Alcune riflessioni su “Nuovo Cinema Paradiso”
Ho rivisto dopo alcuni anni il film di Tornatore “Nuovo Cinema Paradiso” e questo mi ha colpito e coinvolto profondamente, come se lo vedessi per la prima volta. Scene, dialoghi, musica ed eventi già noti si succedevano ad immagini, parole e situazioni dimenticate o quasi del tutto nuove, che ripescavo dal limbo della mia memoria con sorpresa, meraviglia e piacere insieme. È come se le emozioni suscitate dalla visione di questo capolavoro cadessero via via su un terreno vecchio, ma nuovo allo stesso tempo: un’altra persona, rispetto a prima, che “gusta” con una nuova percezione cose antiche.
L’attenzione (e l’amore) alla nostra terra, ma soprattutto ai siciliani che la abitano o non, ma che la “onorano” sempre, mi portano a fare alcune riflessioni.
Innanzitutto, la precisazione che Tornatore con questo film si rivela un grande Artista: un poeta della pellicola, che si serve del linguaggio cinematografico per esaltare sentimenti universali, che superano dimensioni cronologiche e spaziali, ma che si connotano, altresì, come appartenenti al tempo e allo spazio dell’Autore, cioè alla nostra Sicilia, a quel triste-grande momento del dopoguerra e del boom economico degli anni successivi. Riconosciamo la realtà storica ed umana della nostra terra: la tragedia dei dispersi di guerra, l’endemica disoccupazione, la povertà, insieme ai potenti sentimenti della solidarietà e dell’amore, alla semplicità dei modi e alla gioia di vivere, alla genuinità dei bimbi e dei “semplici”.
E poi, l’originalità del soggetto, la bellezza di un legame indissolubile tra un uomo senza figli e un figlio senza padre, la purezza e la fedeltà al primo amore giovanile, la fuga dalla propria terra maledetta, lo struggente ritorno e la dolorosa “ricerca del tempo perduto”, l’ironico dispetto della scena finale.
Ci sono, qui, tutte le caratteristiche della letteratura siciliana: ritrovo l’asciutta narrazione di Verga, la lucidità di Sciascia, lo spirito di Bufalino, lo struggimento di Vittorini e di Quasimodo, l’eleganza di Consolo e l’ironia di Brancati, solo per citare i più noti, ma questo significa solo che Tornatore ha reso pienamente alcuni aspetti dell’identità siciliana che fanno della nostra isola una “metafora” del mondo intero.
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