Nelle parole in croce può essere fine del mondo una "o"
( mais avec ou sans son ineffable, croisé, rond histoire?).
Che metafora che azzarda quel banale passatempo, però,
giallo che ab initio aspramente si rivela un grand noire
dove il Verbo inscena negli alvei-nicchie il suo autodafé,
nel crudo teatro che nudi levan gli assi a piombo di René.
Ma sempre del mondo può nelle suddette eponime prime
esser principio dei principi quell'umido geroglifico emme
e non è certo per onorare l'atavica usucapione delle rime
che qui tanto valga citare l'antonomastico Matusalemme.
Ma emme ed o danno senz'errore la semplice sillaba mo,
dal latino modo, che tronco è nel regionale idioma adesso.
Vuole forse dire che i soggetti a nome Fine e poi Principio
son fuori di quel tempo che severo il codice v'ha impresso?
Che passato, presente, futuro e, onore delle masse, participio
si dissolvono tutti e presto ad un tuo sguardo più indefesso?
Ancor più tragica apparirà, ahinoi, quest'altra conclusione:
che nascita e poi morte solo varrebbero a colmar lo spazio,
vuoto schermo della noia dove per suo spasso il Cruciatore
crea quelle caselle che sono suo diletto e nostro noto strazio.
(anni ’90)
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