Pubblicato il 19/04/2008
Accadde che Giulia, fosse molto invidiosa della bellezza della sua compagna universitaria Grazia e del fatto che ella potesse essere felice con un ragazzo, tale Michelangelo. Giulia, aveva un’ antipatia innata verso Michelangelo, un sentimento senza una razionale spiegazione, in fondo si conoscevano poco, giusto perché frequentavano alcuni corsi insieme, e screzi tra loro non ve ne erano mai stati, quindi non vi erano motivi all’astio che la ragazza aveva verso il ragazzo. Michelangelo corteggiava Grazia come meglio gli riusciva, era un po’ maldestro, questo ad onor del vero bisogna dirlo, ma spontaneo e a quella ragazza gli voleva davvero un gran bene. Grazia era sfuggevole, chiusa nelle sue paure e nei postumi, non ancora pienamente smaltiti, di una passione andata a male, ed in effetti, ancora intorpidita da sentimenti scaduti, aveva paura che potesse nascere qualcosa di serio tra lei e Michelangelo, più di una volta aveva detto che sbagliava a non accettare le attenzioni del ragazzo, ma sbagliava sapendo di sbagliare, perché secondo lei in quel momento della sua vita doveva andare così. Di questi ragionamenti illogici, tipici delle donne, Michelangelo non se ne curava più di tanto e continuava ad insistere, a cercare di essere sempre presente nella vita di Grazia, a fare il buffone insomma, perché in certe situazioni gli uomini sono dei pagliacci e rivederli con gli occhiali del tempo procura una gran pena. Giulia era al corrente delle paure e dei dubbi di Grazia, in quanto questa le si confidava spesso e sapeva come ben sfruttarli a suo piacimento, per soddisfare quel suo desiderio di controllo su una relazione a lei estranea. Molte donne hanno questa perversione, cioè quella di interessarsi morbosamente alle storie e ai sentimenti altrui e di gestirli, di averne parte in causa, Giulia era una di queste. Cominciò a far leva sulle paure, a mettere in giro strane voci su Michelangelo, a dipingerlo, agli occhi dell’ignara Grazia, come un volgarotto, come un nulla di buono ecc. ogni occasione sconveniente era buona per portare sulla bocca Michelangelo. Grazia, per sua natura ingenua ed insicura, cominciò a dare credito alle voci che man mano si diffondevano e di conseguenza cominciò ad allontanarsi, per quel poco che si era avvicinata, da Michelangelo. Passo tempo e Grazia si fidanzò con un tipo che la apprezzava solo per la sua dote fisica e a parte i momenti “fisici”, la trascurava e non la calcolava per quello che davvero valeva. Passarono degli anni e al dito di Grazia ci fu una fede nuziale, passarono ancora altri anni e la donna cominciò a trasandarsi, a sentirsi disillusa, i sogni da ragazza, al tempo dell’università, non si erano avverati, si ritrovava a fare la casalinga, moglie di un avvocato, insoddisfatta passava tutto il giorno in casa con le sue antiche paure, che ogni tanto, e questa cosa non gli era mai successa, assumevano la forma del rimorso. Una mattina allo specchio si accorse di avere delle rughe, le contò, di giorno in giorno continuò a contarle, aumentavano, stava invecchiando nella sua casa, tra le sue cose, tra le sue paure. A forza di mangiare cibi congelati, il suo giovane vecchio cuore si congelò a sua volta e divenne duro come un sasso. Un giorno come tanti, uguale a quello prima e uguale a quello dopo, frugando tra le nostalgie e i sogni impolverati, ritrovò un vecchio libro di poesie che anni e anni addietro gli aveva regalato Michelangelo, dapprima si chiese anche chi fosse quello sconosciuto, che nell’interno della copertina gualcita gli scriveva quella dedica, cosi carica di sentimento schietto e sincero, poi d’improvviso, come una ventata tornarono i ricordi, le parole, gli sguardi, i sorrisi e forse qualcosa di più. Ma ormai era troppo tardi, la vampata di calore che la colse gli squagliò il cuore di ghiaccio e senza dolore si accasciò a terra. Giulia non poté recarsi al funerale della sua cara amica, perché talmente invecchiata, pure lei, e obesa da non potersi muovere, rimase tra le sue tele e la sua collezione di quadri, come aveva sempre fatto. Di Michelangelo si dice che qualcuno lo abbia visto da lontano mentre calavano la bara nel loculo, con la faccia serena, rilassata, e fin troppo giovane per l’età che dovrebbe avere.
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