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Cogitazioni

di Bianca Mannu
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Pubblicato il 07/11/2011 23:30:32


 

Non so perché il corpo

- né so per quali trame-

a modo suo patisca

l'alterno avvicendarsi deisolstizi

o

gl'impercettibili approdi

alla lenta levità degli equinozi.

Scontata l'effettuale cadenza

energetica del sole e data ovvia

la fasica perturbanza della luna

non saprei se siffatto patimento

sia naturale vincolo dei vivi

o

invece un lusso aristocratico

di chi può scampare – privilegio o caso -

l'esiziale nequizia dell' umana

entropia.

Davvero penserei che proprio questa

-perché prossima – insinuandosi

per le maglie della tuta mimetica

attestante la cronica ingenuità

del nostro spleen metereopatico

-sempre e comunque – muova a corroderci

l'impeto naturale della vita.

Nonso.

Non so ma sento dentro me levarsi

da un fondo incolore insospettato

- e per così dire assente – fumi

- tra carne e ossa – di dolenzia vaganti.

Un'astenia sottile m' induce

a contemplare nel mio didentro

il laborioso trapasso dell'estate

come un fuori che morde – tra spaventi

spasimi e incipienza di brividi -

ogni tenacia

esposta a un vano transitar di nubi

dirette verso lontani appuntamenti.

Una promessa di pioggia fonderà

in lavacro benefico di pianto?

Intanto

ho chiuso le tende sulle imposte.

Io posso.

- Lo posso senza limiti d'orario -

- per sociale conquista immeritata -

- per privati meriti acquisiti -

Bene.

Ho accostato – insisto – le tende

per risparmiare agli occhi il tedio

di nudità ignobili e scomposte.

Avrei scelto – potendo- la grazia

d'un giardino...

Teli sui vetri – invece. Di tela.

Questo posso.

Per scansare l'uggia d' incolte plaghe

tessute di vecchie malerbe riarse

tra riarsi blocchi di turpe cemento

-monumenti di civile orrore -

Offeso.

S'è ritirato offeso il neonato

mio desiderio d'un mondo che non c'è.

Evita per medicina la luce

già torbida di cinerigni vapori

e sogna segni d'indulgenti ombre.

Mah!

Ma s'imbatte in un dentro cavernoso

dove si levano umide – a frotte -

- come infastiditi chirotteri

in volo irritante e cieco - mestizie

sacrificate sull'ara del feticcio

di presunti svaghi preannunciati

in cornucopia da certa mediatica

malizia.

Come denuda e agghinda costei

- per vetrine – la fulgida innocenza

dell'estate e la stringe a concubina

d'un mare domestico e truccato!

Mare.

Neppure la sua accertata azzurrità

- dispersa nella babele dei capanni

chiassosi  come prostitute in posta

alle curve della nuova litoranea -

suscita moti di grata tenerezza.

Lo vivo con i sensi del ricordo:

salso turbato gonfio e minaccioso

mentre al ritmo crescente di scirocco

affatica vasti banchi d' alghe more

per sbatterle – in bulichii di schiume

di bugiarda bianchezza -a disfarsi

sul sabbioso disincanto della riva

ancora  segnata da relitti e sfregi

quali memento

d'altre e più rovinose deiezioni.

 

 


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