tutti sono lasciati.
Non era come nelle carestie
che cancellano il ricordo:
nella guerra i morti sono perdonati
hanno un nome più alto
e gli onori di una patria;
questo i vivi non lo sanno
le ombre cancellano tutto. -

Nel mondo c'era il bene e il male
non sapeva come.

 
La solitudine del soldato II

Talvolta, dopo la presa di una città
si sedeva accanto agli occhi di un bambino
(serrati da nessuna pietà, che importa ai superstiti?)
gli occhi, nella morte aperta, sono come quelli
dipinti in un quadro, hanno qualcosa di duraturo.
Davanti al loro silenzio - che dicono solenne -
s'immaginava una pietà consolatoria; poi veniva
il sonno, e allora gli apparivano in una corazza
serrati nella condanna, ancora vivi
nell'ultimo riflesso della sera.

Non sapeva, per un soldato
solitudine maggiore.


Memoriale

Il silenzio ha vistose cicatrici in questa terra.
Qui ti sei fermato, hai visto ciò che hai fatto
cosa si vede, dall'alto, di un attacco in grande 
stile: niente nomi, divisioni, provenienze.
Eppure è solo un nome che
ci lega a qualcuno, a qualcosa, 
la pronuncia del nostro nome.
Abbi pietà di questa impotenza
perdona le parole ai vivi
ai morti reca degna sepoltura.
Riportaci a casa.




Note

A parlare è un Ulisse moderno, che compie un periplo, da est a ovest, lungo le strade d’Europa.
KIBBONS DAVID: Nome di uno dei soldati sepolti nel cimitero americano di Omaha Beach. A ricordarlo è una lapide, nel cosiddetto muro del pianto, riservato ai caduti i cui corpi non furono mai trovati. 
Steli di Normandia. Dieppe è una cittadina della costa normanna, scenario nel 1942 dell'operazione "Jubilee" primo sbarco effettuato dagli alleati sul continente. 7000 uomini, per la maggior parte canadesi, sbarcarono all'alba in sette punti diversi della costa. Sottomessi a un intenso tiro di artiglieria, parecchi reparti dovettero sacrificarsi per coprire la ritirata. Il museo Nungesser-et-Coli, a Etretat, custodisce ricordi de "i due aviatori che per primi hanno osato".
Un figlio a Omaha Beach. Il nome vero della località era St-Laurent-sur-Mer, ma fu cambiato in onore dei soldati americani caduti nel corso della battaglia del cosiddetto D. Day. 
Memoriale. Grande museo rievocativo, vicino a Bayeux. Un filmato interattivo ricostruisce le operazioni dello sbarco. Le immagini della spiaggia invasa dai soldati sono riprese dall’alto. 


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