Pubblicato il 24/10/2011 20:45:36
Betulla era il tuo nome notte e giorno a stendere le fronde t’adoperavi. L’usignolo su un flebile ramo la reggia avea costruito per non turbare la quiete tua. Nella calura estiva al ritmo del danzante vento l’ombra spargevi. Maestosità palesavi il bimbo gaudente al sorriso esortavi. Che resta d’intarsiate fronde negli avviluppati rami? Poco! L’uomo t’ha preso una mattina di marzo e con ardore storpio ti ha reso. Povera mia voce combattuto ha la battaglia. Dopo essersi annoiato l’uomo ti ha lasciato. E ora la tua forza ammiro pur nello strazio fresca esistenza offri a ciuffi di foglie dei mutilati ceppi.
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